Cos’è la credibilità al giorno d’oggi? Un’utopia, una speranza irraggiungibile, una rarità che ristagna nell’ambizione di pochi che trovano la forza per ergersi e dire la propria con tono risoluto, in maniera più determinante, tanto da risultare e risaltare rispetto ad una collettività piatta che assimila ma non focalizza, apprende ma non riflette, subisce senza metabolizzare il susseguirsi degli avvenimenti. Quando l’essere sopraffatti è uno status costante, i dubbi e le domande aumentano al punto che bisogna mettere insieme i pezzi. Questo è il concetto alla base de “La notte di Roma”, l’ultima opera letteraria a firma di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo, sequel di “Suburra” – romanzo da cui è tratto l’omonimo film diretto da Stefano Sollima. Un giudizio superficiale potrebbe affermare che in queste opere letterarie viene raccontata la “mafia di Roma”, così come è stato più volte ribadito nel 2013 all’uscita di Suburra – quando “Mafia Capitale” era soltanto una pulce nell’orecchio di molti e non una certezza confermata dai titoli di giornale –, in queste pagine la criminalità è solo un pretesto per dare una credibilità a certi meccanismi che attanagliano la Capitale (così come l’Italia) da troppo tempo.
Infatti, si parte dall’assunto che il crimine nella Capitale non sia una novità recente, d’altronde chi abita a Roma sa che ultimamente sono venute a galla quelle certezze che il popolo già aveva, tramutate in conferme dalla cronaca. Nessuno sembra aver scoperto nulla di nuovo, quindi. De Cataldo e Bonini, perciò, non fanno altro che riordinare i pezzi di un puzzle intricato che si è andato a formare negli anni. Dopo le vicende della Magliana, raccontate in Romanzo Criminale, “La notte di Roma” è un surplus che chiarisce ulteriormente – qualora ce ne fosse bisogno – come è cambiata la società all’ombra del malaffare. Il crimine, oggi, si compie negli uffici prima che sulla strada: “Questi spostano i sòrdi co’ ‘na firma su un pezzo de carta”, dice il Dandi. Questa, però, non è fiction è realtà. Romanzata, ma pur sempre realtà. Ecco, allora, tornare il concetto di credibilità: ostentata da molti personaggi nel libro per nascondere la loro doppia faccia, ricercata e voluta dagli scrittori. Non a caso, infatti, il romanzo si snoda attraverso un’asse cronologico di quattro mesi; da febbraio (nel prologo) sino a maggio con le conclusioni. Anno: 2015. Millequattrocentosessanta giorni riassunti, per così dire, in poco più di trecento pagine, dove, però, non si omette nulla eccetto i nomi: di fantasia, ovviamente, ma un attento lettore può cogliere sicuramente qualche anagramma nel testo e capire che la fantasia lascia poco spazio all’immaginazione. Ritroviamo, quindi, Sebastiano Laurenti – l’uomo perbene introdotto alla criminalità contro il suo volere, in seguito all’indebitamento del padre – che è a capo della Future Counsulting: società di appalti e consulenze finanziarie che, neanche a dirlo, è una copertura. Infatti, Seba, come lo chiamava suo padre, ora è l’uomo di punta de “Il Samurai” (l’ultimo esponente della ‘vecchia criminalità’ targata Magliana) che è costretto all’esilio poiché carcerato al nord. Intanto, però, tiene le fila nella Capitale attraverso Sebastiano. Il giovane, ormai più che avvezzo nei panni di vice padrino e padrone di Roma, dovrà amministrare le esigenze di una città sempre più ingorda: tante sono le opportunità e molte di più sono le bocche da dover sfamare, cioè mettere a libro paga. In tutto questo, un nuovo sindaco è al Campidoglio – tale Martin Giardino, detto “Il tedesco”, per i suoi modi decisi e la morale ferrea che lo contraddistingue –, il Giubileo della Misericordia incombe su Roma e la politica laica ed ecclesiastica non aspetta altro che mettere le mani su un evento di portata mondiale. Un susseguirsi di colpi di scena, rimescolamenti e cambi di fronte, farà capire che la legalità riconquistata non è altro che il nuovo volto della corruzione. L’ostentazione della trasparenza e l’onestà sono soltanto specchietti per allodole che nascondono ben altri piani e progetti.
LA PRECISIONE DEI LUOGHI, L’AGIOGRAFIA – Un altro aspetto che rende così realistico questo romanzo è la descrizione precisa dei luoghi in cui è ambientato: un giro di Roma in lungo e in largo che tocca posti famosissimi, teatro di numerosi film, presentati con dovizia di particolari e curiosità. Leggendo ogni capitolo, si ha la sensazione di ritrovarsi esattamente in quella strada o in quel vicolo come se avessimo sempre Google Maps a portata di mano. Infatti, è consigliabile un giro turistico in contemporanea alla lettura per apprezzare ulteriormente ogni estratto narrativo. Inoltre, l’ubicazione di ogni episodio è accompagnata dalla segnalazione del giorno, l’ora e del santo che ricorre. Un ulteriore passo verso la contemporaneità degli eventi e la credibilità storica. Un linguaggio sferzante e scorrevole dà spazio ad una trama intricata, che è soltanto la vita che abbiamo vissuto troppo in fretta. Senza soffermarci a riflettere. Siamo al cospetto di un romanzo poco romanzato e così tremendamente vero.
Nella notte di Roma, non c’è misericordia per nessuno. Si accende la guerra che tutti vedono, continua quella che non vede nessuno, la più feroce. La lotta stavolta è per salvare l’anima.
Articolo di Andrea Desideri.