FinestrAperta ha da sempre curato ogni aspetto che riguardasse la disabilità, dall’integrazione sociale all’accessibilità dei territori, andando a scandagliare tutti gli ambiti socio-culturali e politici che la coinvolgessero. Spesso, sia su carta che sul Web, abbiamo raccontato vicende paradossali, al limite della decenza: dall’area urbanistica non attrezzata, alle barriere architettoniche che impedivano (e talvolta impediscono) una piena autonomia, passando per la scarsa integrazione della diversità nei luoghi scolastici e lavorativi, fino a raccontare le difficoltà quotidiane di chi affronta una patologia. Essere persone con disabilità porta a vedere e concepire il mondo attraverso una prospettiva diversa, che non per forza deve sempre collimare con la negatività. Anzi, partendo proprio dal concetto di “resilienza” – la capacità di riorganizzare positivamente la propria vita dinnanzi alle difficoltà restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre –, nasce oggi “La carica dei 104” (il numero ricorda la legge che tutela i diritti delle persone con disabilità). Una rubrica che, mensilmente, intende fornire ritratti di personalità che non si sono abbattute e, superando ogni avversità, hanno raggiunto il successo in ogni campo: arte, cultura, sport, spettacolo. Speriamo che questa raccolta di storie sia di buon auspicio per tanti, giovani e adulti, che non riescono ancora a trovare la forza di emanciparsi. Andrea Desideri, che curerà questo spazio, racconta Beatrice Vio (campionessa paralimpica e mondiale in carica di fioretto individuale).
A Bebe Vio bisognerebbe chiedere di uscire insieme, è una di quelle ragazze che sogni e a cui potresti pensare spesso prima di addormentarti. Una ragazza capace di trasmettere qualcosa – non perché ha vinto una medaglia d’oro praticando la scherma (certo, stare con una così, aiuta: vai in giro e ti apre la birra con la spada. Sono quei gesti, quelle accortezze, in grado di catturare un uomo) ma per la grinta che ha. Basti pensare a quel che ha detto ad Obama: “Per me niente è impossibile” e gli ha chiesto la foto – un selfie – come si fa con lo zio che viene da lontano. Lo zio d’America, appunto.
Beatrice è una ragazza che non accetta di essere una delle tante, pur restando tale. E’ un’icona ormai, un sex symbol, eppure sembra d’esser sempre accanto alla vicina di casa che, per sbaglio, non ritrova più il sale e potrebbe bussare alla porta di chiunque. Chi non ha la fortuna di conoscerla o incontrarla deve limitarsi a vederla in tivù: come co conduttrice de “Le Iene”, perché ormai c’ha preso gusto, o magari come ospite a qualche programma sportivo, oppure in compagnia di Pio e Amedeo nel corso di una tappa del viaggio di “Emigratis”: “Ho visto il programma e mi son cadute le braccia”. Persino autoironica. Ci manca soltanto che sappia giocare alla Playstation e poi diventa la donna ideale per eccellenza. Da sogno a segno, il passo è breve.
Segni son quelli che lascia con la spada alle sue avversarie, pur essendo dotate di uniforme e pettorina luminosa, ma possono diventare anche stoccate dialettiche. Del resto, la lingua ferisce più della spada. Quindi, lei ha deciso di parlar chiaro e senza troppi convenevoli a chi l’ha minacciata ed insultata su Facebook, arrivando anche a molestarla con epiteti non troppo velati. “Bisogna dare un segnale forte contro questi comportamenti”, con poco clamore e tutt’altro che vittimismo mediatico, ha chiamato la Polizia segnalando l’accaduto e tempestivamente – anche con l’aiuto della Rete – questi galantuomini sono stati allontanati dal campo telematico. Qualche dichiarazione, seguita da fatti. Funziona così con lei, persino dopo aver ricevuto il premio della Laureus, che l’ha incoronata sportiva dell’anno con disabilità, ha parlato poco: “È un successo incredibile, sono una ragazza fortunata perché faccio ciò che mi piace”.
Le piace talmente tanto schermire che maneggia la spada come una lama nel burro, gestisce le sue protesi con una scaltrezza non indifferente, e trova persino il tempo per essere testimonial di vari brand d’abbigliamento. Ormai la chiamano ovunque a presenziare, per dimostrare – appunto – che qualsiasi cosa, se fatta con passione, diviene interessante. Effettivamente lei, con quell’urlo dopo aver vinto l’oro nel fioretto individuale alle Paralimpiadi di Rio, è stata capace – usando la sua semplicità ed autoironia – di far appassionare moltissime persone al mondo paralimpico, soprattutto alla scherma. Una spadaccina che ha la stessa (se non maggiore) popolarità di un calciatore, che diviene portavoce di una gioventù messa in disparte troppo spesso, con la sola forza di un sorriso. Non c’era ancora riuscito nessuno, se escludiamo Zanardi (ma lui era già popolare in passato e per altre ragioni). Beatrice Vio è un’eccellenza della nostra società, una di quelle che riescono ancora a tirarci fuori l’orgoglio d’essere italiani in un Paese a tratti assopito.
Articolo di Andrea Desideri