13. UNA VITTORIA MERITATA
Vincono gli Stadio. Con loro, vincono anche Lucio Dalla, Vasco e Patty Pravo. Per tutte le volte che sono stati esclusi, eliminati preventivamente, cancellati da giurie demoscopiche, persi sull’Autostrada dei Fiori.
Un Giorno Mi Dirai è un capolavoro, fin dal primo ascolto. Era da tempo che non si vedeva una vittoria così meritata. Sia tra i Campioni, sia tra i Giovani.
La seconda edizione condotta da Carlo Conti ha riportato il Festival di Sanremo ai fasti degli anni Ottanta, con grandi novità e conferme.
Commento di Enzo Bollani
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12. BEATI GLI ULTIMI
Sanremo è al centro di temi del tutto italici: debiti e risarcimenti. Quest’anno esiste un debito, molto importante. Quello con Michael Leonardi. Un signore d’altri tempi, in tutto. Sacrificato, tra i giovani, per non dire quasi del tutto inosservato. A lui, senza ombra di dubbio, spetta un futuro luminoso.
Un crooner? Non proprio. È un mix tra lo stile di Andrea Bocelli e le irregolarità jazz di Dean Martin. E viene dal continente del Nuovo, secondo gli stilemi degli anni Cinquanta: l’Oceania.
Rinascerà, ma è già nato. Adesso.
Beati gli ultimi.
Commento di Enzo Bollani
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11. SANREMO E’ SANREMO
Con Carlo Conti, Sanremo è ancora più Sanremo di quanto non lo fosse nell’era Baudo. Esiste solo una cosa che possa accomunarli: Alba Parietti nel parterre. Ma Sanremo è molto più che Sanremo, perché è musica ma anche tanto, tantissimo Look. Così, per dirla alla ottantesca maniera. Da Loredana Bertè incinta per finta alle splendide gambe di Marcella Bella, mentre sottolinea che “tu, cuore non hai”, fino al cellophane addosso alle esordienti o agli abiti pop di Elton John con Rupaul, a metà anni 90, Sanremo è totalmente pop.
Ma esiste una sola signora. Pigramente o consapevolmente, c’è soltanto una bambola capace di far girare gli altri, ma anche di folgorarli con una bellezza mistica, ancestrale: Patty Pravo. Lei, che arrivi smarrendo una scarpa, o che scenda le scale maestosamente, come nessun’altra al Mondo, sa anche scommettere e investire, persino rischiare. ci sono tante persone che le devono molto, nel mondo dell’Arte e non soltanto nell’ambiente musicale. Da Gianni Versace a Gianluca Saitto, che l’ha vestita e resa, ancora una volta, unica. Il vestito scelto per la serata del Dodici febbraio è, per chi scrive, il più bello in assoluto. Una citazione a Yves Klein. Un’opera d’Arte veste un’opera d’Arte vivente, e si accende la Magia. Una magia antica, eterna, futura.
Grazie Patty, per i giorni dell’Armonia che solo tu sai dare, a tutti. Hai trasformato la tua vita in un’opera d’Arte. Opera, musa e mecenate. Tutto.
Commento di Enzo Bollani
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10. BUON SANGUE, NON MENTION!
I Social si evolvono, tutto si evolve e qualche volta involve. Vinicio Capossela, a Sanremo, pare preferire il live in Volvo, ma a parte questi giochi di parole dettati dalla frenesia rivierasca e dal rincorrersi di fatti e misfatti, c’è una cosa che salta all’occhio: il duetto tra Bobby Solo e Caterina Caselli, nel ristorante del Royal.
È pomeriggio, fuori splende il sole e c’è il solito casino di gente lungo Matteotti Drive (le somiglianze con la losangelena Rodeo Drive sono troppe, perché non cambi nome, anche se non si drive più da anni) ma i Due grandi della musica si ritrovano così, per caso, mentre i camerieri sparecchiano e sistemano la sala, con una chitarra in mano (di Bobby) e una reinterpretazione di un grande classico di Elvis Presley, sul quale Caterina Caselli inventa un accenno di gramelot, in tuta. La parte divertente è Red Ronnie, che filma tutto, forse senza sapere di essere ripreso dal telefonino di Bobby Solo, che è più veloce di lui a mettere in circolo la notizia. Un trittico divertente, insomma, che quasi fa tornare in mente i RoBoT, che negli anni Ottanta imperversavano sulle reti Fininvest. Soltanto che Red Ronnie è passato a una dimensione più casalinga (non di Voghera, ma di San Giovanni in Persiceto), Bobby Solo ha prestato la tinta a Enrico Brignano, che ha aggiunto un po’ di blu, che prima era tra le persiane di Fausto Leali, e c’è una informalissima Caselli. La stessa che, apostrofata da Elio in “Bisognerebbe non pensare che a Elio”, torna alle origini e reinterpreta di nuovo un classico, mashuppandolo alla sua parte più caratteristica e ormai nascosta: la voce. In quei pochi accenni, si scopre che lei, regina del Neoclassico e delle vendite mondiali, con artisti impeccabili, ha classe anche quando è in “libertà” (modo tutto milanese per dire che si è in tuta, vestiti da casa) e che, con ironia e affetto, sa stare al gioco, nostalgico, di Bobby Solo Presley, il cui ciuffo non scende mai.
