Questo è il periodo dell’anno in cui, normalmente, sbocciano i fiori. In particolar modo i tulipani che, per definizione, arricchiscono questa stagione con le loro forme diverse che in un certo qual modo li rendono unici. A partire dal nome: tulipano, infatti, vuol dire “cappello” o “copricapo” – da “tulband” – ed è stato scelto per definire tale fiore che ricorda proprio una sorta di cappuccio. Appartenente alla famiglia delle Liliaceae, è famoso per essere variegato nella sua eccentricità. Molti pensano sia nato in Olanda, mentre in realtà ha origini persiane. Proprio questo suo eclettismo, dovuto non solo alle controverse origini, Silvio Soldini (regista italiano di fama internazionale) l’ha usato per intitolare uno dei suoi film più famosi. Restando in tema di “Pane e tulipani”, i fiori vengono spesso accomunati alla figura dei pazienti, poiché entrambi appaiono tutti molto simili, ma posseggono aspetti, qualità e situazioni differenti di cui bisogna prendersi cura. Quindi, se tiriamo in ballo il numero 250mila, non dovrebbero venire in mente soltanto gli esemplari del primo campo di tulipani U-Pick d’Italia – impiantato quest’anno in Lombardia (che non sembra vivere soltanto di palme milanesi), precisamente a Cornaredo, dall’olandese Edwin Koeman – ma anche l’ingente quantità di persone con malattie midollari.
Ogni anno altrettanti individui riscontrano patologie al midollo spinale, con conseguente perdita della sensibilità e della funzionalità motoria. I traumi midollari causano, a seconda del livello, paralisi delle gambe o addirittura di tutti e quattro gli arti, e possono arrivare a coinvolgere i muscoli respiratori, costringendo il paziente alla respirazione artificiale. Per questo, la Regione Lombardia, che non ha a cuore soltanto la botanica ma anche e soprattutto la salute dei cittadini, sta promuovendo un’iniziativa denominata “Conoscere per capire” che parte dal Centro Polifunzionale “Spazio Vita Niguarda” di Milano per garantire un servizio di orientamento e informazione sui progressi della ricerca nell’ambito della lesione midollare.
Una condizione irreversibile sembra essere la diretta conseguenza ad una patologia midollare, tuttavia l’interruzione di fibre nervose potrebbe essere ristabilita grazie ad un ripristino spontaneo delle connessioni midollari, attraverso l’aggiramento delle connessioni neuronali interrotte tra muscoli e cervello, per mezzo di protesi atte a supportare il movimento. Quando invece la lesione midollare coinvolge la muscolatura respiratoria, si ricorre alla ventilazione. I ricercatori hanno studiato un enzima batterico – la condroitinasi – che, iniettato in un’area del midollo ancora illesa, è in grado di rafforzare le connessioni con il sistema motorio-respiratorio.
Ulteriori passi in avanti, poi, sono stati compiuti nel settore delle interfacce uomo-macchina e la sua applicazione. La creazione di esoscheletri costruiti su misura può far riacquisire un notevole tasso di indipendenza e autonomia: ad esempio, chi indossa un esoscheletro riceve una leggera pressione sulle braccia quando i suoi piedi stanno per toccare terra, questo consente di ritrovare il controllo volontario dei movimenti, pur essendo mediati da una macchina guidata attraverso la mente. Quindi i soggetti possono andare incontro ad un notevole miglioramento neurologico e mirare ad un parziale recupero delle funzioni motorie, realizzando quel che fino a qualche anno fa sembrava essere un’utopia: avere una qualità di vita dignitosa, in base alle singole esigenze di ogni persona. Ridare nuova linfa alle speranze assopite di chi è alle prese con la malattia giorno dopo giorno, proprio come si fa con i fiori.
Articolo di Andrea Desideri