Un artista vero, che ha portato la musica (e la disabilità) nelle case della gente
A quarantotto anni, Ezio Bosso ci lascia.
Una carriera arrestata da una malattia neurodegenerativa, quella di Bosso. Musicista, compositore, direttore d’orchestra, da una decina d’anni conviveva coi sintomi di una patologia che minava il suo fisico, ma non la sua creatività e la sua caparbietà nel voler divulgare la bellezza. Lo faceva attraverso le note del suo pianoforte, suonato con tanta fatica quanta passione, che il grande pubblico ha conosciuto nel 2016 in occasione di un suo memorabile intervento al Festival di Sanremo.
Nato a Torino e formatosi in giro per l’Europa, Ezio Bosso era approdato alla musica classica in giovane età. A sedici anni il suo debutto in Francia come solista, seguito dagli studi per la conduzione d’orchestra e la consacrazione di lì a poco in questo campo.
Da tempo Ezio Bosso era diventato a tutti gli effetti un personaggio pubblico, apprezzato universalmente, intervistato da riviste prestigiose e addirittura conduttore di programmi televisivi in prima serata. Lui, con la parlata tutt’altro che fluida e le movenze ben lontane dagli standard della TV.
Molti lo ricorderanno come una persona con disabilità che ha saputo sfidare i propri limiti e vivere una vita piena di successi nonostante le difficoltà. Noi, invece, lo ricorderemo soltanto come un prodigioso artista. Anche perché, come lui stesso disse, “La disabilità è negli occhi di chi guarda, perché il talento è talento e le persone sono persone, con le ruote o senza”.