Sabato 8 aprile il mondo degli asili nido convenzionati del Comune di Roma è sceso in piazza del Campidoglio per protestare contro la delibera numero 49 del 30/03/2017, la quale, nel prossimo bando, richiede alle famiglie di scegliere come prime tre strutture i nidi a gestione pubblica, riservando alla quarta scelta quelli convenzionati. Per mio figlio scelgo io – questo il nome del movimento pacifico – ha visto la partecipazione di numerosi gestori e numerose educatrici di istituti per l’infanzia, nonché di associazioni e famiglie. Ma quali sono i principali motivi per i quali i partecipanti chiedono una revisione della delibera?
1. La difesa della libertà di scelta delle famiglie, chiamate a non poter confrontare tutte le offerte formative delle varie aziende, oltre all’impossibilità di scegliere un istituto nel proprio quartiere di residenza;
2. Il rischio di dover chiudere diverse strutture convenzionate, e il conseguente licenziamento del personale, a fronte soprattutto di una diminuzione di iscritti;
3. Il basso sostegno per i bambini con bisogni specifici: infatti il Comune non aiuta economicamente i nidi convenzionati all’assunzione di personale qualificato che segua la loro formazione.
I LAVORATORI – Gestori ed educatori uniti per far fronte comune alla delibera. È questa l’aria che si respira in mezzo la folla, dove diverse personalità hanno voluto dare una loro opinione su quanto sta accadendo. «Questa delibera smantella un sistema integrato che garantiva la copertura dei posti a tutte quante le famiglie che ne avevano bisogno – spiega Federica, coordinatrice di un nido in convenzione e amministratore dell’ente gestore a Roma -. Con questa delibera, le famiglie sono obbligate a scegliere di andare nei nidi comunali anche se questi sono ubicati lontani da casa, anche se hanno un progetto educativo e formativo che non gli corrisponde, e questo toglie la libertà di scelta. Questo porterà molte famiglie a non scegliere di fare proprio domanda, prima di tutto perché le rette dei nidi si sono alzate negli ultimi anni in maniera sostanziosa, e il calo delle domande non si può risolvere obbligando le famiglie ad andare nei nidi comunali. Questo porterà molti di noi ad avere dei posti vuoti e a non poter garantire il lavoro alle educatrici. Il problema però non è stato ascoltato, è stata data la priorità esclusiva ai nidi comunali per garantire un piano di stabilizzazione di assunzioni. Purtroppo questo porterà a tutta una serie di conseguenze negative per le famiglie e per le educatrici dei nidi convenzionati».
Le fa eco Elisa Pollonio, da 11 anni educatrice presso l’asilo nido convenzionato Gli orsetti del cuore 2: «Siamo qui per manifestare i nostri diritti, perché la delibera non ci sembra assolutamente giusta. Non è giusto a livello educativo, perché ogni genitore deve essere libero di scegliere la struttura in base al progetto educativo, alle persone che ci lavorano e anche a seconda delle esigenze che ogni genitore ha. E non è giusto anche per noi educatrici, perché siamo sposate, con famiglia, con mutui, prestiti eccetera. Se noi perdiamo il posto di lavoro, che fine facciamo? Noi vogliamo la libertà di scelta, ogni genitore deve essere libero di scegliere il nido dove mandare il proprio figlio».
Anche Chiara, coordinatrice dell’asilo nido Anghingò, è dello stesso avviso: «Credo che questa delibera sia distruttiva non solo per i tanti posti di lavoro che verrebbero messi a repentaglio, quanto per il futuro di tutti i bambini. Con questa delibera, si è obbligati a scegliere tre strutture comunali a discapito di quelle convenzionate che sono invece strutture che hanno sempre garantito una grande qualità a tutte le famiglie romane, costituite da personale qualificato che, con dedizione e passione, lavora da anni. Inoltre, siamo più di 2000 lavoratori che perderebbero il posto di lavoro: dopo anni di studi e sacrifici messi in atto ci ritroviamo così, senza nulla in mano. Il nostro obiettivo è garantire la libertà di scelta, lasciare al genitore la possibilità di scegliere il comunale o il convenzionato, senza mettere la via prioritaria per i comunali».
LE FAMIGLIE – Accanto la categoria dei lavoratori, si schiera l’Associazione Generazione Famiglia: «Le famiglie sono profondamente contrarie a questa delibera – chiarisce Filippo Savarese, portavoce di Generazione Famiglia -, non perché sono contrarie all’ottimo servizio che svolgono gli asili nido comunali, ma perché chiedono di restare libere di scegliere a chi affidare la migliore educazione per i loro figli. Se sceglieranno i comunali, [saranno] i comunali, se sceglieranno i nidi convenzionati, [saranno] i nidi convenzionati. Ma è assurdo che il Comune, per risanare una situazione di squilibri interni dei nidi comunali, vada a incidere gravemente sulla rete dei nidi convenzionati che da anni aiuta le famiglie nello svolgimento del loro servizio».
