“La carica dei 104” (il numero ricorda la legge che tutela i diritti delle persone con disabilità). Una rubrica che, mensilmente, intende fornire ritratti di personalità che non si sono abbattute e, superando ogni avversità, hanno raggiunto il successo in ogni campo: arte, cultura, sport, spettacolo. Speriamo che questa raccolta di storie sia di buon auspicio per tanti, giovani e adulti, che non riescono ancora a trovare la forza di emanciparsi. Andrea Desideri, che curerà questo spazio, racconta Andrea Venuto (giornalista italiano presso SuperAbile, Corriere della Sera e Formiche.net).
C’è stato un tempo in cui i giornalisti non erano alle prese con la post verità, non avevano neanche troppo a che fare con i post dei vari social, di pagine conoscevano in larga parte quelle dei giornali e le bufale si mangiavano soltanto. Per accorgersene, non serve andare troppo in là con gli anni, basta tornare al 2012. A Luglio, L’Italia perdeva i Campionati Europei di calcio in finale contro la Spagna: un alone di apatia pervadeva il Paese. Il più rassegnato di tutti, forse, era Cesare Prandelli come dimostrarono le sue dimissioni. Nello stesso mese, però, un altro italiano divenne protagonista delle cronache non certo per la propria rassegnazione. Dieci giorni dopo la finale di Kiev, il giornalista Andrea Venuto prese prepotentemente la scena mediatica.
Mentre nei bar si discuteva ancora di tecnica e tattica, di formazioni e possibili cambi, il corrispondente di SuperAbile.it – il mensile dell’Inail dedicato alla disabilità – si reca a Montecitorio dove c’è la presentazione del rapporto annuale Inail. La Sala della Lupa è gremita, Andrea Venuto (regolarmente accreditato) incontra l’allora Ministro del Lavoro, Elsa Fornero, e non fa altro che svolgere il suo mestiere porgendole qualche domanda (anche ficcante) sulla congiuntura economica e sull’influenza che ha avuto nella vita delle persone con disabilità. Questo “simpatico siparietto” – così l’hanno definito alcuni – desta l’attenzione di Luca Giannelli, giornalista del Tg La7, che decide di realizzare un servizio che racconti l’accaduto. Nulla di strano, se non fosse che il girato, andato in onda durante l’edizione delle 20.00, presentava un taglio differente. Una prospettiva distorta. Andrea Venuto non era più un giornalista accreditato, ma semplicemente “un malato che si intratteneva col Ministro”, agli occhi dei telespettatori. Il sottopancia, cioè la scritta che appare sullo schermo ad indicare il titolo di ogni servizio, enfatizzava la disabilità della persona piuttosto che il suo ruolo e la sua professionalità. A tal proposito, di pancia, Venuto, non proprio soddisfatto del prodotto, scrive una lettera aperta a Mentana e alla redazione del telegiornale: “Caro Direttore, sicuramente il suo collaboratore presente alla presentazione del rapporto annuale dell’Inail, luogo del fatto, ha peccato di “mestiere”. Io, oltre ad essere malato, svolgo anche l’attività di giornalista. Sa, in Italia, uno straccio d’iscrizione ad un Ordine professionale non si nega a nessuno. Capisco che palesarsi all’intervistato e ai colleghi presenti non basta, mica ho il tesserino stampato in fronte, ma strumentalizzare quella che è stata un’intervista (tra l’altro cortesemente rilasciata dal Ministro Fornero ad un giornalista, non solo ad un malato) non mi sembra corretto nel momento in cui non si è almeno esaustivi nell’informazione”.
La vicenda, fosse accaduta oggi, sarebbe ancora di dominio pubblico sui social e sui profili Twitter a colpi di hashtag e, forse, sarebbero arrivate le scuse di Enrico Mentana (che su Facebook, oggi, è parecchio presente). Visto che, all’epoca, il direttore non si pronunciò minimamente sulla questione. Neanche un accenno, se escludiamo un’esigua rettifica sul sito ufficiale della rete. Tuttavia, il direttore, chiamato più volte in causa da Venuto, è venuto meno – è il caso di dirlo – a qualsiasi confronto dialettico. Quindi, ci pensò Franco Bomprezzi – compianto giornalista con disabilità del Corriere della Sera – a dare un taglio (opportuno, stavolta) alla querelle mediatica: “Non è un caso clamoroso, e neppure il primo. Successe anche a me, quasi un anno fa. E’ infatti convinzione radicata, difficile da modificare nell’immaginario collettivo, che una persona disabile sia prima di tutto “disabile”, se non addirittura, come nel caso di Andrea Venuto, “malata”. Tutto sommato un episodio come quello del Tg de La7 si può rivelare positivo, perché ci costringe a riflettere, e a modificare radicate convinzioni. Il fatto è che di giornalisti a rotelle, o comunque con una disabilità, ce ne sono ancora troppo pochi. Probabilmente ci conosciamo tutti per nome. Ma questo è un altro discorso…”.
Andrea Venuto è una goccia nel mare magnum inesplorato del giornalismo più concreto e meno pop, quello in cui ci sono meno like e più concretezza, una vecchia scuola di pensiero basata sull’essenzialità che ritorna prepotentemente alla ribalta – paradossalmente – grazie ad un caso di cattiva informazione. Non tutto il male viene per nuocere, infatti quest’intricata bagarre ci ha dato modo di far luce su una personalità eclettica e variegata che, oltre alle inchieste sociali, ha dato prova di essere all’altezza in qualsiasi ambito: dalla cultura allo sport, passando per l’attualità.
Articolo di Andrea Desideri