Ad ottobre sarà di nuovo palla al centro. In vista della stagione 2015/2016, il Basket in Carrozzina cavalca l’onda dell’ottimo momento di notorietà, suggellato dalla forte presenza di pubblico registrata durante la finale Scudetto di Gara 2 tra Briantea 84 e Santa Lucia Roma andata in scena lo scorso campionato. Da quei 3.900 spettatori (record per un evento paralimpico italiano) alcune cose sono cambiate. In particolare, tre squadre non gareggeranno più nella massima serie, ma ripartiranno da quella cadetta. Tra loro, alcune hanno dichiarato esplicitamente quale sia stata la causa: i fattori economici hanno influito negativamente sulla possibilità di iscriversi al campionato di Serie A. Non è il caso della PDM Treviso, che invece ha fatto una scelta diversa, oculata e dettata da una decisione tecnica pensata e ragionata. Per capire meglio le motivazione di questo passaggio, ci siamo rivolti ai diretti interessati. In rappresentanza della squadra ha risposto Fabio Santinon, addetto stampa della squadra e giocatore della PDM Treviso, con oltre quindici anni di esperienza sul campo per il Basket in Carrozzina.
Ciao, Fabio, e benvenuto a FinestrAperta.it. Nella prima fase del torneo di Serie A siete arrivati ultimi nel girone A, con una differenza punti pari a 215. Siete riusciti però a conquistare la salvezza ai Play-Off. A fine ottobre inizierà la stagione 2015/2016 ma la PDM Treviso dovrà giocarsi il campionato nella Serie B. Che è successo?
Per spiegare cosa è successo è importante fare una precisazione: la PDM Treviso nella stagione sportiva 2015/2016 non “dovrà giocarsi il campionato nella Serie B” ma ha scelto di iscriversi al campionato di Serie B. Con la salvezza conquistata sul campo avendo vinto entrambi gli incontri di play-out lo scorso febbraio contro il S.Stefano Marche in società abbiamo potuto fare delle attente riflessioni su quello riteniamo possa essere il miglior programma di sviluppo societario. I risultati ottenuti, a nostro avviso, dimostrano che la strada intrapresa dalla federazione non è quella giusta. Durante la regular season abbiamo perso tutti gli incontri (alcuni in modo inopinato!); nella seconda fase invece abbiamo dimostrato che il girone nel quale eravamo stati inseriti era tecnicamente superiore. Un calendario poi che prevede la fine del massimo campionato nazionale prima della fine del mese di febbraio per la maggior parte delle squadre non aiuta a sviluppare il movimento. Detto ciò abbiamo convenuto che continuare ad impegnare risorse economiche su giocatori stranieri per cercare di perseguire un risultato sportivo d’eccellenza, trascurando ricerca di nuovi giocatori e la loro formazione non sia la mission corretta per la nostra realtà. La scelta di un campionato quindi che trascuri per ora l’aspetto tecnico per dare spazio alla passione e alla scoperta di nuove risorse è stato più che altro scontato.
Oltre a voi, altre due squadre hanno dovuto lasciare il loro posto in Serie A. Pensate che tutto ciò dipenda esclusivamente da problemi finanziari?
Genova lo ha dichiarato più volte anche tramite i media che la loro è stata una scelta dettata principalmente da questioni economiche. Sembra che Gradisca abbia preferito non impegnarsi economicamente come negli anni scorsi visto che il campionato, così come riformato dalla federazione non consente loro sbocchi di visibilità paragonabili all’investimento messo in campo. Genova, sotto un certo aspetto, ha dovuto affrontare problemi analoghi ai nostri: dopo aver investito tempo e risorse economiche sullo scouting e sulla formazione di giovani li abbiamo dovuti lasciar andare verso altre realtà che li hanno attirati a suon di euro, senza ricevere in cambio nulla (o molto poco). Da questo punto di vista come PDM Treviso abbiamo avanzato, all’ultima riunione delle società di Serie B, la proposta di normare una forma di “compenso formativo” a favore delle società che continuano a fanno attività di scouting e formazione. Riteniamo che solo un continuo sviluppo e riconoscimento delle attività e competenze di ognuno, mettendo a fattor comune i singoli successi, possa portare ad uno sviluppo globale del movimento del BIC. In un’ottica globale nella quale hanno diritto di cittadinanza sia le società che puntano all’eccellenza tecnico/sportiva sia quelle focalizzate nella ricerca e sviluppo di nuovi giocatori provenienti per lo più dal territorio di insediamento, per permettere a queste ultime di continuare nella propria attività, riconoscendo oltretutto che spesso hanno più difficoltà a reperire fondi, le società che puntano ad un risultato sportivo e che si trovano giocatori con fondamentali già impostati crediamo abbiano l’obbligo di riconoscere (e stimolare) il lavoro altrui riconoscendone i meriti (discutiamo poi la natura di questo riconoscimento: economico, tecnico…).
Santinon: “Riteniamo che il riconoscimento delle competenze possa portare allo sviluppo globale del Basket in Carrozzina”.
Nonostante la gara 2 finale Scudetto tra Briantea 84 e il Santa Lucia Roma abbia registrato il record delle 3.900 persone presenti ad un evento paralimpico in Italia, la situazione per questa disciplina sportiva non è delle più rosee. Come mai non si decide di investire adeguatamente sul basket in carrozzina?
