Nel 2016 secondo l’Associazione italiana industrie prodotti alimentari sono stati spesi 725 milioni di euro per l’acquisto di ortofrutticoli di IV gamma. In altre parole 19 milioni di famiglie comprano con una certa regolarità verdura o frutta già pulite come le insalate in busta o gli spinaci lavati. Nell’ultimo anno le vendite sono ancora cresciute per i vantaggi che la IV gamma offre al consumatore, come la riduzione dei tempi di preparazione, la possibilità di avere della verdura pronta nel frigorifero, la stabilità del prezzo che resta immutato per alcuni mesi.
Negli ultimi anni è aumentato il contenuto di servizio, fornendo ciotole e condimenti in modo da incrementare e agevolare il consumo fuori casa. Sul fronte della sicurezza, la legislazione entrata in vigore nell’agosto 2015 ha introdotto ulteriori vincoli a tutela del consumatore quali il rispetto della temperatura in tutte le fasi, dal confezionamento all’acquisto (inferiore agli 8° C), e i parametri minimi che deve avere e mantenere uno stabilimento di IV gamma.
Inoltre la norma ha individuato indicazioni obbligatorie in etichetta per rendere più chiare le informazioni ai consumatori, in particolare per far sì che si distingua chiaramente il prodotto lavato e pronto al consumo dall’ortofrutta fresca tal quale. Le diciture sono vincolanti e tassative: si può trovare la scritta “prodotto lavato e pronto al consumo” oppure “prodotto lavato e pronto da cuocere”. Se non compare questa scritta vuol dire che l’insalata o le verdure devono essere lavate. Solo il termine “prodotto” può essere sostituto con il nome della specifica merceologia confezionata. Infine la norma introduce l’obbligo degli imballaggi adatti a essere smaltiti con la raccolta differenziata.
Se da una parte la IV gamma favorisce il consumo di verdure e insalata dall’altro c’è lo svantaggio del prezzo decisamente più elevato rispetto alla verdura fresca tal quale.
Abbiamo fatto un confronto tra prodotto “grezzo” da lavare e quello confezionato pronto al consumo considerando merceologie simili anche se non del tutto identiche. Nel caso di Esselunga 200 g di “Cuori di Lattuga” costano quasi 4 volte di più rispetto alla vaschetta da 700 g di lattuga in cespi. Decisamente e inferiore è la differenza di prezzo (30% in più) per la misticanza, una varietà di insalata, già piuttosto costosa anche senza il processo di pulizia industriale.
Nel caso delle carote (merceologicamente sono diverse perché quelle pronte da mangiare sono baby mentre quelle sfuse sono normali) quelle lavate e confezionate costano più del doppio. Emerge quindi che le differenze di prezzo tra il fresco pronto e il fresco ancora da lavare sono notevoli ma l’offerta di prodotto pronto, in particolare di insalate, è davvero ampia. In questo caso si può scegliere di acquistare una busta in promozione, che in tutti gli assortimenti attualmente non manca mai.
Andrea Desideri e Anna Chiarlitti vi parleranno, nel nuovo appuntamento con “Felici a Tavola”, dei rischi e le certezze riguardanti il consumo di verdure imbustate. L’insalata è davvero un toccasana alimentare? Scopritelo alle 11.30, come ogni giovedì, sul nostro sito www.finestraperta.it.
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