La trasmissione di COVID-19 aumenta esponenzialmente in Italia e nel mondo. L’esecutivo, nel tentativo di evitare una nuova chiusura, consiglia metodi e modi di prevenzione, ed eventuale gestione, della trasmissione del nuovo coronavirus, anche rispetto alle persone con disabilità
Il quadro attuale
La crescita esponenziale del numero dei contagi da SARS-CoV-2 sta mettendo a dura prova l’amministrazione del nostro paese che vuole, per ragioni economiche, sanitarie e sociali, scongiurare un “confinamento” totale come quello subito dalla popolazione italiana nella scorsa primavera.
Le raccomandazioni per tutti sono sempre le stesse: indossare la mascherina anche all’aperto, mantenere un distanziamento interpersonale superiore ad un metro e detergersi spesso le mani.
Contatti ravvicinati
Cosa fare, però, se si è a contatto, per motivi personali o professionali, con una persona con disabilità che necessita di un supporto ravvicinato tale da rendere impossibile il mantenimento delle “distanze di sicurezza”?
Come già detto su queste pagine, l’Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è un servizio d’informazione diretto per l’appunto ai cittadini con disabilità.
Alla domanda di cui sopra, ad esempio, l’Ufficio risponde: “Le persone con disabilità motorie o con disturbi dello spettro autistico, disabilità intellettiva o sensoriale, problematiche psichiatriche o comportamentali, o non autosufficienti con necessità di supporto, possono ridurre la distanza di sicurezza anche al di sotto di un metro con i propri accompagnatori o operatori di assistenza (siano essi lavoratori volontari e non, parenti, conoscenti etc.) nei luoghi pubblici (parchi, negozi, ristoranti etc.)”.
Oppure, per quanto riguarda le regole per i lavoratori che assistono persone con disabilità o lavorano in case e strutture in cui sono presenti persone con disabilità: “È strettamente necessario attenersi alle misure di sicurezza per prevenire il contagio, tanto più che le persone con disabilità possono essere soggetti ancora più fragili. Per i lavoratori volontari e non, sanitari e non sanitari, ed i lavoratori addetti ai servizi domestici e familiari che nello svolgimento della loro attività sono oggettivamente impossibilitati a mantenere la distanza interpersonale di un metro, è obbligatorio indossare i dispositivi di protezione individuale, le mascherine chirurgiche reperibili in commercio (i lavoratori sono autorizzati all’utilizzo di mascherine filtranti prive del marchio CE e prodotte in deroga alle vigenti norme sull’immissione in commercio). L’utilizzo delle mascherine da parte degli operatori non è obbligatorio nel caso sia incompatibile con il tipo di disabilità”.
Disabilità sensoriali e intellettive
Nel vasto panorama della disabilità, trovano chiarimenti anche le persone con sordità: “Le persone sorde o con ipoacusia, a chi devono rivolgersi per informazioni sul nuovo Coronavirus?”. Nello specifico “Le persone sorde o con ipoacusia per avere informazioni possono utilizzare l’indirizzo email a loro dedicato 1500coronavirus@sanita.it”.
Un altro esempio che non riguarda le limitazioni prettamente motorie, è la domanda: “Sono un familiare di una persona con disabilità intellettiva e/o relazionale e/o con disturbi del neurosviluppo. Ci sono dei consigli specifici per questo momento di emergenza?”. In questo caso l’Ufficio replica: “L’Unità di crisi Covid-19 di Anffas Nazionale (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) ha realizzato una guida (Prima parte, Seconda parte) con informazioni e consigli per le famiglie e i caregivers delle persone con disabilità intellettiva e disturbi del neurosviluppo su come gestire il periodo di emergenza”.
Ausili e dispositivi protesici
Anche i dubbi sulla burocrazia trovano risposta. Per esempio: “Il mio piano terapeutico è scaduto/scadrà durante l’emergenza. Sono previsti rinvii?”. Per questo scenario, si specifica che “I piani terapeutici che includono la fornitura di ausili, dispositivi monouso e altri dispositivi protesici per incontinenza, stomie e alimentazione speciale, laringectomizzati, per la prevenzione e trattamento delle lesioni cutanee, per patologie respiratorie e altri prodotti correlati a qualsiasi tipo di ospedalizzazione a domicilio, in scadenza durante lo stato di emergenza sono prorogati per ulteriori 90 giorni. Le Regioni adottano procedure accelerate per autorizzare dei nuovi piani terapeutici.
Strutture per ospiti con disabilità
Per quanto riguarda le strutture semiresidenziali per disabili? Il Governo ricorda che “Dal 4 maggio 2020, le strutture a carattere socio-assistenziale, socio-educativo, polifunzionale, socio-occupazionale, sanitario e socio-sanitario potranno riaprire in base a piani territoriali, adottati dalle Regioni. Le strutture possono essere riaperte a condizione che si possa garantire il rispetto delle misure di contenimento del virus e di tutela della salute degli utenti e degli operatori, prevedendo (se non esistono già) specifici protocolli. Gli spostamenti verso queste strutture possono avvenire anche da regione a regione, ma vanno autocertificati come ‘motivi di salute’. Durante la sospensione delle attività sociosanitarie e socioassistenziali nei centri diurni, le pubbliche amministrazioni forniscono inoltre, anche su proposta degli enti gestori di specifici progetti e avvalendosi del personale disponibile già impiegato in tali servizi, prestazioni in forme individuali domiciliari o a distanza. Queste prestazioni saranno fornite nel rispetto delle misure di sicurezza e senza creare aggregazione”.
Per queste e molte altre risposte, è utile consultare il sito internet dell’Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità.
(Giuseppe Franchina)