Personaggi complessi e ben caratterizzati, lontani dagli stereotipi sulla disabilità, animano la serie TV di Netflix
La serie Netflix, Sex Education ha dimostrato, nel corso delle sue quattro stagioni, una grande apertura nei confronti di temi spesso considerati tabù nell’universo adolescenziale, che la nuova generazione sta cercando di scardinare uno a uno. A dimostrarlo, la quarta e ultima stagione uscita a settembre 2023, che si presenta con una scrittura che va oltre la superficie dei dibattiti sulla sessualità e delle avventure scolastiche. Questa volta, la serie ha svelato un nuovo volto dell’inclusività, accogliendo nuovi personaggi con disabilità, ognuno dei quali è rappresentato con la sua personalità, che va sempre oltre la propria condizione fisica.
La serie segue le vicissitudini di Otis Milburn, interpretato da Asa Butterfield, un giovane con una madre sessuologa interpretata da Gillian Anderson. Con il suo complesso di Edipo e la sua abilità di consigliere sessuale non ufficiale dei suoi compagni di scuola, Otis incarna i tormenti tipici dell’adolescenza in modi inaspettati e spesso comici. Nella nuova stagione il cambio della scuola lo pone davanti a nuove situazioni del suo ruolo da sessuologo provetto.
Sex Education è riuscita a coniugare brillantemente l’umorismo con la profondità, creando uno spazio in cui i temi delicati possono essere affrontati con un tocco leggero, senza mai dimenticare la serietà delle questioni in gioco. Sì, il suo lato più superficiale è imbottito di colori, lustrini e “stranezze” di una nuova generazione che può sembrare persa, ma che in realtà sta solo costruendo nuovi codici etici e di vita.
La vera rivoluzione della serie risiede nella sua rappresentazione di adolescenti con disabilità. Già dalla scorsa stagione abbiamo fatto la conoscenza di Isaac, interpretato da George Robinson, un giovane tetraplegico sia nella serie che nella realtà. Isaac non ha ricevuto la classica rappresentazione della disabilità tipica delle serie o dei film. Isaac è un individuo completo con i suoi sogni, le sue aspirazioni e le sue paure quotidiane, non strettamente legate alla tetraplegia. Isaac si presenta come un ragazzo egoista, invidioso, ma che nel corso degli eventi imparerà a crescere e a migliorare come persona. Le persone con disabilità superano il loro paradigma da vittime o da eroi, dimostrando che sono semplicemente esseri umani in cerca di connessione e realizzazione. Come qualunque altro ragazzo della loro età.
In questa nuova scuola – la Cavendish – autogestita dagli studenti e dal sapore utopico e simpaticamente irrealistico, viviamo nuove problematiche sessuali, disforia di genere, asessualità, relazioni tossiche, sessualità vissuta da giovani credenti e battaglie contro gli stereotipi negativi. La scuola più inclusiva del mondo però, non ha ancora superato la battaglia contro le barriere. Oltre ad Isaac che protesta (giustamente) sul malfunzionamento dell’ascensore che non gli permette di seguire le lezioni insieme ai suoi compagni, troviamo anche Aisha Green. Aisha è una ragazza queer, nera, adora i pettegolezzi e l’oroscopo, è intelligente e spiritosa. In più, è sorda, ma ha la capacità di leggere le labbra. È talmente brava nel farlo, che inizialmente è difficile accorgersi della sua disabilità. Questo non la definisce, eppure, nella penultima puntata della serie, quando allo scattare dell’allarme antincendio nessuno la avverte o la tranquillizza, decide di porre l’accento sulle difficoltà sensoriali, facendo capire ai suoi amici quanto è lo sforzo di stare sempre al loro passo. Proprio per lei, alcuni dei suoi compagni di scuola imparano a parlare anche con il linguaggio dei segni.
C’è da dire che la serie sceneggiata da Laurie Nunn non è perfetta. È piena di incertezze, errori ed ingenuità. Le stesse che vivono continuamente i nostri protagonisti. Ma questi ragazzi saccenti e impauriti, con i loro vestiti colorati che in un lampo di nostalgia ricordano anni ormai passati, sono più attuali e veri che mai. Una serie che ha dettato legge e che vi ruberà un pezzettino di cuore.
(Angelica Irene Giordano)