Un amore improvviso che irrompe nella quotidianità di un giovane ventiseienne sicuro di sé, una donna in grado di spezzare ogni sua certezza sul mondo femminile. Possiamo riassumere così l’incipit dell’opera prima della scrittrice emergente romana, che parallelamente indaga l’universo maschile e femminile. La nostra intervista.
Un libro è un’avventura che ancora non abbiamo vissuto. E chi divora libri su libri sa quante gioie e dolori si possono nascondere in essi. Tanti incipit, tanti intrecci, tanti protagonisti, diversi autori. Gli stessi che sono dietro a ogni opera, di cui impariamo a conoscere la mente che ragiona e il cuore che pulsa. E, tra i vari cuori pulsanti, troviamo quello di Giulia Cozzolino, ventitreenne con disabilità che ha recentemente pubblicato il suo primo romanzo, E poi sei arrivata tu. L’opera racconta le vicende di Antonio, un giovane sexy e rampante in grado di ottenere il corpo di qualsiasi donna lui desideri. Ma un nuovo incontro con una fanciulla, Gabriella, gli insegnerà che il cuore di una donna non è così semplice da espugnare. Abbiamo intervistato l’autrice.
Ciao Giulia e benvenuta a FinestrAperta. Sei qui perché pochi mesi fa hai pubblicato un libro, E poi sei arrivata tu. Ci può raccontare brevemente la genesi del tuo primo romanzo?
“Ci tengo a precisare che questo non è il mio primo romanzo scritto, ma solo il primo che viene pubblicato. Non ricordo un momento specifico in cui ho deciso di creare questo romanzo. È stato un lavoro lungo e periglioso, durato più di un anno, anche perché la mia scrittura non segue delle regole logiche precise. È tutto basato sull’impulso del momento, creo tantissime bozze e annotazioni. Mi tuffo ‘di testa’ nella storia. Divento ogni personaggio: ragiono e percepisco come loro. Arrivo addirittura a sognarmeli la notte, a dialogare con loro. Nella mia testa c’è già tutto dall’inizio alla fine. Il difficile è renderlo comprensibile ed interessante. Mi immedesimo nel lettore e mi chiedo cosa penserebbe e desidererebbe trovare alla pagina successiva”.
A mio avviso, è molto interessare vedere come una scrittrice si immedesimi nel ruolo maschile per parlare di amore nei confronti dell’altro sesso. Hai avuto delle difficoltà all’inizio? Ti sei fatta consigliare da amici o ti sei trovata subito a tuo agio con il personaggio di Antonio?
“Sì e no. Finché si trattava di creare situazioni romantiche e/o passionali non avevo problemi, mi veniva spontaneo inquadrarle con gli occhi di un maschietto. La mia è ovviamente una generalizzazione, ma mi piaceva il fatto che voi foste più… semplici e diretti, oserei dire sanguigni. Mentre noi donne, mi ci metto anche io nella lista, tendiamo a razionalizzare tutto. Quando però dovevo dare ai miei personaggi più spessore, plasmare il loro carattere, allora sì. Mi sono trovata più volte costretta a chiedere consigli ai miei amici maschi”.
Azzardo un’ipotesi: Antonio è la personificazione della superficialità che caratterizza i tempi odierni?
“Lo si può definire così, ma la mia intenzione non era quella. Antonio è un insieme dei caratteri di alcune persone che conosco, con l’aggiunta degli aspetti che trovo personalmente più interessanti. Possiamo definirlo una sorta di uomo dei miei sogni”.
C’è qualche forma di autobiografia in questo romanzo?
“Sì, ma non ti dirò mai la verità. Chi mi conosce le saprà cogliere. Non amo mettere in piazza la mia vita”.
Il romanzo fa parte della duologia Amori in corso. Ci puoi anticipare qualcosa sul prossimo romanzo?
“Perdonami, questo è il titolo del secondo e ultimo libro, mostra la stessa struttura solo ribaltata: in questo caso saranno i personaggi femminili a parlare. In questo libro, i lettori conosceranno Gabriella a tutto tondo. Al momento è in fase di revisione, spero di pubblicarlo a breve”.
Domanda di carattere più generale: quand’è nata la tua passione per la scrittura?
“Presto, attorno ai quattordici anni. Da grande divoratrice di libri quale sono, iniziai ad avvertire il desiderio di scrivere storie che mi sarebbe piaciuto leggere. Nel momento in cui iniziai mi accorsi di essere affascinata, quasi incantata, dalle parole che riempivano le righe e le pagine dei miei quaderni. Mi sentivo potente e in pace allo stesso tempo. Per qualche secondo avevo la sensazione di avere il mondo nelle mie mani, avevo creato qualcosa di nuovo. Uscivo dall’anonimato. In pace perché tutto il caos creativo nella mia testa aveva trovato una forma razionale”.
Vorresti crearti una carriera come scrittrice?
“È uno dei miei tanti sogni. Il mio idolo è J. K. Rowlings, l’inventrice di Harry Potter. Come afferma il detto, ‘Fai quello che ti piace e non lavorerai un giorno in vita tua’, ma a me non spaventa di andare a lavorare. Non vedo l’ora di farlo. La scrittura è più di un hobby, direi quasi una necessità. Come l’uccellino cinguetta o il gallo canta la mattina, io scrivo. Innanzitutto per me stessa, sono contenta che le mie storie piacciano”.
Come mai hai deciso di pubblicare il tuo romanzo in formato e-book e non ti sei rivolta a case editrici specializzate nella pubblicazione di libri cartacei?
“Prima ero minorenne quindi non potevo, in seguito ho fatto qualche tentativo di inviare alcuni stralci a qualche casa editrice, ma niente. Inoltre, il formato digitale è alla portata di tutti, è il futuro”.
Dopo Amori in corso, hai già qualche idea per future collane?
“Non lo so, per il momento su Amazon è possibile trovare una piccola raccolta di racconti dal titolo Istantanee di vita. Per quanto profondamente appagante, creare romanzi è anche psicologicamente faticoso per me. Soprattutto per il fatto che mi ci impegni anima e corpo: ho delle vere crisi di frustrazione o di totale blocco durante la stesura. Ora come ora voglio dedicarmi alla specialistica”.
Articolo di Angelo Andrea Vegliante