La scuola è uno dei temi su cui il governo Renzi si è speso attraverso una riforma, “La buona scuola”, che non sembra esser però così ottimale. Molte polemiche sono arrivate da più fronti ed anche le associazioni in favore dell’inclusione sociale hanno storto il naso dinnanzi alle modifiche che dovrebbe subire la figura dell’insegnante di sostegno. Un profondo dissenso è stato espresso da Salvatore Nocera, avvocato membro della Fish e dell’Osservatorio permanente sull’inclusione scolastica, e Dario Ianes, docente di pedagogia e didattica speciale all’università di Bolzano. I primi effetti si iniziano già a vedere sui banchi di scuola, dove le parole e gli iter legislativi trovano la loro attuazione: a Milano, precisamente nell’Istituto Comprensivo Barozzi, non ci sono più le nove educatrici che dovrebbero affiancare i ragazzi non udenti. Le responsabilità di questa falla nel sistema scolastico lombardo rimbalzano continuamente fra Regione e Città Metropolitana, che devono stanziare dei fondi necessari a coprire la spesa degli assistenti nelle classi per i 2500 alunni con disabilità presenti nelle scuole.
Soltanto (e finalmente) il 10 gennaio scorso i due enti avrebbero trovato l’accordo, ora mancano i fatti: quegli atti amministrativi in grado di dimostrare l’esistenza dei fondi nel bilancio, così da autorizzare i dirigenti scolastici a stipulare i contratti con gli educatori o con le operative sociali che forniscono questi servizi. Elvira Ferrandino – dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo Barozzi – tuona: “Ad oggi io non ho uno straccio di comunicazione formale da parte della Città Metropolitana, quindi non posso fare contratti se non ho i soldi necessari (Redattore Sociale)”. In ogni caso, tra ritardi e difficoltà economiche, la dirigenza della scuola è riuscita a trovare la copertura economica per le prossime due settimane, utilizzando la rimanenza dei fondi che erano a disposizione sino alla fine di dicembre, così alcune educatrici potranno tornare ad esercitare la professione per 15 giorni. Una vera e propria coperta di Linus, che però rischia d’esser troppo corta: ”È veramente difficile lavorare in queste condizioni – ribadisce la Ferrandino –. Se entro due settimane non arrivano comunicazioni certe, le educatrici saranno di nuovo senza lavoro. Dobbiamo infatti anche considerare il danno per queste lavoratrici, molto competenti e appassionate: non siamo in grado di garantire loro una sicurezza economica nel tempo. C’è chi poi cambia lavoro”. Quest’atteggiamento lassista da parte delle istituzioni preposte è stato denunciato con un’ulteriore lettera aperta che le insegnanti di sostegno hanno scritto.
La situazione in Lombardia (e non solo, purtroppo) non è delle migliori, tuttavia una vera e propria lezione – di vita, stavolta – arriva dagli stessi studenti. Infatti, parecchi compagni udenti hanno imparato la Lis grazie all’interazione con i compagni sordi: l’amicizia e il divertimento ha permesso un’interazione e recezione immediata dei rispettivi linguaggi – perché, come è noto, la Lis è una lingua a tutti gli effetti (anche se in Italia trova difficoltà ad ottenere un pieno riconoscimento) – così, in questi giorni di empasse, i ragazzi che erano sprovvisti di tutor hanno potuto comprendere la lezione grazie al miglior insegnante possibile: un amico, magari anche compagno di banco.
Articolo di Andrea Desideri