Pochi aiuti e tanta paura. la testimonianza di Antonella
“Solo cinque giorni fa dicevo di avere paura del coronavirus…”. È così che Antonella lancia il messaggio sul suo profilo Facebook. Un campanello d’allarme che gli amici comprendono al volo: Antonella, donna con disabilità, si scopre positiva al coronavirus. Un incubo che diventa realtà per chi dipende dall’aiuto altrui per compiere i suoi gesti quotidiani.
Antonella ha la distrofia miotonica di Steinert, che ne limita fortemente l’autonomia: “Non riesco a stare in piedi per farmi da mangiare, non riesco a rifarmi il letto”, racconta a FinestrAperta.it. Nonostante ciò, grazie all’assistenza domiciliare, in tempi recenti è riuscita a organizzarsi e a vivere da sola: “Fino a qualche giorno fa, veniva in casa un’assistente per quattro ore al giorno. Poi, quando ha saputo della mia positività, si è giustamente rifiutata di venire”. Ed ecco che si ritrova da un giorno all’altro non solo malata, ma anche senza assistenza.
Come hai reagito a questa situazione?
“All’inizio la mia prima reazione è stata quella di piangere. Non me l’aspettavo, avevo preso tutte le precauzioni del caso… Come sia avvenuto il contagio è un mistero. Sono una pantofolaia, frequento solo quattro persone, e tutte e quattro risultano negative al tampone”.
E adesso come stai?
“Meglio, ma il decorso non è stato semplice. Dopo due giorni di febbre, a colazione mi sono accorta di non riuscire a sentire i sapori. Insospettita, ho fatto un tampone rapido ed ho accertato la mia positività. La febbre è durata una settimana, in più ho avuto tosse. Grazie ai farmaci che mi hanno prescritto, i valori sono tornati alla normalità. Adesso sono sempre positiva, ma asintomatica, comunque la paura c’è sempre”.
Come ti sei attivata per risolvere i problemi legati alla quotidianità?
“Essendomi trovata improvvisamente sola, mi sono rivolta al mio medico di base, il quale si è subito adoperato per trovare una soluzione, anche se purtroppo mi sono dovuta scontrare con i continui scaricabarile della sanità italiana: sono rimasta per otto giorni senza aiuti. Alla fine mi hanno proposto due alternative: spostarmi in un albergo adibito a struttura COVID oppure rimanere a casa e usufruire di operatori sociosanitari inviati da cooperative. Ho scelto la seconda opzione, anche se non posso dire che sia ottimale: il servizio è discontinuo, gli assistenti sono bravi ma poco puntuali e presenti. Dovrebbero venire per un’ora, tre volte al giorno – che è comunque poco -, ma già oggi mi hanno avvertito che all’ora di pranzo non avranno nessuno da inviarmi”.
Non hai ricevuto altro tipo di sostegno?
“Morale, senz’altro. Ma capisco benissimo che gli amici non possono fare molto, neanche volendo. Il rischio di contagio c’è per tutti”.
Cosa ti senti di dire a chi ci sta leggendo?
“State attenti. Questa esperienza fa paura e non la auguro a nessuno. Seguite scrupolosamente le norme di sicurezza, evitate i rischi inutili per non trovarvi nella mia situzione, soprattutto se non siete autosufficienti”.
(Manuel Tartaglia)