E I BAMBINI CON DISABILITÀ? – Delimitare la libertà di scelta per le famiglie significa anche limitare la scelta di personale adeguato o strutture idonee per bambini con bisogni specifici. Ogni asilo nido ha l’obbligo legislativo di iscrivere due bambini con disabilità per sezione: a mancare però sono gli aiuti da parte delle istituzioni. «È chiaro che per bambini che hanno dei bisogni speciali ci sono delle figure che li devono affiancare e sostenere – sottolinea Federica -. Questo non è possibile senza un aiuto, senza una risorsa da parte del Comune di Roma. E in questa situazione, dove i gestori dei nidi non sanno se poter garantire il posto alle educatrici che hanno, tanto più non possono trovarsi sobbarcati di spese tutte a loro carico per dare a bambini con disabilità e difficoltà quello che è giusto che gli spetti». Anche Savarese mostra indignazione su questo tema: «Quel poco che già c’è non lo distruggiamo, anzi dovrebbe essere incentivato. Addirittura lo si attacca per questioni essenzialmente politiche. Bisogna aiutare la famiglia ad essere più famiglia, non a esserlo di meno».
IN PIAZZA – Diverse le personalità intervenute sul campo per dire no alla delibera numero 49. Anna Vettigli, rappresentante delle Centrali Cooperative Legacoop, Agci, Fede e Solidarietà, parla soprattutto «come una mamma di un ragazzo che ha ventuno anni e ha frequentato una struttura convenzionata. Io sono orgogliosa di aver dato inizio a questa esperienza che è un’esperienza arricchente, che ha costruito a Roma un sistema di eccellenza. E i genitori devono avere il diritto e la possibilità di scegliere, insieme all’offerta pubblica, che è un’offerta pubblica che va valorizzata. Se la città di Roma ha contribuito a tutto questo con l’investimento umano, sociale, ed economico, come mai adesso, in maniera così semplice, si dice ‘nidi convenzionati quarta scelta’?».
Emma Ciccarelli, presidente del Forum delle Associazioni Familiari del Lazio e rappresentante del Forum nazionale, sostiene come Roma «non ha ancora politiche familiari, ma vengono date solo politiche di tipo assistenziali: solo elemosina. Chiediamo alle famiglie di essere sempre più presenti e forti perché noi siamo una risorsa, siamo la risorsa del paese e non siamo l’ultima ruota del carro». A seguire, la voce di Onda Gialla, Associazione dei Nidi e Spazi Be.Bi convenzionati con il Comune di Roma: «Noi siamo qui di fianco alle famiglie per il diritto di scelta del nido. Sono anni che diamo un servizio di qualità alle famiglie, vogliamo continuare a lavorare e vogliamo continuare ad offrire un altissimo servizio».
Parola anche a Eugenio De Crescenzo dell’Associazione Generale Cooperative Italiane: «Ma la libertà educativa non è un principio costituzionale? Come lo difendiamo? Come possiamo pensare che una delibera incida su un principio costituzionale? L’amministrazione si è messa in una situazione insostenibile, il bando deve essere ritirato. Dobbiamo dare valorizzazione al lavoro che si è svolto negli ultimi 18 anni sulle politiche dell’infanzia, creando il più grande distretto di imprese femminili in Italia».
Infine, spazio a un genitore presente in piazza, Fabrizio: «Sono il papà di una bambina che è nata poco meno di due mesi fa. Con lei c’è anche la sorella, che è andata in una struttura convenzionata e ha avuto un bellissimo percorso. La madre e io avremmo voluto che questa seconda figlia avesse lo stesso percorso della prima. Questo invece, stando agli attuali fatti, non sarà possibile. È sbagliato, perché io genitore vorrei poter scegliere le mani a cui affidare mio figlio, vorrei poter aver diritto di scegliere la struttura più adeguata. Se consideriamo poi che mia figlia avrà anche un punteggio più alto dovuto al fatto che io ho la Sclerosi Multipla, avrò diritto a posti “peggiori” rispetto a quelli a cui avranno diritto gli altri. Assurdo: se io ho un punteggio alto, ho diritto ai posti migliori, non ho diritto hai posti peggiori. Così si va a vanificare tutto il discorso del punteggio, a quel punto è totalmente inutile».
Articolo di Angelo Andrea Vegliante