Riacquistare la consapevolezza dei propri diritti, lottare per ciò che è giusto anche se ci vorrà tempo e non sarà facile. Parole importanti e fondamentali per tutti coloro che hanno voglia di dare una sferzata alla loro vita e uscire dal pantano della burocrazia e degli impedimenti causati apparentemente dalla condizione fisica e socio culturale in cui si è inseriti e collocati. Essere disabili non deve essere motivo di discriminazione, ognuno ha bisogno di un’adeguata qualità della vita secondo le proprie esigenze. Questo è il concetto principe che ha animato il “Progetto Soccorso Civile per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche”, seminario organizzato dall’Associazione Luca Coscioni attraverso le figure di Rocco Berardo (responsabile del progetto) e Mina Welby (Copresidente dell’Associazione Luca Coscioni).
Nella Sala Rossa del VII Municipio, a Roma, sono intervenute molte personalità che, riportando le proprie esperienze ed il proprio vissuto, hanno ribadito con competenza l’importanza di garantire l’accessibilità ai diversamente abili in ogni ambito della loro vita. Questo è possibile solo grazie ad un continuo monitoraggio della situazione socio politica che ci circonda. Bisogna intestardirsi e “dar fastidio” a più persone possibili fino ad arrivare ai cosiddetti “palazzi del potere”, non restare a guardare affinché ci siano sempre meno discrepanze tra i diritti e quello che realmente viene concesso. Parlare di accessibilità ai giorni nostri non sorprende più tanto e, nonostante questo, sono ancora molti i passi da compiere in merito. Farlo negli anni Settanta-Ottanta, però, era veramente rivoluzionario ed innovativo. Così, Bruno Tescari veniva considerato un visionario innovatore, quando all’epoca si batteva per l’equità e l’abbattimento delle barriere architettoniche con il Fronte Radicale Invalidi. Scomparso nel 2012, è stato ricordato nella manifestazione di ieri attraverso un suo vecchio video messaggio. Lui, assieme a Mina Welby e Luca Coscioni restano un esempio per tutti coloro che vogliono imbattersi e battersi per il Terzo Settore.
Sull’onda dell’entusiasmo, gli interventi dei singoli partecipanti offrivano molti spunti di riflessione. Ad esempio, la vicenda di Laura Fois – la signora ha preso parola coadiuvata dall’Avvocato Alessandro Gerardi – fa capire quanto un’importante azione legale può risolvere qualcosa che apparentemente potrebbe sembrare irreparabile. La donna aveva iscritto suo figlio Pietro presso la scuola superiore Giovanni XXIII, realtà scolastica completamente inaccessibile, mascherata teneramente all’interno degli opuscoli, dove si parla di “integrazione scolastica dei disabili”. La famiglia, non appena si rese conto delle condizioni inopportune all’interno degli edifici scolastici, si appellò con l’aiuto del legale alla Legge 67/2006. L’emendamento si occupa nello specifico delle discriminazioni della Pubblica Amministrazione, per la mancata rimozione delle barriere architettoniche. Il legislatore sottolinea la non discrezionalità dell’ente pubblico nel rimuovere subito la barriera, perché si sta violando un diritto umano. Una volta fatto questo ricorso, i genitori di Pietro hanno permesso che la scuola citata venisse messa a norma ricevendo anche un risarcimento pecuniario.
Ha preso parola, tra gli altri, anche il professor Vittorio Ceradini che ha spiegato come le barriere architettoniche siano un problema contemporaneo. Tutte le barriere naturali sono state aggirate dall’ingegno umano, mentre appunto le barriere artificiali sono esclusivamente ad opera dell’essere umano. Troviamo due tipi di barriere: in ambito edilizio, sono cioè quegli impedimenti architettonici siti all’interno di edifici, e in ambito urbano, vale a dire quelle defezioni dovute all’orografia della città e al contesto urbanistico. Le regole che devono essere tenute in considerazione dagli architetti in fase di costruzione vertono sull’assunto che devono essere resi accessibili:
- I luoghi di pubblica percorrenza pedonale.
- I servizi pubblici o privati aperti al pubblico.
Su tutta Roma, dove si contano circa due milioni di ostacoli, sono soltanto ottomila gli ammodernamenti accertati per evitare le barriere. Tradotto: i disabili sono resi tali dall’incuria degli architetti che non ricorrono ai Peba (Piani per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche). Certi rilevamenti sono stati resi possibili anche grazie all’operato di Gustavo Fraticelli (Vice Presidente dell’Associazione Luca Coscioni), che dal 2010 si batte per l’accessibilità a Roma, queste sono le sue parole: “La misura di svantaggio che la nostra società crea sulla nostra disabilità, è questo il significato dell’handicap. Roma è una città completamente fuori scala rispetto all’America e all’estero. L’accessibilità fisica è la precondizione che apre all’integrazione in altri campi”. In merito si sono espressi anche Anna Benedetti (Presidente della Lega Arcobaleno) e Marco Gentili (Copresidente dell’Associazione Luca Coscioni e consigliere comunale PD di Tarquinia).
Le barriere riguardano qualsiasi tipo di disabilità, anche quella visiva. Lo sottolinea Giulio Nardone, Vicepresidente Inmaci, confrontando immagini e slide di alcuni accorgimenti che andrebbero adottati nei centri urbani e negli alberghi delle località italiane per permettere una qualità di vita più agevole ai non vedenti ed ipovedenti presenti sul territorio.
Sono intervenuti anche: Giorgio Spaziani Testa (Segretario Generale Confedilizia), Vincenzo Falabella (Presidente Fish), Riccardo Magi (Consigliere Radicale Assemblea Capitolina), Davide Tutino (Consigliere Radicale Municipio VII). Chiude il seminario Diego Galli (Responsabile del sito RadioRadicale.it), che ha ribadito l’importanza della figura del cittadino, spiegando come un community organizer – figura molto in voga negli Usa – possa adempiere a soddisfare le esigenze di ogni quartiere attraverso delle indagini one to one, atte a risanare le criticità della città in toto. Presente in sala anche la Uildm Lazio Onlus, rappresentata da tre redattori di FinestrAperta, che la “padrona di casa” Mina Welby ha salutato pubblicamente, ricordando il lavoro di denuncia delle barriere architettoniche operato dalla rivista già due decenni fa.
Non bisogna farsi abbattere dalle difficoltà, ma trarne la forza per elidere ogni altro impedimento. Così può tradursi il senso di questo importante corso formativo.