L’ex presidente degli Usa si salva per un pelo dall’impeachment, ma fa già parte del passato. È il turno di Biden ed Harris, che iniziano col piede giusto e pongono le basi per un’America più attenta ai temi sociali
Il 2021 si apre con un deciso cambio di rotta del vertice americano, successivo alla presidenza Trump. Joe Biden è il quarantaseiesimo presidente eletto degli Usa.
“Our blunders become their burdens” (“I nostri errori diventano i loro fardelli”), con queste parole della poetessa Amanda Gorman e con l’augurio che un paese forte come l’America possa essere lasciato meglio di com’è stato trovato alle generazioni future, viene introdotto il primo giorno da presidente di Biden. La ventitreenne Gorman è stata scelta dalla nuova First Lady, colpita dalle parole dure ma al contempo armoniose di questa giovane donna, impegnata già da anni in lotte per l’inclusione che porta avanti parallelamente e con successo ai suoi disturbi uditivi e di articolazione delle parole. La poesia letta dalla Gorman il giorno dell’insediamento, è stata ispirata dai fatti avvenuti poco tempo prima a Capitol Hill.
Biden è salito infatti al potere pochi giorni dopo l’assalto al Campidoglio da parte dei sostenitori di Donald Trump. Un’azione che ha bloccato Washington, in cui sembrava che lo scontro elettorale fra il presidente uscente e quello entrante, non si fosse ancora concluso. Il 6 gennaio i manifestanti hanno assaltato il Congresso, facendo partire una manifestazione, la “Save America March”, per contestare la vittoria dei Democratici dopo la richiesta di Trump al Congresso di rivedere la proclamazione di Biden alla Casa Bianca, parlando di brogli elettorali. Donald Trump si aggiunge così agli altri presidenti, Johnson, Clinton e Nixon, che sono stati sotto processo per impeachment. L’ormai ex presidente, è indagato con la grave accusa d’incitamento all’insurrezione verso le istituzioni democratiche americane attraverso i social (da cui è stato bandito), dove sono morte ben cinque persone. Il processo si è concluso da poco, nonostante la difesa debole fondata sulla “libertà di espressione”, è stato salvato controvoglia dal Partito Repubblicano. “Trump è ancora politicamente troppo forte”, ci fa sapere il suo partito.
Il 20 gennaio invece, poco dopo il giuramento, Joe Biden prende di diritto posto alla Casa Bianca.
Biden, cresciuto nella sfera politica sin da giovanissimo, a ventinove anni viene eletto come senatore federale in rappresentanza dello Stato del Delaware, fino ad arrivare al 2009, quando ricopre la carica da vicepresidente della presidenza Obama. La carriera è stata negli anni un crescendo felice, al contrario della sua vita privata, sancita da molte tragedie personali. La serenità parrebbe esser ritrovata con il matrimonio con l’attuale First Lady, Jill Tracy Biden, e con la carica da Presidente, facendogli avere un altro record tutto politico: essere il più anziano presidente americano in carica della storia. Ad affiancarlo, la vicepresidentessa Kamala Harris, prima donna e prima americana con discendenze indiane e africane, a ricoprire questo ruolo. Durante le primarie, sembrerebbe sia stata messa sotto i riflettori più la Harris che lo stesso Biden, perché considerata da molti osservatori la probabile futura presidentessa degli Stati Uniti d’America. La Harris ha un curriculum da procuratrice rispettosa della Legge e ligia al dovere, ma non bisogna dimenticare le sue famose lotte sociali e civili. Ecco perché si pensa che fra quattro anni, data l’eta avanzata di Biden, non sarà lui a ricandidarsi. Anzi, il Presidente viene considerato più un ponte moderato dal governo trumpiano a quello più progressista della Harris. Le previsioni infatti vedrebbero una sfida all’ultimo sangue fra la Harris e Mike Pence, l’ormai ex Vicepresidente di Trump. Fra quattro anni, probabilmente, gli americani verranno chiamati per la scelta di due linee governative diametralmente opposte.
Ma tra le file di Biden, non solo Harris spicca per l’aria di rinnovamento che si respira in questi giorni nel Parlamento americano. Altro importante arruolamento è stato quello per la carica di assistente segretario alla sanità. Consigliera diretta del Segretario della Salute sarà Rachel Levine. Levine è una pediatra transgender, volto della lotta alla COVID-19, lodata per la sua capacità organizzativa sotto emergenza. “La dottoressa Rachel Levine – dice Biden – porterà la stabile leadership e l’ampia conoscenza di cui abbiamo bisogno per affrontare la pandemia, a prescindere da etnia, religione, orientamento sessuale, identità di genere o disabilità”. Una decisione storica, volta all’interesse di promuovere un’ideologia in cui nessuna diversità deve essere esclusa.
Il giorno stesso in cui Biden ha preso possesso dei poteri da Presidente, ha firmato diciassette ordini esecutivi, tra cui il rientro immediato nell’Organizzazione Mondiale della Sanità, da cui era uscito pochi mesi prima, a nome dello Stato americano, il governo Trump. Inoltre, dopo essersi occupato della creazione di alcune misure per contenere la pandemia, è rientrato nei Trattati di Parigi per la salvaguardia dell’ambiente, ha bloccato i lavori per la costruzione del muro con il Messico, ha sospeso i debiti universitari per le persone colpite economicamente dalla COVID-19 e sta creando delle agenzie federali che si occupino delle discriminazioni e del razzismo, problema ancora largamente diffuso in America.
Durante la sua campagna elettorale, Biden ha fatto promesse che parrebbero concrete, al popolo americano. Come alzare le tasse alle classi più agiate e alle industrie, cercare di avere una politica estera meno isolazionista ed eliminare la pena di morte e la libertà su cauzione. Per i diritti civili e sociali, sembra mantenere una linea aperta molto simile a quella di Obama e del suo Obamacare. In accordo con il suo ex rivale Donald Trump, è invece la proposta di alzare la paga minima oraria a 15 dollari l’ora e di ritirare le truppe americane in Afghanistan, per mettere fine a questa sofferta missione che dura ormai da vent’anni.
(Angelica Giordano)