Il lavoro, questa chimera. In occasione dello Sciopero Generale indetto da Cgil e Uil che ha coinvolto l’Italia intera (per l’occasione la redazione è scesa in piazza intervistando l’Onorevole Nichi Vendola, Stefano Fassina e Vincenzo Vita: per ascoltare le loro parole, è possibile scaricare il Podcast), “Il Riso Abbonda” ha dedicato uno spazio speciale al mondo del lavoro e alle prospettive per il futuro, anche in termini sociali. Nonostante le promesse e le rassicurazioni del Governo italiano, le cose non sembrano sostenere un immaginario positivo.
Un articolo de Il Sole 24 Ore ha portato alla luce dei dati Eurostat targati 2011, in cui vengono messe a confronto la condizione lavorativa delle persone normodotate e disabili. In particolare, come si può leggere nel documento europeo “Situation of people with disabilities in the EU” del 2 Dicembre 2014, Italia, Spagna, Germania e gli altri paesi del Vecchio Continente sono stati messi a confronto per capire l’inclusione socio-lavorativa di ognuno di essi.
La nazione che ha meno gap nell’occupazione lavorativa tra persone normodotate e disabili, e che quindi contribuisce ad un’inclusione sociale, è il Lussemburgo con solo il -2,4%; a seguire, la Svezia con -9,4%, la Francia con -9,9%, la Lettonia con il -11,8% e la Finlandia con il -12,4%. Per l’Italia un inatteso sesto posto, con un gap del -13,3% (meno della media europea, attestata al -19,6%). A sorpresa invece troviamo su gradini più bassi la Germania e il Regno Unito, rispettivamente all’undicesimo e al diciannovesimo posto con -20,6% e -27,8%. Alle ultime posizioni infine troviamo Romania (-31,7%), Olanda (-37,4%) e Ungheria (la peggiore, con -37,4%). Da notare comunque che ogni paese presenta una maggiore occupazione per le persone normodotate che per quelle disabili.
Nonostante quindi quanto i media raccontano, l’Italia sembra uno dei paesi europei più accessibili in termini lavorativi. In realtà, i dati presentati fino ad ora riguardano solo un aspetto della ricerca Eurostat. Se si considerano invece le percentuali di occupazione per le due categorie di persone studiate, notiamo come l’Italia sia surclassata da nazioni come Austria, Finlandia, Lettonia e Portogallo.
La situazione appare meno rosea se sottolineamo come il Fondo per il diritto al lavoro dei disabili, istituito con la legge 68/99 per il collogamento obbligatorio, non verrà finanziato a partire dal 2015. Il prossimo anno quindi la strada per trovare un lavoro sarà ancora più tortuosa, soprattutto se a precorrerla è una persona con disabilità. Il Fondo infatti era stato istituito al fine di incentivare le aziende ad assumere le persone disabili. Queste però erano solite pagare un indenizzo, una multa, per ottemperare alla mancanza di forza lavoro con disabilità all’interno delle proprie file. Con la revoca di questo tesoretto quindi la tutela per i lavoratori viene sempre meno.
Qual è la soluzione? C’è chi dice “Vai al collocamento”, c’è chi dice “Cerca dal basso”. Forse, dati i tempi che corrono, sarebbe bene fare come Travis Sigley, ex spogliarellista che ha inventato la “Cuddle Therapy”, la terapia degli abbracci: attraverso il contatto fisico, Trevis ridona alle persone un senso di benessere e diminuisce la depressione. Molti studi infatti hanno dimostrato come gli abbracci siano terapeutici per la psicologia di una persona. E anche Trevis lo sa, tanto che le sue sedute le fa pagare 75 dollari l’ora.
Se il lavoro manca, non ci resta che inventarlo.