La cultura non si crea dalla sera alla mattina. Le 3900 presenze sono un exploit notevole dovuto ad uno sforzo organizzativo enorme arrivato al culmine di un lavoro di divulgazione che dura da anni da parte della Briantea. Il trasloco al Pianella di Cantù (luogo di culto per il basket italiano) è stato un atto quasi dovuto visto le enormi richieste arrivate all’associazione per assistere alla finale scudetto. E’ da riconoscere quanto ha fatto la Briantea in questi anni, che ha saputo coinvolgere il territorio alle proprie iniziative, sfruttando anche il grosso investimento fatto nei giocatori del vivaio. Dire che non si investe nel BIC lo trovo azzardato: più corretto credo si possa pensare a “come si investe nel BIC”. Altro “germe” che abbiamo cercato di instillare in seno alla Federazione è quello sul corretto uso delle risorse e della loro ripartizione. La Federazione deve dare delle regole chiare, precise ed inderogabili (quindi con annesse ammende) su come vengono distribuiti ed utilizzati i fondi di natura pubblica. E’ inaccettabile che nello stesso contesto vi siano società che accedono e assorbono completamente fondi pubblici a disposizione di tutti che hanno finalità e poi li reimpiegano per altri scopi. Porto l’esempio Veneto nel quale, con 4 società, solo 1 delle 4 società ha avuto accesso ad una cospicua elargizione continuata negli anni, finalizzata al proseguimento dell’attività sportiva e allo sviluppo ed inserimento di nuove risorse. Questa ultima parte del progetto è stata portata avanti dalle altre 3 società che non hanno beneficiato dei fondi e si sono viste anno dopo anno viste scippare a suon di euro, gli atleti formati a proprie spese. Tutto questo con la silente e tacita complicità federale che ha preferito lavarsene le mani e guardare altrove. Uno dei compiti della Federazione è anche quello per perseguire un pari trattamento tra i propri affiliati.
Santinon: “La Federazione deve dare delle regole chiare su come vengono utilizzati i fondi pubblici”.
Secondo Lei il punto cardine della questione si basa sulla poca attenzione dei media o si tratta di un problema culturale?
Come direbbe Marzullo, “è la cultura ad indirizzare i media o sono i media ad indirizzare la cultura?”. La logica vorrebbe che la cultura dovrebbe essere divulgata tramite i media ma prima bisogna averla, possederla, sentirla propria. E per fare ciò ci vuole un grosso lavoro di coinvolgimento del territorio da parte di ogni società. A veder quanto raccolgono le società sembra che ciò non venga fatto o per lo meno viene fatto in maniera non soddisfacente. L’unica eccezione sembra essere proprio la Briantea che, aldilà dell’exploit della finale scudetto, ha creato uno zoccolo duro di competenti ed appassionati tifosi che riempie il Palafamila di Cantù creando un’atmosfera davvero piacevole sia per gli appassionati che per i giocatori. Per creare interesse da parte dei media bisogna confezionare un prodotto “pronto-uso” da rilasciare alle redazioni sportive interessate alla trasmissione sia delle riprese delle partite, piuttosto che di contenuti ulteriori come interviste ai giocatori/allenatori/organi societari, riprese degli allenamenti o delle attività di promozione sul territorio.
Veniamo alle questioni puramente sportive. Vi aspettavate lo scorso campionato di dovervi giocare la permanenza in A fino all’ultimo?
Sicuramente sapevamo che avremmo dovuto confrontarci con un campionato di livello molto alto. Inutile negare che ci aspettavamo di raccogliere qualcosa di più dal campo ma vicissitudini varie che abbiamo dovuto affrontare durante tutta la stagione non ci hanno permesso di esprimerci mai al 100%. Nei play-out invece, pur non risolvendo i nostri problemi, siamo riusciti ad esprimere, soprattutto in gara 1, un gioco quantomeno sufficiente che ci ha permesso di vincere la partita e di affrontare gara 2 con la consapevolezza di potercela fare. Con qualche difficoltà in più siamo poi riusciti a difendere i risultato anche in trasferta e a legittimare sul campo la possibilità di riprovarci. Come detto in precedenza, con la possibilità di una scelta, abbiamo ritenuto giusto cambiare corso e ripartire dalle basi per cercare di ricreare il giusto spirito e la giusta mentalità in seno alla società ed ai giocatori
Santinon: “Cambiare per ricreare la giusta mentalità”.
A questo punto l’obiettivo della prossima stagione sarà tornare nuovamente nella massima serie. La dirigenza sta già lavorando per rafforzare la squadra e l’assetto societario?
Certo è che tutti si aspettano da parte nostra il ritorno immediato nella categoria superiore, ma non è il risultato sportivo quello che perseguiamo ad ogni costo e nell’immediato. Come detto più volte il centro nevralgico della nostra realtà è dato dall’attenzione ai giocatori, alla loro scoperta e valorizzazione, come uomini e come atleti. Se a questo ci aggiungiamo il risultato sportivo il fine societario viene perseguito. E’ inoltre vero che il girone nel quale siamo stati inseriti è di tutto rispetto e ricomprende 2 delle 3 società che hanno rinunciato alla Serie A (Treviso e Gradisca). Altra squadra che dovrebbe avere un organico interessante è Vicenza. In 3 quindi a contendersi l’unico posto certo per accedere ai playoff, senza dover sottostare ai calcoli aritmetici delle migliori 3 seconde.
Articolo e intervista a cura di Angelo Andrea Vegliante