Parliamo con Kevin Arduini, direttore artistico e coreografo dell’opera teatrale dedicata al grande inventore
Il 29 luglio la Nestor Theatre Company ha portato in scena Leonardo, il primo spettacolo di teatro, canto e balletto sul grande artista e genio italiano, al Teatro Marconi di Roma.
Abbiamo chiesto al direttore artistico e coreografo Kevin Arduini di parlarci di questo progetto e dei piani futuri della compagnia, che dal momento in cui è nata ha portato la sua arte in Europa.
Perchè si è sentito il bisogno di parlare di Leonardo da Vinci?
“Perché Leonardo è arte e creatività a 360 gradi. È stato un genio universale, avendo realizzato importanti scoperte e innovazioni nei più disparati campi, dall’ingegneria meccanica alla scienza, dall’anatomia alla pittura. Leonardo per un’artista è ispirazione, ambizione ed esempio all’ennesima potenza, inoltre è un personaggio sempre attuale”.
Come hai scelto i momenti della vita di questo personaggio da inserire nei “20 quadri” che hai messo in scena?
“Sicuramente sono partito dalla sua nascita molto particolare e travagliata, per arrivare all’infanzia, adolescenza, età adulta ed età adulta avanzata. È stato impressionante constatare quanto ogni fase della sua vita fosse strettamente legata alla sua espressione artistica; quanto avvenimenti particolari e salienti del suo essere uomo (anche debolezze e ferite) riversasse poi meravigliosamente nelle sue stesse opere. Simboli segreti e personali, messaggi subliminali incastonati come diamanti preziosi nei suoi capolavori senza tempo. A molti invisibili, rispetto alla bellezza dei soggetti ritratti, ma con più attenzione e studio, possiamo comprendere quanto fosse sempre alla ricerca di qualcosa: un amore senza fine, ferite che riuscì a trasformare in fenditure attraverso le quali filtrò la luce dell’arte più sublime”.
Una figura centrale nel tuo spettacolo è quella della madre di Leonardo. Come mai le hai voluto dare tutto questo spazio scenico, quando di lei, pensando e studiando la vita di Leonardo da Vinci, si sa poco o niente?
“Come dicevi, non si sa molto della figura materna proprio perché nella vita di Leonardo è stata una figura alquanto sfuggente e oserei dire misteriosa. Nacque da Caterina di Meo Lippi, una donna di umili origini. Ebbe una relazione estremamente fugace con Piero da Vinci, il padre di Leonardo. Non fu ritenuta degna di crescere questo bambino a fianco di un noto e facoltoso notaio quale era Piero da Vinci, quindi, fu allontanata da Leonardo praticamente appena lo mise al mondo e le fu vietato di avvicinarsi al figlio per il resto della vita. Questo creò ovviamente in Leonardo una grande ferita e mancanza. Ma da quello che gli studiosi ci riportano, a quanto pare, riuscì ad incanalare questa mancanza e assenza attraverso i volti e le donne meravigliose dei suoi stessi dipinti, trasformando attraverso la sua arte stessa, questa assenza in acuta presenza. Andò per tutta la vita, attraverso l’arte, alla ricerca di sua madre. Quindi nello spettacolo questa donna bellissima e iconica, ho voluto renderla misteriosa e in qualche modo presente negli occhi della Vergine delle Rocce, nelle mani della Gioconda, nel viso della Dama con L’ermellino. In qualche modo è lei che tesse le trame artistiche della vita del genio. Uniti per sempre grazie alla potenza dell’arte, che annulla barriere e confini. Proprio a fine spettacolo la madre, infatti, pronuncia: ‘Solo l’arte avrebbe potuto renderci immortali, proiettandoci nella luce infinita dell’eternità’. I suoi dipinti, i suoi volti ritratti danno l’impressione di essere vivi, sono immortali, come sempre viva e immortale è stata la sua ricerca della madre. Svanita, mai vista, ma sempre sentita”.
