Il 5 maggio è stata celebrata la Giornata Internazionale della Vita indipendente, istituita dalle associazioni delle persone con disabilità. Ma qual è il verò il significato giuridico di “Vita Indipendente”? Vediamolo insieme.
Cosa significa “Vita Indipendente”? Per capirlo, si deve necessariamente analizzare l’articolo 19 della Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità del 2006. Tale norma, appunto, sancisce e riconosce il diritto umano alla vita indipendente e di vivere inclusi nella società.
Il diritto alla Vita Indipendente e a vivere inclusi nella società è costituito dall’opportunità concreta e formale di vivere come si vuole, dove si vuole e con chi si vuole, avendo il pieno controllo sulla propria routine e l’opportunità di essere parte attiva della comunità di cui si fa parte e che si sceglie.
È un diritto ampiamente riconosciuto dalla comunità internazionale, che per essere realizzato ha bisogno di vedere implementati i diritti civili e politici, così come quelli culturali economici e sociali.
Si può tranquillamente dire che esso è il diritto di avere in mano le redini della propria vita, sotto ogni aspetto e di poter portare o meno un cambiamento pratico all’interno del proprio gruppo sociale.
Questa posizione di vantaggio, o potere se vogliamo, che il diritto internazionale dei diritti umani riconosce ad ogni singolo individuo, genera in capo agli Stati e ai Governi due doveri: il primo, quello di non intromettersi nelle scelte delle persone con disabilità e il secondo, complementare al primo, di fornire alle persone con disabilità i mezzi e le possibilità necessari per vivere la propria vita come vogliono.
Il diritto alla Vita Indipendente e all’inclusione nella comunità si basa sui principi di rispetto per la dignità intrinseca, l’autonomia individuale, compresa la libertà di compiere le proprie scelte, l’indipendenza della persona e la piena ed effettiva partecipazione ed inclusione all’interno della società.
Esso costituisce la perfetta espressione dell’interconnessione ed indivisibilità dei diritti umani e ricomprende al suo interno il diritto all’autodeterminazione e quello di accedere a servizi di supporto, sia individualizzati, sia comuni a tutti.
Il reale godimento del diritto alla Vita Indipendente è legato a doppio filo a quello degli altri diritti. Stabilisce, invero, che questi siano esercitati in modo assolutamente autonomo, ovvero secondo ciò che si desidera e si vuole.
Per esempio: non ci può essere diritto alla Vita Indipendente se la persona con disabilità non ha a disposizione servizi, luoghi ed informazioni accessibili e allo stesso tempo il diritto all’accessibilità si delinea nella possibilità di scegliere in totale libertà il servizio di cui usufruire, il posto dove andare e l’informazione da conoscere. Ed ancora: è essenziale per il diritto affermato dall’articolo 19, il riconoscimento di tutti come persone davanti alla Legge.
Dopotutto, senza che le proprie decisioni siano riconosciute come legalmente valide e vincolanti non si può vivere secondo quelle che sono le nostre volontà.
La CRPD, inoltre, enunciando questo importante diritto, ne elenca, come suo elemento costitutivo, il principio di non discriminazione. Difatti, l’art.19 offre, esplicitamente, protezione ad ogni gruppo di persone con disabilità, indipendentemente da sesso, identità sessuale, età, condizione sociale e dallo status di richiedente asilo.
Purtroppo, il Comitato Onu dei Diritti delle Persone con disabilità, l’organo che si occupa di monitorare il rispetto e l’attuazione statale della CRPD, quando è andato a sorvegliare l’articolo 19, ha rilevato che gli Stati non sono ancora riusciti ad implementarlo in un modo che sia rispettoso del vero e più profondo significato del diritto che va ad esprimere. Troppo spesso, infatti, le persone con disabilità si trovano, tra le altre cose, a vivere in istituti, dove non hanno il controllo sugli aspetti fondamentali delle proprie giornate.
(Elisa Marino)