Chi di noi da bambino non ha desiderato giocare, coccolare e accarezzare un cucciolo? Dolci palle di pelo soffici e desiderose di affetto. Gli animali domestici sono parte integrante delle famiglie italiane
Uccelli, pesci, cani gatti, conigli e animali esotici fanno compagnia e rallegrano la vita di molte persone. Secondo un’indagine di Censis pubblicata a marzo 2019 sul “Valore sociale del medico veterinario”, sono circa 32 milioni gli animali domestici presenti nel 52% delle case italiane, di cui 7,5 milioni di gatti e 7 milioni di cani. Nonostante la difficile instabilità economica in cui versa il nostro paese e i dati sull’abbandono e il randagismo non tendano a diminuire in modo consistente, le persone amano prendersi cura dei propri animali domestici, oggetto di attenzioni sempre più mirate nella scelta dell’alimentazione, delle cure veterinarie e delle attività ludiche da svolgere insieme.
A volte però sono i nostri animali a prendersi cura di noi. Pensiamo ad esempio a quelli dediti all’assistenza, come i cani addestrati a svolgere delle azioni a beneficio di persone con disabilità fisiche, sensoriali, psichiatriche, di apprendimento o mentali.
A volte il piacere di stare insieme ai propri animali è tale da rendere meno pesante e stressante il tempo trascorso a lavoro. Se ne è resa conto una nota azienda bancaria Italiana che dall’inizio di questo anno ha deciso di permettere ai suoi dipendenti degli uffici milanesi di portare con sé il proprio cane, basandosi sulle passate ricerche che hanno rilevato che la compagnia di un cane a lavoro abbassa i livelli di stress dei dipendenti e potrebbe migliorare le relazioni fra colleghi.
Alcuni animali poi sono in grado di offrire un supporto emotivo, ovvero possono affiancare una persona durante un percorso terapeutico ed essere di supporto alle cure tradizionali, aiutando il mantenimento o il recupero di alcune funzioni motorie, cognitive o relazionali.
Non a caso negli ultimi anni gli animali sono sempre più presenti come supporto nei centri di riabilitazione, nelle corsie degli ospedali, nelle case di riposo per anziani, nelle carceri e nelle comunità di recupero. Prendersi cura di un animale e entrarci in relazione ha degli effetti benefici su bambini ed adulti e su persone affette da diversi tipi di patologie.
Difatti sta prendendo sempre più piede, anche in Italia, la Terapia Assistita degli Animali o Pet Therapy, ovvero una terapia di supporto a quelle tradizionali, in cui al centro vi è il rapporto tra l’uomo e l’animale con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita del paziente e creare anche un canale di comunicazione con il medico, soprattutto in quei casi in cui il paziente ha difficoltà a collaborare e a partecipare attivamente al processo riabilitativo.
Gli animali sono al nostro fianco sin dalla notte dei tempi per aiutare l’uomo a procacciarsi il cibo, a spostarsi da un luogo ad un altro e a difendersi. Oggi ci aiutano anche a migliorare il nostro stato di salute. Uno dei primi studi sui benefici della relazione terapeutica uomo-animale fu condotto nel 1953 dallo psichiatra infantile Boris Levenson che notò come prendersi cura di un animale poteva aiutare a calmare l’ansia e che il contatto fisico come le coccole e le carezze stimolava soprattutto nei bambini la creatività, la curiosità e la capacità d’osservazione.
Lo psichiatra fece delle approfondite ricerche avvalendosi del supporto del suo cane Jingles. Osservò a lungo la relazione che si era instaurata durante le sedute fra un suo piccolo paziente autistico e il cane. Il bambino dimostrava segni di rilassatezza e migliore attenzione quando interagiva con l’animale e mostrava minori segni di stress riuscendo ad esprimere meglio le proprie emozioni e a dimostrare empatia.
Infatti gli animali impiegati nella Pet Therapy sono definiti “facilitatori sociali” poiché permettono alle persone di ampliare le modalità comunicative ed anche l’espressione del linguaggio. Queste indagini portarono Levenson a pubblicare nel 1961 il libro The Dog as Co-Therapist, in cui per la prima volta si faceva cenno alla Pet Therapy.
Non solo però a livello emotivo e cognitivo si possono riscontrare gli effetti della terapia. Gli animali infatti possono essere di grande aiuto anche con pazienti con problemi neuromotori. Il contatto fisico con l’animale è fatto di gesti semplici e produce diversi benefici psico-fisici: aiuta i pazienti a potenziare i sensi, migliorare il tono muscolare, allentare tensioni e rigidità fisiche, ridurre il ritmo cardiaco con una conseguente diminuzione del ritmo respiratorio, nonché della pressione arteriosa.
Dal 25 marzo 2015 è in vigore il decreto legislativo 28/08/1997, n. 281 recante “Linee guida nazionali per gli interventi assistiti con gli animali (IAA)” e ad oggi gli IAA sono presenti in diversi settori socio-assistenziali, coordinati da équipe di professionisti che lavorano perlopiù con animali quali cani, gatti, cavalli, asini, caprette, conigli, uccelli per migliorare il benessere mentale e lo stato di salute di adulti e bambini.
Articolo di Massimo Guitarrini