È arrivato in queste ore il “via libera” del comitato etico dell’Asl delle Marche che dà a Mario, persona con tetraplegia, una risposta al suo grido d’aiuto che perdura da anni
Il quarantatreenne marchigiano con tetraplegia, conosciuto ai più come Mario, nome di fantasia usato per cautelare la sua privacy, ha ricevuto l’agognato “nulla osta” da parte delle autorità competenti per poter porre fine alla sua vita divenuta ormai, per lui, insostenibile.
Da anni Mario chiede di essere ascoltato per porre fine ad un’esistenza che ritiene non più degna di essere vissuta. Il camionista pesarese, che è immobilizzato a letto da dieci anni a seguito di un incidente stradale, ha finalmente vinto, dopo tredici mesi di iter burocratico, la sua battaglia e quella di tanti altri pazienti in condizioni tali da desiderare la morte piuttosto che la vita.
In questi tredici mesi una commissione medica dell’Azienda Sanitaria della Regione Marche ha preso in esame l’istanza di Mario verificando, sia da un punto di vista patologico che psicologico, la sussistenza di tutte le condizioni stabilite dalla Corte Costituzionale, tra cui l’irreversibilità della malattia, l’insostenibilità del dolore e la chiara volontà del paziente.
Mi sento più leggero, mi sono svuotato di tutta la tensione accumulata in questi anni”,
questo il commento del quarantatreenne che, anche avendo la possibilità di andare in Svizzera e seguire la strada perseguita da Fabiano Antoniani, per tutti DJ Fabo, nel 2017, è voluto restare in Italia a lottare per tutti coloro che, come lui, vogliono avere potere decisionale sul proprio fine vita.
Come nel 2017 accanto a DJ Fabo, anche questa volta l’Associazione Luca Coscioni è rimasta al fianco di Mario: “Il comitato etico ha esaminato la relazione dei medici che nelle scorse settimane hanno attestato la presenza delle quattro condizioni stabilite dalla Corte Costituzionale nella sentenza Cappato-Dj Fabo – spiega Filomena Gallo dell’Associazione Luca Coscioni – ovvero che Mario è tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale. È quindi affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che reputa intollerabili. È pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli e che non è sua intenzione avvalersi di altri trattamenti sanitari per il dolore e la sedazione profonda. È molto grave che ci sia voluto tanto tempo, ma finalmente per la prima volta in Italia un Comitato etico ha confermato per una persona malata, l’esistenza delle condizioni per il suicidio assistito”.
Anche Marco Cappato, che nel 2017 aveva fisicamente accompagnato Antoniani nella clinica svizzera dove era stato accolto l’appello del DJ milanese e per il quale, lo stesso, era stato incriminato, e poi assolto, con l’accusa di “aiuto al suicidio”, reato previsto dall’articolo 580 del codice penale, che prevede una pena dai cinque ai dodici anni di carcere, ha voluto esprimere la su moderata soddisfazione per il “Si!” dell’Asl marchigiana: “Il tortuoso percorso affrontato da Mario è anche dovuto alla paralisi del Parlamento, che ancora dopo tre anni dalla richiesta della Corte costituzionale non riesce a votare nemmeno una legge che definisca le procedure di applicazione della sentenza della Corte stessa. Il risultato di questo scaricabarile istituzionale – rileva il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni – è che persone come lui sono costrette a sostenere persino un calvario giudiziario, in aggiunta a quello fisico e psicologico dovuto dalla propria condizione. È possibile che la decisione del Comitato etico consentirà presto a Mario di ottenere ciò che chiede da quattordici mesi, ma è certo che per avere regole chiare che vadano oltre la questione dell’aiuto al suicidio e regolino l’eutanasia in senso più ampio – conclude Cappato – sarà necessario l’intervento del popolo italiano, con il referendum che depenalizza parzialmente il reato di omicidio del consenziente”.
(Giuseppe Franchina)