Meta del nuovo sopralluogo de L’Intrufolone è la Fiera di Roma, teatro di quasi ogni grande evento che si tenga nella Capitale. Il polo fieristico ha dimensioni tali (circa 40 chilometri quadrati) da poter sostenere incontri di ampio respiro e ospitare migliaia di avventori. Avrà tenuto conto delle esigenze di quelli con disabilità? Scopriamolo recandoci in loco.
VISTA DA FUORI. La Fiera di Roma è facilmente raggiungibile attraverso l’autostrada A-91 Roma-Fiumicino (uscita 30 del Grande Raccordo Anulare in direzione Fiumicino). Il polo espositivo vanta ben dieci padiglioni, tutti enormi. Ce ne accorgiamo subito, costeggiando il quartiere fieristico, per circumnavigare il quale occorrono parecchi minuti d’auto. Ciò che colpisce durante questo primo approccio, oltre alle suddette dimensioni della struttura, è una certa aria di abbandono che si respira guardandosi intorno: qui la natura si sta riappropriando del territorio, i cespugli e le sterpaglie stanno infestando i marciapiedi e non c’è traccia di manutenzione da parecchio tempo.
ACCESSO AL POLO. Al nostro arrivo troviamo una vasta area dedicata ai parcheggi, qui è possibile lasciare il proprio veicolo per poi recarsi ad uno degli ingressi, cosa che noi non faremo: alle persone con disabilità che espongono il prorio tagliando è consentito l’accesso direttamente in fiera a bordo del proprio mezzo di locomozione. Lasciamo l’auto in uno dei numerosi posti coperti a disposizione ed iniziamo il nostro sopralluogo a piedi.
IL PESO DELL’ETA’. Dai motori all’arredamento, dai fumetti agli abiti da sposa, ogni qual volta a Roma e dintorni si debba svolgere una fiera per la quale è previsto un grande afflusso di pubblico, la scelta ricade su questo spazio, creato dieci anni or sono dall’Architetto Tommaso Valle. Inaugurata nel 2006, potremmo definirla una struttura ancora giovane, eppure i segni di cedimento della stessa sono piuttosto evidenti: buche, dossi, mattonelle divelte rendono il transito su sedia a ruote poco agevole. Va evidenziato che non siamo in presenza di barriere architettoniche causate da una mala progettazione, tutt’altro. Il problema sembra essere legato più ad una realizzazione superficiale dei lavori e alla incuria. La sensazione è che questi spazi siano stati lasciati al proprio destino da anni, senza una efficace manutenzione.
I GRANDI DIECI. Visitiamo l’interno dei padiglioni, all’interno dei quali si trovano gli stand degli espositori. Nonostante ve ne siano molti, non è difficile muoversi agevolmente fra l’uno e l’altro, data la grande ariosità dell’ambiente, nonché la collocazione appropriata degli stand. Certo, nei giorni “di punta” saremo costretti a sgomitare fra gli avventori, ma si tratta comunque di un ambiente adatto a recipire afflussi elevati di visitatori. Ad ogni modo, se ci si stanca della ressa, è possibile fare una pausa. Ci rechiamo al punto ristoro più vicino (ce n’è uno in ogni padiglione), dove troviamo un discreto assortimento di bibite, panini, gelati e altri snack. Nessun problema anche per quanto concerne i servizi igienici, dove riscontriamo la presenza di bagni per persone disabili, discretamente puliti.
Nel complesso valutiamo la struttura accogliente e ben organizzata. Spiace notare l’aria di trascuratezza che getta un’ombra su una struttura che avrebbe tutte le carte in regola per essere un fiore all’occhiello dell’accoglienza nella nostra città.
Articolo di Manuel Tartaglia