Raramente riconosciuta da chi dovrebbe accettarla, la Carta Europea della Disabilità è uno strumento potenzialmente utilissimo, che però non ha ancora riscontro effettivo nella realtà
Dall’inizio di questo anno è possibile richiedere all’Inps la Disability Card (o Carta Europea della Disabilità).
Questa tessera, essendo provvista della foto della persona con disabilità che ne è titolare, le permette di accedere a tutte le agevolazioni a cui ha diritto senza dover mostrare alcun documento cartaceo. Infatti, oltre che la foto, sulla card viene posto un microchip, che letto con lo strumento apposito (lettore QR-Code, app su cellulare o tablet), mostra tutti i documenti di riconoscimento dell’invalidità necessari.
Lo scopo che questa Carta va a raggiungere è quello di garantire alle persone con disabilità di usufruire di tutte quelle facilitazioni in campo culturale, del trasporto pubblico e del tempo libero riconosciutegli, non solo nel nostro paese, bensì in tutta Europa. Si vuole con essa promuovere l’inclusione delle persone con disabilità nella vita sociale della Comunità Europea e quindi allo stesso tempo facilitare loro la possibilità di viaggiare.
Per ora è stata adottata da otto paesi dell’Unione, compresa l’Italia. Qui per ottenerla si deve fare una domanda online all’Inps, utilizzando le proprie credenziali Spid. Una volta ricevuta la richiesta, l’Istituto di Providenza Sociale valuterà se si è in possesso delle caratteristiche che danno diritto a riceverla. Se la domanda è accettata verrà dato mandato all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato di produrla, per poi essere spedita al titolare per posta.
Descritto in questo modo sembra tutto liscio e lineare, in realtà svolgendo una semplice indagine si vedrà che è così solo in teoria. Infatti, moltissime persone che si sono viste autorizzato da tempo il rilascio della Card, ancora non l’hanno ricevuta a causa della lentezza e della disorganizzazione di Poste Italiane. A chi l’ha ricevuta le cose però non vanno meglio. Di fatto quasi nessun museo, o cinema, o luogo aperto al pubblico, che dovrebbe riconoscerla, si è organizzato per farlo. Una volta adottata la Carta, non si è proceduto a una vera e propria campagna di sensibilizzazione degli esercenti di pubblici servizi, come i luoghi culturali, presso i quali essa dovrebbe essere utilizzata per godere degli ingressi gratuiti o di quei prezzi scontati di cui si a diritto, a causa della propria disabilità. Come conseguenza di ciò, sono pochi quelli che si sono predisposti anche solo tecnologicamente, per leggere il microchip presente sulla Carta.
Concretamente, quindi, l’adozione di questa iniziativa europea, è avvenuta solo formalmente, visto che anche coloro i quali hanno in tasca la Disability Card, dopo tutta l’attesa, si trovano costretti a continuare a portare con sé una copia cartacea dei documenti di riconoscimento dell’invalidità. Avere la Carta con sé, è come non averla. C’è, in aggiunta, un’altra falla nel sistema italiano della Disability Card, che ne va a complicare ulteriormente l’uso; in caso di smarrimento o perdita, il suo titolare deve fare una denuncia all’autorità giudiziaria ed inviarne copia all’Inps, che però non ha previsto una procedura di sostituzione della Card perduta con una nuova. In poche parole, se la si ottiene e poi la si perde, fino a oggi, non se ne può avere un’altra.
Naturalmente, così come non viene effettivamente riconosciuta la Disability Card rilasciata in Italia, stessa sorte spetta anche a quella concessa dagli altri paesi. In questo modo il nostro paese fallisce nel soddisfare una delle ragion d’essere della Carta stessa: quella di garantire il mutuo riconoscimento della condizione di disabilità tra i vari paesi europei. Le attestazioni dell’invalidità rilasciate dagli altri Stati, invero, non hanno alcun valore nel nostro territorio e viceversa. Pertanto, solamente una reale ed effettiva applicazione della Carta Europea della Disabilità permetterà alle persone con disabilità di poter viaggiare nei territori dell’Unione e di vedersi riconosciuti vantaggi, realizzando così pienamente quella cittadinanza europea, che ci vede cittadini con diritti e doveri di due comunità: quella del proprio paese e quella dell’Unione.
(Elisa Marino)