Il 6 maggio 2017, in Francia, è entrata in vigore una nuova legge detta “anti anoressia”, volta appunto a contrastare questo disturbo alimentare. La “loi mannequin” è stata promossa dal governo socialista dell’ex presidente Francois Hollande ed era già stata votata nel lontano gennaio 2016, con l’obiettivo di creare una vera e propria rivoluzione, soprattutto in direzione del mondo della moda.
Che cos’è l’anoressia?
L’anoressia è un Disturbo dell’Alimentazione caratterizzata da diversi fattori: restrizione dell’apporto energetico relativo al bisogno effettivo, con conseguente riduzione di peso del proprio corpo; forte angoscia determinata dalla paura di ingrassare; anomalia del modo con cui viene concepito il proprio corpo, che influisce sulla propria autostima e sull’incapacità di saper valutare la gravità della propria perdita di peso.
Esiste un metro di giudizio per capire quando un soggetto è anoressico. Il peso del proprio corpo deve essere sotto l’85% di quello previsto in base all’età e all’altezza e/o l’indice di massa corporea (BMI) inferiore a 17,5. In particolare, secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), una persona può essere considerata sottopeso proprio se l’indice di massa corporea è inferiore a 18,5. Perciò, esistono 4 fasce di gravità: lieve (BMI uguale o maggiore a 17); moderata (BMI tra 16 e 16,99); severa (BMI tra 15 e 15,99); estrema (BMI inferiore a 15).
La “loi mannequin”
La legge francese contro l’anoressia entra in vigore in un paese dove la moda e la percezione del proprio corpo la fanno da padrona. Grazie alla “loi mannequin”, prima di salire sulle passerelle, ogni modella dovrà presentare un certificato medico – valido per due anni – per accertare «lo stato generale di salute della persona, valutato in particolare rispetto al suo indice di massa corporea, che le permetta di esercitare l’attività di modella», come previsto dal codice del lavoro. Inizialmente, era stato proposto di fissare a 18 il limite minimo del BMI (una modella alta 1.75 cm il cui peso non deve essere inferiore ai 55 grammi), ma l’ipotesi è stata scartata – sembra su pressioni del mondo della moda. I trasgressori saranno puniti con multe fino a 75mila euro e 6 mesi di prigione.
La legge è ancora in fase embrionale, in quanto il primo ottobre 2017 verrà completata con l’inserimento di una norma che, precisa il ministero della Sanità francese, imporrà «l’obbligo di accompagnare le fotografie ad uso commerciale con la menzione ‘fotografia ritoccata’ qualora siano state apportate delle modifiche al computer», riferendosi a tutte le forme di pubblicità esistenti (cartellonistica, internet, stampa e via discorrendo).
La Francia non è il primo paese europeo a dotarsi di armi legislative contro i disturbi dell’alimentazione. Già nel settembre 2006 la Spagna adottò misure simili, vietando alle modelle con indice di massa corporea inferiore a 18 di sfilare alla Pasarela Cibeles, l’appuntamento mondano più atteso dagli spagnoli.
I dati sull’anoressia
In Francia sono circa 600 mila giovani (di cui 40 mila anoressici) a presentare disturbi nel comportamento alimentare, e rappresentano la seconda causa di mortalità fra i 15 e i 24 anni, dopo gli incidenti stradali. Con uno sguardo invece rivolto all’Italia, sono oltre 3 milioni le persone con disturbi alimentari, di cui 2,3 milioni sono adolescenti: il 95,9% è composto da donne, mentre il restante 4,1% da uomini. La mortalità si attesta attorno al 5 e 10% e si stima che chi soffre di anoressia abbia un rischio di morte dieci volte maggiore rispetto alla popolazione generale.
I disturbi dell’alimentazione sono diffusi anche tra i più giovanissimi, come spiega Laura Dalla Ragione, referente scientifico del Ministero della Salute per i Dca e direttore di Palazzo Francisci a Todi, prima realtà italiana residenziale extraospedaliera nata nel 2003 in seno all’Usl Umbria 1, a L’Espresso: «Abbiamo assistito a un repentino abbassamento dell’età di esordio dei primi sintomi. Fino a poco tempo fa, la fascia compresa tra gli 8 e i 14 anni era interessata dal 5% dei casi, mentre oggi è salita al 20. Il numero dei bambini è talmente elevato da aver indotto l’Istituto Superiore di Sanità ad avviare un percorso di formazione sulla diagnosi precoce per medici di base e pediatri su tutto il territorio nazionale. Sono loro i primi ad entrare in contatto con i pazienti ed è necessario che abbiano gli strumenti per riconoscerli».
