Il mondo del lavoro è difficile, sempre e comunque. Non fanno eccezione i mestieri legati al Terzo Settore e non fanno eccezione i lavoratori che usufruiscono di “privilegi” legati alla disabilità di un proprio caro. Tra le tante storie che attestano il cortocircuito tra l’espressione di un diritto e il mantenimento di un impiego, ne raccontiamo due di questi giorni, denunciate dai sindacati che ne hanno assistito i protagonisti.
ROMA, LA SINDACALISTA LICENZIATA. La prima storia viene da Roma, dove opera la Cooperativa Sociale Nuove Risposte. Qui lavora Romina, la quale è stata licenziata perché – come segnala la Cgil Roma e Lazio – aveva tentato di organizzare e rappresentare i suoi lavoratori alcuni anni fa. La reazione della dirigenza fu dura e il rapporto si inasprì fino a quando Romina fu trasferita. A quel punto si decise di ricorrere al tribunale e così nel 2015 il giudice attestò la condotta antisindacale della Cooperativa Nuove Risposte, imponendo di far tornare Romina al proprio posto. La sentenza, però, non pacificò gli animi e così, dopo un ulteriore peggioramento del rapporto tra datori di lavoro e lavoratrice, si è giunti al licenziamento di quest’ultima.
LA SPEZIA, QUANDO LA 104 DIVENTA UN BOOMERANG. Ci spostiamo a La Spezia, per un’altra storia di diritti negati. La protagonista è sempre una donna, come racconta il periodico Rassegna Sindacale: una lavoratrice della Conad è stata licenziata lo scorso gennaio perché aveva usufruito dei benefici della Legge 104. Nella fattispecie, tale normativa le consentiva di avere dei giorni liberi in cui poter accudire un parente con disabilità (in questo caso il fratello). L’azienda, però, nutriva dei sospetti, tant’è che ingaggiò un investigatore privato, il quale non potè far altro che confermare la veridicità della versione della dipendente, ovvero che aveva sfruttato i giorni di permesso per accudire il fratello. Nonostante ciò, i dirigenti licenziarono la donna sostenendo che il permesso non era stato utilizzato in modo conforme. Anche qui la disputa si è dovuta spostare nell’aula di un tribunale, stavolta con esito felice per la protagonista, sostenuta dal proprio sindacato, che in questi giorni è stata reintegrata nell’organico dell’azienda.
Articolo di Manuel Tartaglia