La sentenza della Corte Suprema fa discutere e getta un’ombra sui diritti civili in Occidente
La sentenza “Roe v. Wade” del 1973, emanata dalla Corte Suprema degli Stati Uniti, sanciva il diritto della donna ad abortire, fino al momento in cui il feto fosse stato in grado di vivere al di fuori dell’utero, in tutti gli Stati della Federazione. Lo scorso 24 giugno la stessa Corte ha ribaltato questa sentenza, cancellando il diritto all’aborto per moltissime delle donne che si trovano sul suolo americano.
Esprimendosi sul caso “Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization”, la Corte ha affermato che il diritto all’aborto non è un diritto protetto e garantito dalla Costituzione degli Stati Uniti d’America, perciò non è un diritto federale. Il caso in questione vedeva l’unica clinica abortiva del Mississippi, opporsi alla legge sull’aborto dello stesso Stato, perché troppo limitante del diritto all’aborto e quindi considerata in contrasto con quanto già stabilito dalla Corte, almeno fino a quel momento.
A causa della decisione di considerare costituzionalmente legittima la legge del Mississippi, scelta che è passata per un voto favorevole di sei dei nove giudici che compongono l’Alta Corte, spetta ad ogni singolo Stato stabilire se garantire o meno il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza all’interno del suo stesso territorio. Secondo il lavoro di indagine di attivisti che sostengono l’aborto, saranno ben ventisei gli Stati che lo vieteranno con le loro leggi. Tredici stati hanno già emanato delle “trigger laws”, ovvero delle leggi “dormienti”, pronte per entrare in vigore non appena la sentenza della Corte Suprema sarà ufficializzata.
Anche se alcune di queste leggi sono state momentaneamente bloccate dai giudici di alcuni di questi Stati, gli effetti pratici della decisione della Corte Suprema di togliere lo status di “diritto costituzionalmente riconosciuto” alla scelta di sottoporsi all’aborto, non sono tardate ad arrivare. Infatti, in alcuni Stati le cliniche per l’aborto sono state già chiuse. La Corte ha preso questa decisione nonostante molti esperti di sanità pubblica, medici, ricercatori, sociologi ed economisti avessero consegnato prove degli effetti negativi che tale decisione avrebbe avuto sul benessere non solo delle donne incinte, ma anche dei bambini nati dagli aborti negati. Per esempio, lo studio “Turnaway Study”, organizzato dall’Università della California e gestito da una esperta della salute riproduttiva, ha dimostrato (attraverso l’analisi della vita di più di cento donne per le quali è stato impossibile interrompere la gravidanza) che le donne costrette a partorire finiranno con molta probabilità in condizioni di povertà. Così come è dimostrato che le donne che si sono viste negare la possibilità di abortire avranno più difficoltà a terminare o ad accedere a percorsi di formazione, scolastica o lavorativa. Sarà più difficile per loro costruirsi una carriera.
Altri studi ci dicono che gli effetti negativi di questa sentenza ricadranno soprattutto sulle donne appartenenti alle minoranze e su quelle che hanno già una situazione economica difficile. L’effetto più preoccupante del divieto all’aborto è che queste proibizioni legali, non contrastano in realtà le interruzioni di gravidanza, ma hanno solo l’effetto di spingere le donne a praticare aborti non sicuri, i quali possono danneggiare il corpo e la salute della donna permanentemente. È stabilito che gli aborti praticati abusivamente, in modo autonomo dalle donne, oppure attraverso l’aiuto di persone non esperte è la causa del 13% delle morti di donne incinte in tutto il mondo. Molte organizzazioni sono preoccupate per la possibilità che alcune tra le donne che non potranno sottoporsi agli interventi di interruzione, decidano di utilizzare i medicinali abortivi, senza sapere come funzionano e senza supervisione medica, con gravi rischi per la loro salute.
La sentenza dell’Alta Corte non ha cancellato il diritto all’aborto in tutti gli Stati, perché alcuni di loro lo riconosceranno e garantiranno al loro interno, per chiunque voglia praticarlo. Si pensa che molte delle donne che vivono negli Stati che opteranno per rendere illegale l’aborto, si sposteranno negli altri dove invece è legale, andando a creare probabilmente un sovraccarico del loro sistema sanitario statale. L’esito della “Dobbs v. Jackson Women Health Organization” non è stato in realtà una sorpresa, poiché il giornale Politico aveva fatto trapelare una bozza della sentenza shock già qualche mese fa. Nonostante questo, la conferma di tale bozza ha causato un vero e proprio terremoto politico, sociale e istituzionale. Il presidente Biden ha definito la sentenza un “tragico errore”. Società come Apple e Patagonia si sono già impegnate per pagare alle proprie dipendenti che lo necessitano il viaggio per andare ad abortire, attirandosi le ire e le minacce dei rappresentanti e degli amministratori di quegli Stati che stanno scegliendo l’abolizione del diritto all’aborto. Petizioni e proteste sono state organizzate in tutti gli Stati Uniti per spingere verso un superamento di quanto la Corte Suprema ha appena pronunciato e il ristabilirsi del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, che è considerato un diritto umano, da molti esperti e autorità del diritto internazionale dei diritti umani.
Nel paese molti hanno paura che questa virata conservatrice della Corte metta in pericolo altri diritti faticosamente acquisiti come il diritto al matrimonio tra persone dello stesso sesso. Era da molto tempo che gli Usa non erano immersi in un dibattito interno così intenso e divisivo.
(Elisa Marino)