Il nuovo decreto sull’assistenza per i celiaci è stato approvato il 21 marzo in Conferenza Stato Regioni: un appuntamento che i malati temevano non poco, preoccupati di vedersi sforbiciare il diritto all’accesso dei cibi speciali. Ora però possono tirare un sospiro di sollievo: i tagli al tetto di spesa per l’acquisto di alimenti senza glutine ci sono stati, ma non compromettono l’assistenza complessiva. Lo spiega l’Associazione Italiana Celiachia, sottolineando che la riduzione è una revisione razionale: non è stata modificata la copertura del 35 per cento dell’apporto calorico giornaliero da carboidrati privi di glutine e anzi, è stata posta particolare attenzione su bambini e adolescenti che hanno bisogni particolari: per loro i tetti di spesa sono rimasti invariati o sono addirittura saliti.
Revisione necessaria
Rivedere i rimborsi consente non pochi risparmi al Servizio Sanitario Nazionale: con una riduzione media del 19 per cento come quella approvata si stimano circa 30 milioni di euro in meno a carico dello Stato. Tuttavia non è un risparmio ottenuto sulla pelle dei malati: i tetti di spesa per l’acquisto dei prodotti senza glutine sono infatti correlati ai LARN, i Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana, che sono stati modificati nel 2014 per tenere conto dei cambiamenti degli stili di vita. Nei nuovi LARN i fabbisogni energetici medi sono diminuiti, perciò è calato anche l’apporto di carboidrati ritenuto necessario, come spiega Caterina Pilo, direttore generale AIC: «Il calo dei tetti dipende da questo e dalla riduzione dei prezzi dei prodotti senza glutine: rispetto al 2006 il costo di pane, pasta e farina ha registrato un calo del 7 per cento nel prezzo medio globale in farmacia e fino al 33 per cento nella grande distribuzione. Abbiamo tuttavia insistito perché fossero utilizzati i prezzi applicati in farmacia, canale ancora prevalente e disponibile a tutti i celiaci ovunque, in tutta Italia». Mangiare gluten free insomma costa di meno (anche perché in Europa questi cibi non sono più considerati “dietetici” ma alimenti di uso corrente) e così il potere d’acquisto complessivo dei pazienti resta invariato.
Attenzione alle fasce deboli
I tetti di spesa devono coprire il fabbisogno energetico da carboidrati senza glutine. L’apporto giornaliero da carboidrati è calcolato per tutti, celiaci compresi, in almeno il 55 per cento del totale delle calorie: circa il 35 per cento dell’apporto energetico totale deve derivare da alimenti senza glutine, il restante 20 per cento da alimenti naturalmente privi di glutine come riso, mais, patate e legumi. I nuovi tetti di spesa ne garantiranno ancora la copertura, suddividendola però con più precisione nelle diverse fasce di età e per i relativi fabbisogni energetici, considerando anche i livelli medi di attività fisica. Proprio tenendo conto di tutto ciò il nuovo decreto è particolarmente attento alle esigenze di pazienti “speciali”: i tetti di spesa sono infatti aumentati per i bambini fra sei mesi e 14 anni e rimasti sostanzialmente identici per gli adolescenti, entrambe fasce d’età a rischio perché in crescita o “critiche” per l’accettazione di un regime alimentare diverso. Peraltro il risparmio ottenuto con la revisione dei rimborsi è una buona notizia proprio per i celiaci, come osserva Giuseppe Di Fabio, presidente AIC: «Questo risparmio, infatti, costituirà un’importante riserva di risorse per venire incontro ai bisogni terapeutici dei pazienti che saranno diagnosticati nel prossimo futuro, in crescita al ritmo del 10 per cento l’anno, con 400mila nuove diagnosi attese. Il nostro obiettivo è un modello di assistenza più efficiente, più moderno: per esempio dobbiamo arrivare ad avere buoni digitali spendibili ovunque, anche nelle Regioni diverse dalla residenza dei pazienti».
“Felici a Tavola”, questa settimana, parlerà del gluten free e le novità che stanno ruotando attorno alla celiachia. Appuntamento alle 11.30, come ogni giovedì, in diretta sul nostro sito con Andrea Desideri e Federica Caliendo.
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