Il 25 novembre si ricorda la Giornata internazionale contro violenza sulle donne. Ma cosa accade se la vittima è una donna con disabilità? La parola al Gruppo Donne UILDM
La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, così è fedelmente definita dalla risoluzione numero 54/134 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 17 dicembre 1999, ricorrere il 25 novembre di ogni anno, così come deciso durante il primo Incontro Internazionale Femminista, celebrato in Colombia nel 1980. In quell’incontro la Repubblica Dominicana propose questa data in onore alle tre sorelle Patria, Minerva e Maria Teresa Miraba, tre sorelle dominicane che il 25 novembre del 1960 uscirono di casa per fare visita ai propri mariti che si trovavano in carcere in quanto dissidenti politici e vennero brutalmente uccise dai militari del Sim, acronimo di Servicio de Inteligencia Militar, che rispondevano agli ordini del dittatore Rafael Trujillo.
Come allora, la violenza di genere, oggi, rispecchia dati allarmanti. Il 31,5% delle donne tra i 16 ed i 70 anni (6 milioni e 788mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2% (4 milioni e 353mila) ha subìto violenza fisica, il 21% (4 milioni e 520mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione e 157mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652mila) e il tentato stupro (746mila).
Ma cosa accade se la vittima è una donna con qualche tipo di disabilità? Ce lo ha spiegato Francesca Arcadu, referente del Gruppo Donne UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare).
Francesca, da quando si è cominciato a raccogliere dati ed osservare la violenza sulle donne con disabilità?
“La violenza contro le donne con disabilità emerge come fenomeno sommerso solo negli ultimi anni, attraverso il lavoro incessante delle Associazioni insieme a quello degli sportelli d’ascolto e dei Centri antiviolenza, che hanno iniziato ad ascoltare le loro voci e mappare l’entità degli episodi”.
Le donne con disabilità subiscono più episodi di violenza rispetto alle altre donne?
“I dati diffusi dall’Istat nel 2014 dicono che ‘ha subìto violenze fisiche o sessuali il 36% di chi è in cattive condizioni di salute e il 36,6% di chi ha limitazioni gravi. Il rischio di subire stupri o tentati stupri è doppio (10% contro il 4,7% delle donne senza problemi)’. In seguito il progetto Vera, promosso dalla Fish (Federazione Italiana Superamento Handicap), insieme a Differenza Donna nel corso del 2018 ha restituito un quadro ancora più preoccupante, in quanto il 62,3% delle donne che hanno partecipato all’indagine e hanno risposto al questionario dichiara di aver subito almeno una forma di violenza nell’arco della propria vita, parlando di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica”.
Il Gruppo Donne UILDM come cerca di contrastare tale fenomeno?
“Come Gruppo Donne UILDM, nato nel 1998 e ancora operativo dopo ventitré anni di attività, collaboriamo con realtà nazionali, sportelli antiviolenza, dialoghiamo con associazioni femminili e femministe per portare la voce delle donne con disabilità nel dibattito più generale e raccontiamo le nostre specificità trovando spazi di confronto. Dare voce alle storie delle donne con disabilità è il primo strumento per farle uscire dall’invisibilità e favorire la presa di coscienza di sé. Raccontare le nostre storie, raccogliere testimonianze, elaborare documenti e materiale sulla disabilità al femminile ci ha permesso di acquisire una prospettiva preziosa anche dal punto di vista del contrasto della violenza di genere. Crediamo che la strada per il contrasto alla violenza contro le donne con disabilità sia innanzitutto quella di indagare ancora il fenomeno, promuovere la ricerca in questo senso, aprire maggiormente il lavoro dei Cav (Centri Anti Violenza) alla accoglienza delle donne con disabilità e le loro storie, insomma far emergere i dati che restano ancora sommersi”.
Avete previsto qualche iniziativa per la Giornata internazionale contro violenza sulle donne?
“In occasione del 25 Novembre, come Gruppo Donne, abbiamo raccolto delle testimonianze di donne con disabilità legate alla consapevolezza di sé, del nostro valore, dei traguardi raggiunti, come strumento per riconoscere la violenza in ogni sua forma, da quella subdola psicologica a quella fisica. Alcune di noi saranno poi presenti ad iniziative legate alla Giornata, invitate da istituzioni o associazioni”.
Ricordiamo il numero anti violenza e stalking, 1522, che è un servizio pubblico promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità.
(Giuseppe Franchina)