Le donne che abortiscono rischiano di trovare il proprio nome in un Cimitero dei Feti. Non si placa la disputa legale
Archiviato il procedimento del Cimitero dei Feti. Il Gip di Roma ha archiviato il procedimento penale sul cosiddetto cimitero dei feti. Il caso è quello dello scandalo emerso quando una donna scoprì casualmente che al Cimitero Flaminio di Roma esisteva una tomba a suo nome. Lì era stato seppellito, a insaputa della donna, il feto da lei abortito in un ospedale pubblico romano.
L’archiviazione del procedimento penale da parte del Tribunale capitolino dà quindi l’ok alla deposizione, nell’area 808 del Cimitero, di altre croci – cattoliche di default – per altri feti abortiti.
L’esposto bocciato era avviato da Differenza Donna, associazione attiva contro la violenza di genere. L’associazione si era fatta portavoce della denuncia anche di altre donne che, dopo aver interrotto una gravidanza, a propria insaputa ritrovarono il proprio nome su una croce al Cimitero Flaminio. Lo scandalo è stato ampiamente denunciato dalla campagna Libera di Abortire, avviata per denunciare l’incompleta attuazione della legge 194 e per avanzare proposte concrete al ministero della Salute.
Perché il procedimento è stato archiviato. Pur avendo riconosciuto la violazione delle norme a tutela della riservatezza delle donne, il Tribunale ha ritenuto che non ci sia stato dolo. Praticamente si è semplicemente operato in mancanza di un contesto normativo non chiaro. Lascia basiti questa decisione: mentre a centinaia di donne continua a essere negata giustizia, una pratica apertamente illegale continua a messere messa in atto in modo indisturbato.
Le prossime azioni e le prime risposte delle istituzioni. Sono in corso i preparativi per nuove azioni. Forse si intraprenderà un ricorso contro l’archiviazione, la quale – va specificato – non è stata dettata dalla mancanza di violazioni, ma dall’assenza di dolo. Il tribunale riconosce infatti come illegale solo la violazione della privacy. Questo perché manca una normativa univoca che impedisca alle strutture ospedaliere di comunicare liberamente i dati delle donne che hanno affrontato un’interruzione di gravidanza. A più di un anno dai fatti, l’assessora all’Ambiente, all’Agricoltura e ai Rifiuti Sabrina Alfonsi ha annunciato la modifica del regolamento di polizia mortuaria che imponga l’utilizzo di codici alfanumerici per i cippi anonimi.
(Irene Tartaglia)