Cenni storici: da Nolita ai fiocchetti lilla
Il binomio anoressia-moda è sempre stato visto come un tabù, un argomento da non sollevare, a discapito purtroppo delle stesse indossatrici. La prima enorme crepa la produsse nel 2007 “No anoressia”, la campagna shock promossa da Nolita e curata da Oliviero Toscani per Flash&Partners, che vide la modella 25enne Isabelle Caro posare nuda, mostrando a tutta Italia il suo corpo ridotto ad un peso di 31 chili di sole ossa. «Mi sono nascosta e coperta per troppo tempo – affermò Isabelle all’epoca -. Adesso voglio mostrarmi senza paura, anche se so che il mio corpo ripugna. Le sofferenze fisiche e psicologiche che ho subito hanno un senso solo se possono essere d’aiuto a chi è caduto nella trappola da cui io sto cercando di uscire». Solo dopo un lungo percorso riabilitativo, la ragazza riuscì a raggiungere il suo massimo peso di 42 chili. Il 17 novembre 2010, però, la giovane francese morì all’ospedale Xavier-Bichat (Parigi), dopo due settimane di permanenza, all’età di 28 anni. Ufficialmente, Caro sarebbe morta a causa di una polmonite, ma il padre della giovane, Christian Caro, denunciò la struttura per omicidio colposo, mentre il 4 gennaio 2011 la madre, Marie Caro, si tolse la vita perché la donna si riteneva responsabile del ricovero della figlia in quell’ospedale – come riportato dal marito.
Dal 2012, in Italia, è stata istituita una Giornata Nazionale contro i Disturbi del Comportamento Alimentare – o anche detta la Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla -, fissata al 15 marzo. L’evento è organizzato e curato da Stefano Tavullia, fondatore dell’associazione Mi Nutro di Vita, coinvolto personalmente da questo fenomeno: nel marzo 2011 Tavullia perse Giulia, la figlia diciassettenne, a causa della bulimia. «Non può, non deve capitare ad altri – racconta Tavullia -. La morte di mia figlia deve servire a tutte le persone e le famiglie che vivono un dramma di questo genere. Il dramma di vedere chi ami che piano piano si spegne, non ride più, non mangia o vomita. Non accetta di farsi curare e a te resta la sensazione di non aver fatto abbastanza».
Informarsi per combattere
La legge francese impone alla riflessione. Combattere l’anoressia non induce solo scagliarsi con il mondo della moda, caratterizzato da regole disumane e schiaviste. L’obiettivo finale è ragionare sulle conseguenze che la rappresentazione e l’idealizzazione di un corpo causano. Basti pensare alle ragazze e ai ragazzi che desiderano emulare certi canoni estetici, arrivando appunto a esasperare psicologicamente il proprio concetto di corpo. Come nella serie This is us, dove vediamo una ragazza in salute che si definisce grassa, così nel mondo reale assistiamo a scene simili, enfatizzate sempre più dalla diffusione dei diversi social network, Instagram in primis.
Oltre a livello legislativo, c’è chi prova a combattere i disturbi dell’alimentazione alla radice. L’ultima idea in ordine di cronaca è Garment Project, iniziativa che si pone l’obiettivo di affrontare l’anoressia e la bulimia mettendo mano – per modo di dire – al guardaroba delle persone. In pratica, grazie alle partnership di alcuni negozi, i promotori hanno creato un inventario dettagliato con le vere misure di ogni vestiario messo in vendita, eliminando le etichette preesistenti. In questo modo, a livello psicologico, si prova un capo per la sua reale dimensione rispetto al nostro corpo, e non per quanto scritto su una targhetta. Una volta scelta la grandezza esatta per le proprie misure, ciascuna persona – il progetto si rivolge principalmente alle donne – riceve un pacchetto base composto da maglietta, intimo e pantaloni, personalizzabile con altri capi d’abbigliamento a seconda del gusto estetico dell’interessata.
Oltre a progetti simili, esistono istituzioni preposte a cui rivolgersi per combattere i disturbi alimentari. È possibile rivolgersi al numero verde 800-180969 o al sito www.disturbialimentarionline.it, che mappa le strutture e le associazioni italiane dedicate.
Articolo di Angelo Andrea Vegliante