Dal 21 marzo la delega al Governo per le politiche in favore delle persone anziane, dopo la sua approvazione al Senato, è legge. Questo testo normativo, che ha dovuto attraversare un iter molto lungo, contiene delle previsioni che andranno a influenzare la vita delle persone con disabilità che hanno compiuto i sessantacinque anni di età
È approvata dal Parlamento la legge delega per la non autosufficienza. Ora il Governo dovrà redigere i rispettivi decreti legislativi entro il primo trimestre del 2024. La legge, di cui vi avevamo già parlato in un precedente articolo, ha come sue protagoniste le persone anziane, cioè coloro che abbiano raggiunto o superato i sessantacinque anni di età, disciplinando anche dei servizi, delle prestazioni e il riconoscimento di diritti specifici in favore delle persone anziane non autosufficienti. Nel complesso la versione definitiva di questa normativa non presenta molte differenze con quella precedentemente analizzata. Tra i cambiamenti più evidenti possiamo trovare il ritorno della presa in considerazione del benessere bio-psico-sociale della persona nella realizzazione della valutazione multidisciplinare. Tale valutazione verrà svolta nei Punti Unici di Accesso, situati nelle Case della Comunità e messa in atto da un team multidisciplinare, servirà per determinare un progetto assistenziale individualizzato, tenendo conto dei bisogni psicologici, sociali e sanitari del suo destinatario, indicherà quali servizi e prestazioni esso necessita e dovrà ricevere.
Altra novità presente è l’affermazione del diritto alle cure palliative e un maggior coinvolgimento delle farmacie nella prestazione dei servizi. A parte queste novità, si può dire che il testo di legge è rimasto sostanzialmente lo stesso di quel disegno di legge che è approdato, per poi essere approvato, i primi giorni di marzo al Senato. Sono rimaste, purtroppo, le criticità che avevamo indicato in passato. La non autosufficienza continua ad assorbire, nella definizione che questa normativa impone di redigere, la condizione di disabilità, impostazione questa che va contro ciò che è sancito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD), approvata dall’Assemblea Generale dell’Onu nel 2006 e ratificata dall’Italia nel marzo 2009. Secondo la CRPD, infatti, le persone con disabilità sono sempre tali, indipendentemente dal fatto che la disabilità sopraggiunga nella vita di una persona anziana, o dal fatto che la persona con disabilità entri nella terza età. La Convenzione invita gli Stati a considerare le peculiari necessità della persona con disabilità connesse all’invecchiamento. Stabilire che a sessantacinque anni si passa dall’essere persona con disabilità a essere persona non autosufficiente, è, perciò irrispettoso di questo importante documento internazionale dei diritti umani.
In aggiunta, sono rimaste le previsioni in favore degli assistenti familiari degli over sessantacinque.
Abbiamo già raccontato la preoccupazione delle associazioni maggiormente rappresentative delle persone con disabilità. Secondo queste, di fatto, tali previsioni, sebbene giuste e corrette nel contenuto, creerebbero una discriminazione verso i caregiver delle persone con disabilità, che non hanno ancora raggiunto il compimento dei sessantacinque anni di età.
Soprattutto, non si può far meno di notare che è rimasto invariato il problema dei fondi per la realizzazione di quanto sancito in questa legge. Leggendone l’articolo 8, il quale disciplina le risorse economiche che la messa in pratica della legge utilizzerà, è evidente che ciò che è stato stanziato non è sufficiente.
La legge, la quale si prefigge di migliorare di molto e sotto tanti aspetti la vita delle persone anziane e che nonostante le criticità importanti che contiene, si deve valutare complessivamente in modo positivo, rischia di rimanere solamente un bel progetto scritto, ma non realizzato. Rischia, pertanto, di esserci molta teoria e poca pratica nella sua realizzazione.
(Articolo di Elisa Marino)