È accaduto a Roma, nella zona nord della metropoli, dove un gruppo di almeno quattro minorenni ha malmenato una ragazzina con disabilità in un parco, con gli spettatori intenti ad immortalare ciò che stava accadendo col telefono
Qualche settimana fa, esattamente il 2 aprile, a nord della Capitale, una giovanissima ragazza con disabilità è stata sottoposta ad un vero e proprio pestaggio perpetrato da coetanee, almeno quattro, responsabili di atti violenti contro la ragazzina. Grazie alle telecamere di sorveglianza, sono state rintracciate e identificate dai carabinieri le autrici della violenza: si tratta di almeno quattro minorenni riconosciute, assieme a circa 16 ragazzini, tutti di minore età, che avrebbero assistito all’aggressione e ripreso, con i loro smartphone, il brutale spettacolo al fine di condividerlo sui social network.
Questo accadimento richiama alla mente i fatti di Manduria, nel tarantino, dove, il 23 aprile del 2019, dopo aver subito aggressioni e angherie da più gruppi di giovani che poi condividevano le loro scorribande su WhatsApp, è morto Antonio Stano, un sessantaseienne con disagi psichici.
Come a Manduria, anche a Roma il “branco” esercita la sua supremazia numerica accanendosi sul più debole. Un altro comune denominatore è l’età del gruppo di aggressori: in entrambi i casi giovanissimi ragazzi, molti dei quali minorenni. Il bersaglio è, anch’esso, simile: persone più deboli con qualche tipo di disabilità.
Salta all’occhio, inoltre, in entrambe le storie, il desiderio dei presenti di riprendere con lo smartphone ciò che accade per postarlo sui social network amplificando, e testimoniando, l’entità dell’accaduto.
Nonostante le diverse strategie messe in campo per combattere il bullismo (come vi abbiamo raccontato anche su queste pagine), il fenomeno sembrerebbe in preoccupante crescita: oltre il 50% dei ragazzi tra gli undici e i diciassette anni ha subito episodi di bullismo, e tra chi utilizza quotidianamente il cellulare (85,8%), ben il 22,2% riferisce di essere stato vittima di cyberbullismo. A ricordarlo è la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps).
Anche il mondo politico sta cercando di prendere provvedimenti: A gennaio 2020, la Camera dei deputati ha confermato la volontà di approvare una sorta di legge contro il bullismo e che andrebbe a completare il provvedimento di Legge 71/2017 sul cyberbullismo. Tuttavia, i ragionamenti in merito sono ancora in approvazione da parte del Senato. In ogni caso, nel nostro Paese il bullismo viene punito sia in sede penale sia in sede civile. Può essere considerato un reato, ma può anche prevedere dei risarcimenti in caso, durante uno scontro fisico, vengano danneggiati degli oggetti o ferita la persona vessata.
Il bullismo si definisce un reato quando si traduce in: istigazione al suicidio, percosse, lesioni, rissa, diffamazione, violenze sessuali, minacce, stalking, interferenze nella vita privata, furti, estorsioni, danni di natura diversa, frode informatica, sostituzione di persona o furto d’identità.
Il modo migliore per combattere il bullismo resta comunque sensibilizzare le nuove generazioni sull’argomento, far loro comprendere l’importanza dell’uso delle parole, aiutarli a crescere con princìpi solidi e in ambienti sani dove prima di tutto prevale la condivisione e l’uguaglianza.
(Giuseppe Franchina)