Marco Rasconi, presidente nazionale dell’Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare (UILDM), rimane ostaggio in casa sua a causa di un guasto dell’ascensore dovuto al maltempo
Denuncia del presidente Rasconi sulle pagine de Il Giorno: “Gli ascensori delle quattro palazzine che compongono il complesso residenziale di via Gabetti 15 hanno smesso di funzionare nella notte tra venerdì e sabato scorsi a causa del maltempo – racconta Rasconi –. Secondo quanto ci è stato riferito dagli operai della manutenzione, tutti gli ascensori sarebbero stati messi fuori gioco da un fulmine. Da sabato mattina ad oggi (pomeriggio di giovedì 3 settembre per chi legge, NdR), le uscite degli addetti alla manutenzione dell’elevatore sono proseguite a singhiozzo e a singhiozzo sono stati effettuati anche gli interventi: gli ascensori delle scale A e D sono stati messi a posto, mentre quelli della scala B, dove vivo io, e della scala C continuano ad essere fuori servizio”.
Il condominio incriminato è quello in via Giuseppe Gabetti 15, in zona San Siro che vede, tra i suoi inquilini, Marco Rasconi, quarantuno anni, presidente nazionale di UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) nonché fondatore ed atleta (fino a poco tempo fa) della Asd Turtles Milano, una squadra di hockey in carrozzina elettrica.
“Sono stato costretto a lavorare da casa. Mio malgrado sono dovuto tornare indietro ai giorni del lockdown – sottolinea il presidente, uomo disabile con atrofia muscolare di tipo II –. Del resto, io abito al terzo piano e senza ascensore non ho modo di muovermi: mi muovo su una carrozzina elettrica che pesa 130 chili. Me compreso sono, in tutto, 165 chili”. Quotidianamente l’uomo è aiutato da “un assistente personale e dagli altri inquilini” perché “tra inquilini, in un contesto di housing sociale, ci si aiuta reciprocamente”.
I cohousing (che potremmo tradurre in italiano come “coabitazioni solidali”) sono, infatti, complessi abitativi composti da alloggi privati corredati da ampi spazi comuni destinati alla condivisione tra i cohouser. Vivere in cohousing significa vivere secondo uno stile di vita qualitativo, in equilibrio tra l’autonomia della casa privata e la socialità degli spazi comuni, all’interno di luoghi co-progettati da e con le persone che li abiteranno. Sono aggregazioni apolitiche, apartitiche, non accomunate da credo religiosi o ideologici.
L’esperienza nasce in Danimarca negli anni Sessanta, ed è a oggi diffuso specialmente in Svezia, Norvegia, Olanda, Inghilterra, Germania, Francia, Stati Uniti, Canada, Australia, Giappone, oltre che ovviamente in Danimarca. Oggi si sta diffondendo in Italia, con un modello evoluto e di grande successo, grazie al lavoro pionieristico di cohousing.it.
Il presidente Rasconi, che abbiamo raggiunto telefonicamente, si dice stupito dalla mancanza di sensibilità ancora troppo diffusa e dalla leggerezza con la quale è stato risposto “Vabbè, prenderete le scale!” ad una inquilina dello stabile di via Gabetti.
Dagli aggiornamenti ricevuti dal presidente stesso, il guasto all’ascensore della sua scala è stato “rattoppato” prelevando una scheda elettronica da un altro ascensore per restituire la libertà all’uomo disabile, ma, di fatto, restano ancora due scale non servite da ascensori funzionanti.
(Giuseppe Franchina)