La notizia ha fatto in breve tempo il giro del mondo, sconvolgendo la società civile. A Parigi, mentre si svolge una riunione di redazione, dei terroristi irrompono nella sede del giornale satirico Charlie Hebdo uccidendo dodici persone, tra cui il suo direttore, alcuni giornalisti, collaboratori e poliziotti intervenuti. E’ solo il primo di una serie di attentati che insanguinerà la capitale francese e di cui arrivano in queste ore tragici aggiornamenti.
Charlie Hebdo è una rivista satirica. Spesso al centro di polemiche per via delle sue vignette irriverenti, non fa sconti a nessuno: prende in giro vittime eccellenti, ridicolizza gli intoccabili, scherza infrangendo tabù. In nome della libertà d’espressione, denuncia con una risata cinica i personaggi che vi pongono dei limiti. Per questo motivo i redattori di Charlie Hebdo sono stati puniti con la morte: i terroristi hanno rivendicato l’attentato come un pareggiamento di conti per la pubblicazione di fumetti offensivi verso l’Islam.
L’opinione pubblica – o la sua parte più distratta – si rende conto che di ironia si muore. Questo ci scuote, ma non dovrebbe stupirci: ricordiamo ancora il nostro Peppino Impastato, ucciso da Cosa Nostra perché aveva il coraggio di denunciare la mafia sbeffeggiandola in radio.
Anche a noi piace ridere. E a volte ci piace denunciare ridendo, ironizzare su temi che altri considerano troppo seri per farci sopra delle battute. E’ il caso de Il Riso Abbonda, il programma di Radio FinestrAperta che tutti i venerdì parla di disabilità con un sorriso. Ci siamo ritrovati spesso a condurre riunioni di redazione come quella in cui hanno perso la vita i nostri esimi colleghi d’oltralpe, in cui discutevamo se era il caso o meno di trattare un certo tema, se una frase detta in una certa maniera potesse risultare offensiva, se fare determinati nomi non potesse creare problemi. Abbiamo fatto le nostre scelte, siamo andati in onda e qualche volta abbiamo anche sbagliato, ma questa è la contropartita della libertà di espressione. E su questo potremmo aprire un ampio e interessante dibattito.
Quello che ci interessa in questo momento non è affatto se i disegni di Charlie Hebdo siano o meno di buon gusto. Quello che ci preme sostenere con convinzione è che non si può mai, in nessun caso, abbattere un’idea con la violenza. Sono altre le armi che preferiamo, in primis la parola.
Sono due le tentazioni che colgono chi viene colpito in maniera tanto drammatica: vendicarsi, diventando più cattivi di chi ci ha colpito, o mollare tutto, lasciandosi vincere dalla paura e dallo sconforto. Secondo noi, però, esiste una terza via, ed è quella vincente: continuare a fare quello in cui si crede, con la forza e la convinzione di sempre.