Siamo stati alla parata in difesa dei diritti delle persone con disabilità, ecco cosa abbiamo visto
Dopo le tappe di Torino, Genova, Milano e Taranto, il Disability Pride ha fatto tappa a Roma il 23 settembre, ottenendo il patrocinio del Comune. La marcia delle persone con disabilità ha ormai assunto una dimensione nazionale, dimostrando come la voce di chi lotta per i diritti delle persone con disabilità stia guadagnando sempre più risonanza in tutta Italia.
L’organizzazione è nata da una rete di associazioni che hanno dato vita al Disability Pride Network, un’idea del suo fondatore Carmelo Comisi. Dal 2015, membri di queste associazioni partecipano alla marcia sia come persone con disabilità che come parenti e amici di persone con disabilità. Dimostrando il crescente sostegno e l’unità all’interno di questa comunità.
L’appuntamento per la partenza è stato fissato a Piazza dei Santi Apostoli, concludendosi poi nella suggestiva Piazza del Popolo. L’atmosfera era allegra e spensierata, tipica degli eventi Pride, con l’obiettivo di “mostrarsi orgogliosamente” e soprattutto rivendicare i propri diritti. Tuttavia, non sono mancate le polemiche.
“Giornata bellissima, partecipatissima e graziata da un meteo che sembrava inclemente. Ma il destino, la fortuna o Dio, è con noi. Mentre tutti gli altri a quanto pare sono contro di noi”, commenta sottilmente Comisi e non solo lui sulla mancanza di adesione di molte altre associazioni che si occupano di disabilità e della politica, da cui ci si aspettava una partecipazione molto più calorosa.
Durante la marcia, sono stati segnalati alcuni spiacevoli episodi raccontati dal presidente dell’associazione Disabili Pirata, in cui alcuni giovani e un esercente hanno alzato il braccio destro teso in segno di opposizione al loro passaggio. Per fortuna, gocce di maleducazione in un mare di sostegno, festosità e consensi di chi si è unito alla marcia.
Durante l’evento, è stato posto un forte accento sui diritti fondamentali delle persone con disabilità, sottolineando che i diritti teoricamente esistono già, ma la vera “rivoluzione” è far sì che vengano effettivamente applicati. Uno dei temi più discussi è stato quello sull’inclusione nel mondo del lavoro, un obiettivo possibile ma ancora complicato a causa della mancanza di fondi e dei pregiudizi diffusi. I partecipanti hanno espresso una serie di richieste per un mondo più equo e inclusivo. Accessibilità, lavoro, uguaglianza sono le cose che più premono gli organizzatori.
Il Disability Pride ha condiviso molto con il Gay Pride, marcia sorella che si svolge a Roma nel mese di giugno. Entrambe le comunità vivono nell’ombra dei pregiudizi e delle barriere. Lotte diverse, ma con molto in comune. All’evento era infatti presente anche una rappresentante di Agedo, l’associazione di genitori che si battono per i diritti dei figli LGBTQ+: “I nostri figli ci hanno fatto un grande regalo, perché ci hanno aperto gli occhi sulla diversità e sulla varietà di cui il mondo è composto”.
Anche l’Enpa ha partecipato all’evento, portando con sé le parole della partigiana Tina Costa, che nella sua vita aveva compreso che combattere per la propria libertà e i propri diritti significa lottare per la libertà e i diritti di tutti.
L’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti ha sottolineato l’importanza dell’unità nella manifestazione, evidenziando che la lotta dev’essere collettiva per il benessere di tutti, senza distinzioni. “Noi siamo capaci di fare tutto, siamo capaci d’imprese semplici e d’impese complesse. Eppure, questa società con le sue barriere non ci permette neanche di attraversare la strada sotto casa”. Una società che ancora respinge e non accoglie.
Numerosi poi sono gli slogan rimasti impressi della marcia: da “La salute non è una merce” (sottolineando la necessità di preservare il sistema sanitario nazionale) a “Pensioni d’invalidità 300 euro. Italia 2023″.
Chi ha partecipato alla marcia del 23 settembre ha espresso la sua determinazione a rivendicare ogni diritto. Rinunciare a qualcosa vorrebbe dire perdere tutti.
Quella che segue è la galleria fotografica dell’evento.
(Angelica Irene Giordano)