Uno spiccato gusto per l’arte, la convivenza sin dall’infanzia con l’atrofia muscolare spinale e molti studenti che vogliono imparare da lei a dipingere. Questa è Elena Wenk
Qualche mese fa avevamo parlato su FinestrAperta.it della pittrice con Sla che dipinge tramite l’ausilio del puntatore oculare, Maria Assunta Toniacci. Ma si sa, dietro ogni grande allievo, c’è un grande maestro. In questo caso è l’arteterapeuta Elena Wenk, che svolge il lavoro di insegnamento della pittura adattato alle persone con disabilità. Una missione, una strada scritta per una donna da sempre libera e tenace, che ha dimostrato che per avere quello che si desidera, a volte basta volerlo. La costanza, l’impegno e lo sforzo verranno da sé.
L’arteterapia è un percorso di sostegno psicologico – discendente dalla psicoterapia dinamica -, che viene utilizzato per entrare in contatto con il soggetto, capace poi, così, di esprimere sé stesso senza filtri con e attraverso l’arte.
Elena, ci racconti la sua storia.
“Ho cinquantaquattro anni e ho una malattia neuromuscolare degenerativa (la Sma 2). Non ho mai camminato, ma da bambina muovevo abbastanza bene le mani. Mi piaceva suonare il pianoforte e disegnare. Con l’avanzare della malattia, verso l’adolescenza, ho perso l’uso della mano sinistra, ma con la destra riuscivo ancora a dipingere. Non ho potuto frequentare il liceo artistico, perché abitavo in un paesino del comasco - Bellagio -, e avrei dovuto spostarmi con i mezzi pubblici, cosa difficile non essendo ancora molto accessibili, quarant’anni fa. Per anni ho seguito qualche corso per corrispondenza di disegno e pittura e ho avuto anche come maestro privato un pittore famoso del Lago di Como. Nell’età adulta ho realizzato molte esposizioni dei miei quadri e ho iniziato a vendere le mie opere. Devo dire che, nonostante la disabilità, ho sempre avuto una vita ‘normale’. Da adulta mi sono trasferita nella città di Como, mi sono sposata e con mio marito, appena possiamo, viaggiamo con un furgone camperizzato in giro per l’Italia e l’Europa”.
Quando ha iniziato a praticare il lavoro di arteterapeuta e perché?
“Con il passare degli anni sentivo che dipingere solo per me stessa non mi bastava più: desideravo mettere le mie capacità artistiche al servizio degli altri. Così, mi sono iscritta ad una scuola di arteterapia. Il corso è durato tre anni ed è stato molto impegnativo perché mi stancavo molto fisicamente, ma i risultati hanno ripagato la mia fatica. Durante il corso ho dovuto fare parecchie ore di tirocinio, tra le quali ho scelto di andare a domicilio di una ragazza affetta da distrofia muscolare, completamente paralizzata e che muoveva solo un dito della mano sinistra: il pollice. Con quei piccoli movimenti del pollice riusciva, tramite un mouse touch, ad usare il computer e con lei ho iniziato a sperimentare il computer come ausilio artistico. Quel tirocinio è stato un gran successo, anche perché nella mia scuola e più in generale in Italia, nessuno avrebbe mai pensato di fare arteterapia a persone completamente paralizzate. L’arteterapia era maggiormente praticata in ambiti psichiatrici o disabilità cognitive. Così la tesi che ho scritto a fine corso, è stata proprio sull’arteterapia e le disabilita motorie”.
Cosa significa per lei questo lavoro?
“Più che un lavoro è una missione: non mi faccio pagare e accetto solo offerte libere. Mi piace molto aiutare gli altri e quando vedo una persona con disabilità prendere in mano la propria vita e tirar fuori tutta la sua creatività, per me è una grande soddisfazione”.
Si aspettava di riuscire ad aiutare tutte queste persone? In quante richiedono i Suoi servizi?
“No, non me l’aspettavo, ma era un mio desiderio e comunque non sono tantissimi, anche perché non riuscirei ad occuparmi bene di troppe persone insieme. Preferisco concentrare la mia energia su poche persone, in modo da poterle seguire al meglio”.
Come si svolgono le sue sedute di arteterapia?
“Io mi occupo principalmente di arteterapia digitale in ambito di disabilità motorie molto gravi e queste persone, compresa me, non hanno la possibilità di spostarsi da casa facilmente o magari abitano troppo lontano da dove abito io; quindi, gli incontri si svolgono online tramite piattaforme di videoconferenza come Zoom, Meet o Skype. Di solito sono a cadenza settimanale e durano circa una o due ore, dipende dai casi. Il percorso è molto personalizzato in base alle difficoltà e alle esigenze della persona. Durante l’incontro, faccio attivare la condivisione dello schermo del loro pc e, tramite un programma grafico precedentemente installato, le guido e insegno loro a dipingere dando loro anche dei compiti da fare da sole tra una seduta e l’altra”.
L’arte cosa ha rappresentato e cosa rappresenta per Lei adesso?
“L’arte fin da piccola è stata motivo di gioia e soddisfazione. Non potendo correre o saltare come gli altri bambini, impegnavo le mie energie nel disegno, cosa in cui riuscivo particolarmente bene. Anche da adulta l’arte mi ha dato molte soddisfazioni, poiché i miei quadri erano molto apprezzati e ne vendevo tantissimi. Adesso direi che l’arte per me è una continua ricerca. Da qualche anno, non potendo più muovere nemmeno la mano destra, mi sono aperta all’arte digitale, che mi risulta ancora tutta da esplorare”.
Cosa vorrebbe trasmettere con i suoi quadri e a cosa s’ispira quando dipinge?
“Con i miei quadri vorrei trasmettere la mia fede in Dio, ma sinceramente non ho ancora trovato il modo e lo stile giusto per farlo. Quando dipingo al computer attualmente mi ispiro alla pop art geometrica, alle vetrate gotiche, all’arte messicana, alle opere di Britto e più in generale allo stile fauves. Mi piacciono le combinazioni di colori accesi, che esprimono una certa forza”.
Cosa pensa dell’arte di Maria Assunta Toniacci e in che modo ha lavorato con Lei?
“Maria Assunta è stata per me una grande sfida. È stata la prima con cui ho provato a compiere un percorso di arteterapia con l’ausilio del puntatore oculare e questo mi ha entusiasmata fin da subito. Quando poi ho visto venir fuori le sue grandi capacità artistiche, sono rimasta davvero sbalordita. Le sue opere sono davvero molto belle e sono onorata di aver scoperto una grande artista come lei. Maria Assunta è una donna molto intelligente e piena di risorse, abbiamo molte cose in comune, tra cui la fede. Da questo incontro è nata una profonda amicizia. Abbiamo anche lavorato insieme all’illustrazione di un libricino sulla Via Crucis, di cui il ricavato della vendita andrà in beneficienza per l’emergenza Ucraina”.
Cosa vorrebbe dire alle persone che si trovano in una situazione simile alla sua?
“Alle persone con una disabilita motoria grave consiglierei di sfruttare al massimo ogni minima possibilità che la loro mente, unita alla tecnologia, può fornirgli. Direi di non farsi influenzare dagli altri, che spesso tendono a non credere nelle nostre capacità, ma di seguire i propri sogni”.
Per seguire le vere e proprie “avventure” di Elena Wenk, potete guardare i video di lei e del marito in giro per l’Italia sul loro profilo YouTube “We love Jesus”.
(Angelica Giordano)