Hai unito molte forme d’arte nella rappresentazione, curando i dettagli in modo tale che essi fossero più rispettosi possibile dell’epoca in cui da vinci visse. Come ti sei preparato per fare ciò?
“È stato molto difficile, semplicemente perché realizzare uno spettacolo su Leonardo da Vinci è forse un po’ una follia e una grande responsabilità. Ho fatto uno studio durato quasi quattro anni, sul Leonardo artista e il Leonardo uomo, ma nella realizzazione, soprattutto all’inizio avevo spesso una sensazione di incompletezza, di non riuscire a coprire o raccontare con lo spettacolo veramente la sua vita, tanto è stato ciò che ha realizzato che avevo paura di non rendergli giustizia fino in fondo, ma poi mi sono concentrato sulle emozioni, cercando di incanalarle in quello che è il mio linguaggio artistico, e credo che quando si riesce a trasformare una scintilla condivisa con i miei artisti in emozione, senza stravolgere, ma lasciandola lì cristallina e intatta, si crea un file rouge emozionale e difficilmente si può sbagliare.
Il pubblico ha bisogno di emozionarsi, deve mettere piede in teatro e già sentire ancora prima dell’inizio dello spettacolo, un’atmosfera ricca di emozioni. Se poi fanno parte di ciò atmosfere ricreate con costumi, scenografie, colori, odori e sfumature, posso veramente ritenermi soddisfatto”.
L’arte maggiormente presente nel tuo spettacolo è il balletto, perché?
“Come già dicevo prima, perché è il linguaggio artistico che più mi rappresenta: la mia personale chiave di lettura nel voler rappresentare la sua vita, che condivisa e arricchita da artisti con peculiarità uniche, sta facendo uscire sempre più fuori qualcosa di unico nel suo genere, e per questo mi sento davvero fiero di loro, di noi. Inoltre, credo che la vitalità e il movimento propri del balletto riescano ad esprimere in modo efficace la vitalità intellettuale e artistica di Leonardo”.
La Nestor è la tua compagnia, ci puoi dire come è nata? So che sostiene con i suoi spettacoli enti e opere di beneficenza. Quali sono?
“La Nestor Theater Company nasce dalla mia grande volontà di dare al meraviglioso Teatro Nestor di Frosinone una compagnia con corpo di ballo, proprio come è già presente in molte altre città in Italia. È stato fatto un grande lavoro da me e dal mio insostituibile gruppo, così in meno di un anno siamo riusciti a creare una compagnia composta da più di cento elementi compresi attori, figuranti, ballerini, cantanti e musicisti, e varie figure importantissime che lavorano nel backstage. Ho fatto inoltre la scelta coraggiosa di sostenere con parte del ricavato degli spettacoli, importanti progetti umanitari della Fondazione Internazionale il Giardino delle Rose Blu, che da anni realizza numerosi progetti umanitari sostenendo concretamente i più deboli”.
Secondo te, ci sono limiti a quello che la danza può esprimere?
“La danza ha il potere di esprimere una moltitudine di colori netti, accompagnati da sfumature interminabili, che a loro volta vengono assorbite e recepite in modi estremamente soggettivi da chi crea, e quindi mettendoci la propria unicità, e da chi recepisce. Questo fa l’arte, no? Provoca, suscita in ognuno qualcosa di unico, quindi non ci sono limiti nell’espressione di essa”.
Dopo il successo al Teatro Marconi, quali altri progetti attendono la Nestor Company?
“Dopo il successo con Leonardo al Teatro Marconi di Roma, abbiamo una intensa tournée, che da metà agosto inizierà con un tour di quattro tappe nel bellissimo litorale pontino, per arrivare con ben due date al Teatro degli Audaci di Roma il 30 settembre e il 1 ottobre con Leonardo; invece, da dicembre saremo all’estero al Teatro Lisinski Opera Concert Hall di Zagabria, uno dei teatri più prestigiosi d’Europa (4 dicembre) e Sarayevo nello storico Teatro Sart (8 dicembre)”
(Elisa Marino)