Nuova figuraccia per il direttore de Il Fatto Quotidiano, che sfoggia l’espressione “bambino ritardato”
Ricordate la gaffe in diretta televisiva di Marco Travaglio sulle persone con disabilità? Ne avevamo scritto anche noi. Era il 2017 e il noto giornalista, ospite in un talk show televisivo, se ne uscì con la frase “Andate pure avanti a trattarli come mongoloidi”, riferendosi agli elettori del Movimento 5 Stelle, che a parere di Travaglio erano trattati dal Partito Democratico come delle persone incapaci di intendere e volere.
Seguirono le proteste della comunità per l’uso di quel “mongoloidi”, già da tempo eliminato dal linguaggio corretto e rispettoso delle diversità. Linguaggio che un professionista della comunicazione dovrebbe conoscere e utilizzare.
Il tentativo di scuse, apparso sul giornale di Travaglio Il Fatto Quotidiano, non solo non convinse, ma reiterò l’uso improprio della lingua del giornalista: “Nell’enfasi polemica con lo scrittore Gianrico Carofiglio – scrisse Travaglio -, intendevo fargli notare che stava trattando assurdamente 8 milioni e rotti di elettori dei 5Stelle come altrettanti handicappati mentali che votano senza sapere quello che fanno. Non credo che, se avessi detto ‘lei li scambia tutti per dei matti’ o ‘per dei dementi’, avrei offeso i malati psichiatrici, o le persone affette da demenza, e i loro famigliari”.
I “mongoloidi” di cui sopra (ovvero le persone con sindrome di Down), sarebbero stati per Marco Travaglio “handicappati mentali che votano senza sapere quello che fanno”. Con buona pace del diritto di voto di cui godono.
Ma veniamo al presente. A quattro anni dall’increscioso episodio, il direttore de Il Fatto Quotidiano torna a urtare la sensibilità delle persone con disabilità e delle loro famiglie in un editoriale datato 23 marzo 2021. L’oggetto della critica è il giornalista Alessandro Sallusti, tacciato di scrivere ovvietà in malafede. Ed ecco il passaggio incriminato:
Purché tragga dalla tardiva ma lucida analisi le conclusioni che ne trarrebbe pure un bambino ritardato”.
Travaglio torna a offendere le persone con disabilità psichica evocando una figura, quella del “bambino ritardato”, che diventa metro di paragone, il gradino più basso della scala a cui si possa essere paragonati.
Stupisce ancora una volta l’utilizzo inappropriato della lingua, soprattutto considerato il fatto che l’autore delle infelici espressioni sia un veterano della carta stampata.
A tal proposito, commenta lo scrittore e conduttore Gianluca Nicoletti: “Nella sensibilità attuale dovrebbe essere dato per scontato che usare categorie fragili come sinonimo di insulti, corrisponde a infliggere un dolore profondo in tutta quell’ampia fetta di umanità che con con quel problema tutti i giorni deve fare i conti. Parlo proprio dei caregiver, quelli veri! I familiari che appunto si occupano di ‘bambini ritardati’ e ‘mongoloidi’ come Travaglio, con orribile e arcaico fraseggio, ama definire le persone con disabilità psichica e quindi assimilarle al disprezzo”.
(Manuel Tartaglia)