CRLN è la prima voce femminile della Macro Beats, etichetta indipendente che ha tenuto a battesimo molti artisti che hanno trovato la strada del successo (Ghemon è un esempio). Si scrive CRLN, si legge “Caroline”, come sottolinea lei stessa, così si chiama anche il suo ep d’esordio. L’abbiamo contattata per farci raccontare qualcosa di questo progetto discografico – disponibile su Itunes dal 20 maggio – che contiene cinque brani.
Nel tuo ep ricorre molto spesso il tema del viaggio e della distanza, come metafora o proprio legato a qualcosa?
Il tema del viaggio è inteso in senso metaforico e porta con sé un valore intrinseco. Per viaggio, infatti, s’intende un viaggio interiore, mentre la distanza riguarda più la lontananza tra me e il mondo intero.
Tu mischi diverse sonorità che spaziano dall’indie all’elettronica, quanto è difficile portare un certo repertorio nel panorama musicale italiano?
Non è difficilissimo. L’indie è approdato in Italia da parecchi anni, l’elettronica sta prendendo piede da poco ma già ha il successo e il seguito che merita. Credo che unire il “vecchio” al “nuovo” faccia in modo che ci si possa abituare inconsciamente anche ad un genere nuovo come l’elettronica.
Quanto e in cosa ti ha aiutato la produzione, in fase di componimento dell’ep?
Le produzioni sono state di fondamentale importanza per il componimento di “Caroline”, infatti siamo partiti proprio da quelle. Non avrei impostato i testi in quel modo così come le linee vocali che trovo si combinino molto bene con i suoni.
Com’è stato lavorare con Yakamoto Kotzuga, Ulisse Minati, Mirko Onofrio e Roberto Dragonetti?
Sono artisti di un certo calibro e quindi è sempre una situazione entusiasmante. Il loro ausilio è stato di primaria importanza, e ogni pezzo non sarebbe stato lo stesso senza i loro inserimenti. Per esempio, “Via da noi” non avrebbe avuto lo stesso sapore senza i fiati di Mirko Onofrio e la linea di basso di Roberto Dragonetti.
Se avessi l’opportunità, parteciperesti ad un talent?
A questo punto della mia vita direi proprio di no. Non avrei alcun interesse ad entrare in quel tipo di mondo mediatico. Tra l’altro so per certo di non essere caratterialmente compatibile allo stress a cui un talent mi sottoporrebbe. Penso inoltre che entrare in un talent sarebbe un’arma a doppio taglio. La cosa forte è che ti dà subito la popolarità che un qualsiasi artista desidererebbe, la parte a mio avviso più fastidiosa invece è proprio come poco e male venga trattato quello che dovrebbe essere il tema principale, cioè la musica.
Dove possiamo trovarti? Progetti futuri?
Mi potere trovare sulla mia pagina Facebook prima di tutto e poi dal vivo sono in programma tre showcase di presentazione: il 17 giugno alla Santeria Paladini di Milano, il 18 giugno al Monk di Roma e il 19 giugno al Suede Store sempre a Roma. Il futuro è tutto da vedere, ma ci saranno sicuramente altre date da inserire (ride).
Articolo di Andrea Desideri