Computer, tablet, ma soprattutto smartphone: passiamo ogni giorno ore ed ore davanti allo schermo, ma per alcune persone un’attività utile o di svago diventa un’ossessione da cui non si riesce a uscire
Claudio Leonardi, tossicologo, lavora da trent’anni nel campo delle dipendenze ed è il presidente della SIPaD (Società Italiana Patologie da Dipendenza). Con lui approfondiamo la conoscenza di un disturbo relativamente nuovo ma in rapida diffusione nella nostra società: la dipendenza da Internet.
Di che si tratta
Cominciamo col dire che quella da Internet non è una dipendenza da sostanza, come può essere quella da alcol o droghe, bensì comportamentale. Il fine rimane sempre lo stesso, quello cioè di soddisfare un bisogno incontrollabile.
In che modo si manifesta? “Possiamo affermare che un individuo soffre di dipendenza da Internet quando non assume più una serie di comportamenti legati agli stimoli primordiali – ci spiega il dottor Leonardi -. Mangiare, bere, dormire, fare l’amore, andare a lavorare: tutte queste attività passano in secondo piano. La persona con questo disturbo rivolge la totalità della sua attenzione verso Internet e i vari servizi collegati al Web”.
Tante forme
“Dipendenza da Internet” è una definizione generica che raccoglie una serie di disturbi legati a specifiche forme di intrattenimento online. Vediamo le più comuni.
Gioco online. Dipendenza legata al gioco d’azzardo ma anche al semplice videogioco.
Chat e dating online. Dipendenza relazionale di cui soffrono persone che cercano di instaurare rapporti. Non riuscendo a farlo nel mondo reale si rifugiano in quello virtuale, esponendosi talvolta a truffe e violenze.
Cybersex addiction. Dipendenza da sesso virtuale, che non è la semplice fruizione di materiale pornografico, ma la ricerca di contatti e situazioni negli angoli più remoti del Web, assolutamente illegali.
Shopping compulsivo. Fare la spesa online è un’attività che in sé non ha nulla di preoccupante, ma per alcuni soggetti può diventare una vera dipendenza, come racconta Claudio Leonardi: “Durante la mia carriera mi è capitato di entrare in case in cui c’erano armadi pieni di scatole di scarpe. Fin qui tutto bene, il problema è che in quelle scatole c’erano sempre le stesse scarpe, stesso modello, stesso colore. Gli acquisti, insomma, non vengono fatti con criterio, ma sono la semplice risposta ad un bisogno compulsivo”.
Sindrome di Hikikomori. Si tratta dell’evoluzione più tragica di questo fenomeno, l’isolamento sociale, soprattutto di adolescenti, che smettono di uscire di casa, di mangiare, di andare a scuola, di avere relazioni. Stanno dalla mattina alla sera davanti al computer e sviluppano relazioni sociali esclusivamente tramite i social media.
Quali sono i soggetti più predisposti a sviluppare la dipendenza da Internet?
“Le persone più a rischio – continua il dottor Leonardi – sono gli uomini che vivono da soli. Poi le donne di mezza età, che vivono un periodo di crisi esistenziale non ritenendosi più piacenti e cercano in modo patologico di instaurare relazioni online. Poi ancora gli studenti con basso livello di istruzione, che utilizzano la Rete per cercare di migliorare le proprie prestazioni scolastiche e ne restano dipendenti. Infine ci sono i timidi e le persone con bassa autostima, che trovano più facile interagire con il resto del mondo attraverso uno schermo”.
Un fenomeno nuovo da studiare
La dipendenza da Internet è un fenomeno talmente nuovo che non si hanno dati precisi sulla sua diffusione. Quello che è certo è che, al contrario di altre dipendenze che stanno diminuendo come il tabagismo, questa è in rapida diffusione e si prevede che nei prossimi anni ne saranno colpite sempre più persone. Più crescono le piattaforme e le applicazioni accessibili tramite lo smartphone, più ci saranno occasioni per rivolgere la propria attenzione verso il Web.
Il ruolo dell’intelligenza artificiale
L’avvento dell’intelligenza artificiale migliorerà o peggiorerà la situazione? “Attualmente non sono in grado di dirlo con certezza- ammette Claudio Leonardi -, ma temo che, se non ci sarà una opportuna regolamentazione, per la persona dipendente da Internet sarà molto pericoloso. Basta immaginare che questa persona troverebbe dall’altro lato dello schermo una controparte che risponde e interagisce con lei, creando una relazione nella relazione e rafforzando nel soggetto l’idea che non serva instaurare rapporti con altri esseri umani”.
Dove dovremmo fissare l’asticella?
Le tecnologie informatiche fanno parte della vita di noi tutti, sarebbe irrealistico immaginare di farne a meno, ma qual è il limite oltre il quale passiamo dall’uso all’abuso? “Non c’è la possibilità di stabilire un limite uguale per tutti – afferma Leonardi – perché il limite si supera in base al livello di vulnerabilità rispetto a quell’azione additiva che ognuno di noi ha e che è diverso per ogni soggetto. Facciamo un esempio: c’è chi prova una sigaretta per una volta, decide che non è di suo interesse e la abbandona immediatamente; e c’è invece chi, dopo la prima, ne fumerà una seconda, una terza e così via rimanendone dipendente. Questo perché le persone hanno livelli di vulnerabilità diversi. Allo stesso modo c’è chi può passare, magari per lavoro, molte ore davanti a un computer e poi riuscire tranquillamente a lasciarlo per darsi ad altro, ma c’è anche chi questa capacità non ce l’ha”.
Campanelli d’allarme
La dipendenza da Internet non è un disturbo che si può prevenire perché ci si accorge che un soggetto ne è affetto quando la patologia si è già manifestata. Ci sono comunque dei segnali che possono metterci in allerta: un aumento dell’irritabilità nei rapporti quotidiani, soprattutto di tipo lavorativo o scolastico, una significativa riduzione delle prestazioni e un maggiore isolamento rispetto all’ambiente circostante.
Come se ne esce
Se ci rendiamo conto che noi o una persona cara ha sviluppato la dipendenza da Internet, come dobbiamo comportarci? Il dottor Leonardi risponde in modo molto chiaro: “Dobbiamo farci aiutare perché da soli non andremo da nessuna parte. Dobbiamo raggiungere la consapevolezza di trovarci in una situazione di malessere che limita la nostra capacità di muoverci e ragionare, ammettere di avere un problema, ma è molto difficile farlo.
Compiuto questo passo, ci si può rivolgere ai centri per le dipendenze, che ultimamente si stanno attrezzando per gestire questo nuovo fenomeno, oppure ai centri d’ascolto all’interno delle comunità terapeutiche. Ci sono poi i professionisti, quali psichiatri e psicologi, a patto che abbiano una formazione adeguata per curare le dipendenze, cosa che non è da dare per scontata.
Consultare la mappatura delle risorse che si adoperano per la prevenzione e la cura delle dipendenze da Internet a cura dell’Istituto Superiore di Sanità può essere un ottimo punto di partenza per aiutare chi è in difficoltà.
(Manuel Tartaglia)
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