“La carica dei 104” (il numero ricorda la legge che tutela i diritti delle persone con disabilità). Una rubrica che, mensilmente, intende fornire ritratti di personalità che non si sono abbattute e, superando ogni avversità, hanno raggiunto il successo in ogni campo: arte, cultura, sport, spettacolo. Speriamo che questa raccolta di storie sia di buon auspicio per tanti, giovani e adulti, che non riescono ancora a trovare la forza di emanciparsi. Andrea Desideri, che curerà questo spazio, racconta il cabarettista Bruno Arena.
Il successo è alla base di questa rubrica, insieme alla parola resilienza. Trasformare le proprie debolezze in punti di forza. Cerchiamo di farlo attraverso storie, parlando di chi ce l’ha fatta con costanza e tenacia, di chi è riuscito a trovare grinta e motivazione trasformando lacrime in sorrisi, ostacoli in opportunità. Non a caso vip sta per very important person e la fama, in queste vicende, è frutto di sacrificio: normalmente raccontiamo chi con una disabilità ci è nato e ha saputo farne un vanto, un valore aggiunto, tuttavia coloro che nascono con qualche “differenza” fisica in più sono agevolati dal fattore tempo. Imparare a convivere con le proprie diversità non è più facile, semplicemente è più possibile poiché, essendo congenita, una disabilità nasce e muore insieme a noi. Quasi come fosse una fedele compagna, con cui dividiamo gioie e dolori: la capiamo, la accettiamo anche quando sembra inopportuna perché si mette sempre in mezzo, e alla fine – forse – stabiliamo che, al netto di nervosismi e patemi, senza di lei saremmo più vuoti. Nonché sia costantemente una benedizione, ma ormai c’è e la teniamo nella nostra vita con tutti i difetti e pregi (perché ce ne sono) possibili: è quel qualcosa che ci fa apparire in un modo piuttosto che in un altro, quello che i più forbiti definirebbero tratto originale. Al pari di un abito cucito addosso. C’è a chi sta stretto, a chi sta largo e, infine, c’è chi ha preso le giuste misure e lo indossa al meglio: bene, ma non benissimo.
Chi diviene famoso e considerato, nonostante le avversità, lo deve proprio a quel bene – che apparentemente bene non era – tramutato in solidità, certezza e capacità. È comodo, però, parlare sempre e soltanto di chi viene al mondo con una patologia: persino nelle interviste dei famosi con disabilità, si dedica ampio margine all’evoluzione di uno status, al modificarsi di determinate situazioni. Perché il tempo è un dono prezioso quanto fugace, che guarisce anche le ferite più grandi. Non tutti ce l’hanno questo tempo, esistono disabilità e patologie che, democraticamente, potrebbero colpire chiunque e non per forza alla nascita. L’imprevedibilità è un fattore determinante nell’esistenza, quindi per un uomo che riesce ad elevarsi ce ne sono altri cento che stanno combattendo la propria battaglia per affermarsi o addirittura (ri)affermarsi. Come cambiano i giorni di qualcuno che, sorprendentemente, viene colpito da una patologia? Le stesse giornate assumono un valore e una forma del tutto nuova, ogni schema mentale, e qualche volta fisico, deve essere cambiato. È possibile tornare alla propria dimensione dopo una battuta d’arresto? Dev’esserselo chiesto più di una volta Bruno Arena, uno dei “Fichi d’India” che, insieme a Max Cavallari, per anni ha fatto ridere tutta l’Italia dai palchi e dalle televisioni.
I sorrisi sono stati rimpiazzati improvvisamente da sguardi sbigottiti: il 17 gennaio 2013, Bruno Arena si è accasciato durante un’esibizione televisiva. Il tutto non è andato in onda, ma è bastato a capire che si trattasse della rottura di un aneurisma che gli ha causato un’emorragia cerebrale. Sono seguiti anni di intensa riabilitazione, che hanno portato il celebre comico a riappropriarsi di sé stesso: niente più palchi e nessuno show. Il più grande spettacolo l’ha messo in scena dando prova di una straordinaria forza d’animo, che gli ha consentito prima di tornare ad esprimersi con piccoli versi e poi di comunicare a gesti. Ultimamente, con l’aiuto della terapia, riesce anche a pronunciare qualche nome e piccole parole. Sappiamo questo grazie ai contributi che fornisce il suo compagno di scena e amico, Max Cavallari, sulla pagina Facebook ufficiale della coppia comica. Per Max, come per tutti quelli affezionati a Bruno, inizialmente non è stato facile accettare quest’improvvisa disgrazia. Una vita da ricostruire, una carriera da modificare, con la sola certezza di non lasciare mai la sua metà artistica: così, in una costante corsa contro il tempo tiranno, ai dolori sono seguiti i progressi e le speranze. Dunque, mentre uno ripartiva da tivù e teatro singolarmente, l’altro bruciava le tappe per riacquistare una sua autonomia (per quanto possibile) sapendo di non essere trascurato mai. La spalla del collega e amico (ahrarara) c’era – e c’è – inesorabilmente. Allora, dopo un tempo obbligatorio di scissione artistica – per cause nobilissime – i Fichi sono pronti a tornare insieme: su un set cinematografico, con un film che narra il legame indissolubile di un duo affiatato professionalmente e nella quotidianità. Amicizia, amore e disabilità. Non spegnere la luna – completamente autoprodotto – è un progetto ambizioso che riporta sulle scene un uomo che sembrava essersi perso, invece, come sottolinea sua moglie Rosy, “Questa è una bella sorpresa e una cosa positiva. La possibilità di partecipare ad un film è necessaria come una riabilitazione: lui ha veramente bisogno di tornare dal suo pubblico, oltre la disabilità e gli ostacoli che potrebbero esserci, resta un attore con quella stessa voglia e mentalità”. Ecco perché, quando si parla di disabilità e di vita vissuta, il successo o l’insuccesso è mutevole per forma e sostanza: Bruno Arena ha stupito per anni con il suo talento, ma probabilmente la sua più grande performance deve ancora compiersi. Arriverà nel momento meno probabile, essendo più che mai indispensabile.
Articolo di Andrea Desideri