Si torna sui banchi di scuola, per molti ragazzi da qualche settimana sono ricominciate le attività didattiche. Molti frequentano le scuole a tempo prolungato, questo significa pranzare fuori casa: una comodità per parecchi genitori che, magari, non potendo badare ai figli in orario di lavoro, possono stare tranquilli poiché le mense scolastiche pensano a sfamare ogni studente. In che modo, però? Siamo davvero consapevoli di quello che propinano sulle tavole dei refettori? Milano Ristorazione ha pubblicato la lista dei piatti preferiti e dei meno apprezzati dagli alunni delle scuole milanesi. La classifica è stata compilata grazie al “Laboratorio dei sapori”, il progetto di Milano Ristorazione che permette a bambini e ragazzi delle scuole primarie e secondarie di esprimere la propria opinione sulla qualità dei piatti. I giudizi sono stati raccolti sotto forma di questionari compilati in forma anonima. Il progetto ha coinvolto in totale 20 classi e un totale di 84 piatti e ricette. I risultati non sono stati confortanti, cresce l’insoddisfazione relativa al vitto.
Le mense scolastiche non sono le sole a dar problemi: quando andiamo al ristorante, magari in compagnia di qualche amico, e riscontriamo criticità (pietanze di cattivo gusto, incongruenze tra prezzi e portate, scarsa igiene, mancata pulizia) come ci dobbiamo comportare? Quando ci si siede al ristorante si stipula un contratto tra noi e il ristoratore. Il gestore è tenuto per legge a fornire cibo buono, preparato con ingredienti sicuri e il menù è il “documento” che regola il rapporto fra ristoratore e cliente. Per questo sulla carta devono comparire oltre al prezzo delle pietanze anche indicazioni corrette, chiare e precise sulla composizione. Il cliente dopo avere letto il menù può ritenere le portate troppo costose o non di suo gradimento, ed è libero di andarsene senza ordinare e senza pagare nulla.
Se invece il cliente comincia a ordinare conferma di ritenere i prezzi accettabili e di avere i mezzi per pagare il pasto ed è obbligato a pagare il conto. In alcuni casi, purtroppo, il menù non è sulla tavola e ci si deve accontentare della “declamazione” delle pietanze da parte del cameriere. È bene sapere che esporre il listino dei prezzi è un obbligo, e la mancata osservanza può comportare per l’esercente il pagamento di una multa di 308 euro (art. 180 Regio decreto n. 635 del 1940 tuttora in vigore). Se nel ristorante i prezzi non sono esposti, il cliente potrà comunque decidere di andarsene per evitare brutte sorprese, oppure, una volta presentato il conto, potrà contestarlo arrivando anche a anche a rifiutarsi di pagare. Come vediamo, in alcuni casi, si può evitare di saldare il conto senza dover “lavare i piatti”. Fabrizio De Stefani, direttore del servizio veterinario d’igiene degli alimenti nel Veneto, in un’intervista spiega quali sono i diritti del ristoratore e qual è il comportamento da adottare in ogni situazione.
Quindi, questa settimana Andrea Desideri e Serena Malta, nella nuova puntata di “Felici a Tavola”, cercheranno di capire e stanare le incongruenze della ristorazione italiana in ogni ambito: siamo veramente consapevoli di quel che ci viene offerto? Non mancherà, inoltre, lo spazio dedicato alle ricette culinarie più originali. L’appuntamento è, come ogni giovedì, alle 11.30. Diretta streaming su www.finestraperta.it.
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