Cose da Sanremo.
Commento di Enzo Bollani
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9. BASTA UN POCO DI ZUCCHERO?
All’interno di un’edizione senza esclusione di colpi, in cui le solite polemiche semplicistiche lasciano spazio a una fuga dagli schemi consolidati, le sorprese non mancano. Blu, oltre a essere un colore gettonatissimo all’interno dello schema delle canzoni d’amore, è anche una canzone d’amore fuori dai soliti schemi.
Questo non basta a evitare di finire nella rosa dei magnifici Cinque a rischio esclusione. Se il ripescaggio è ripescaggio, dove peschi, se non nel blu? In mezzo a presenze indifendibili, poche ma sufficienti a non avere molto senso, Irene Fornaciari è una presenza artistica che merita una chance in più.
Basta un poco di Zucchero?
Commento di Enzo Bollani
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8. LA TESTARDAGGINE DI SCANU
Se è vero come è vero che fare l’amore in tutti i laghi mette in pericolo, specialmente se esci da un talent e hanno provato a farti fuori in tutti i modi e in tutti i luoghi, è anche vero che esistano eccezioni. Anzi, fino ad oggi esiste una sola eccezione: Valerio Scanu. Vincitore a Sanremo 2010, sembrava destinato a un declino impietoso. Preso di mira, bullizzato dalla Rete, lui ha risposto a suon di messe in piega fai da te (oltre ad essere un bravo interprete, pare sia un ottimo hair stylist) e “amori della zia” pronunciati da Mara Venier, in un’Isola dei Famosi che, solitamente, è il sigillo sulla parola Fine.
Testardo, anche in quanto sardo, Scanu si è ripreso benissimo. Sarà anche grazie alla pioggia. Rinato dalle sue stesse ceneri, dalle proverbiali cattiverie dell’ambiente discografico e dalle porte improvvisamente chiuse, ha dato un’ottima immagine di sé stesso, in questo festival. Persino nella sera delle cover, con un eccellente omaggio a Lucio Battisti. Cosa che accade molto di rado, persino quando a reinterpretarlo ci provano artisti come Giorgia.
Passano gli anni, e Sei sono lunghi. Molto. Lui li ha vissuti maturando come pochi o, forse, come nessuno saprebbe fare. Finalmente Piove è una delle più belle canzoni di questa edizione del Festival, ma è sicuramente candidata a essere una delle migliori canzoni per le prossime settimane. Se le radio lo assisteranno, la sua autoproduzione potrà tranquillamente conficcarsi nella memoria collettiva con la stessa rapidità con cui si è insinuato l’adagio “far l’amore in tutti i luoghi e in tutti i laghi”, peraltro ripreso da chi scrive, per un EP calcolato ben poco, da un’etichetta indipendente che non ci ha creduto e che, come succede anche a chi è avvantaggiato da passaggi televisivi importanti, ha scartato ogni ipotesi di rilancio. Valerio Scanu è un esempio per chiunque sia consapevole di essere un musicista.
Può piacere, può non piacere, come spetta a chiunque, per diritto. Ma è veramente difficile che un pezzo come Finalmente Piove non possa piacere. Così ci si ritrova a fare il tifo per lui. Per tutte le volte che…
Commento di Enzo Bollani
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7. LA SERA DEI MIRACOLI
La sera delle cover è stata, soprattutto, la sera dei miracoli. Quella in cui i Pooh si ricompongono, si abbracciano e si baciano come se Quarant’anni fossero stati niente, dalla svolta solista di Riccardo Fogli in poi; quella in cui i sistemi di voto in sala stampa non funzionano bene e infine rendono giustizia a Francesco Gabbani e persino a me, che indovino da anni cosa succederà, senza mai sbagliare una vocale, ammesso se ne possano comprare.
Soprattutto, è la sera in cui gli Stadio tornano ad essere gli Stadio veri, quelli che hanno suonato con Lucio. Ricky Portera e Fabio Liberatori sono tornati ai loro posti, per rendere giustizia a chi li ha uniti ormai poco più di Quarant’anni fa: Lucio Dalla. Sì, perché gli Stadio erano con lui già dai tempi di Automobili, sua ultima collaborazione con il poeta Roberto Roversi, e perché lui, come solo lui avrebbe saputo fare, li ha trasformati in angeli con ali formidabili. Perché è attraverso il loro leader che Vasco ha deciso di diventare Vasco. Grazie alla forza di Gaetano Curreri, ispirata anche dalla presenza di Lucio, che tutto avrebbe voluto, meno che essere chiamato maestro. Ma che è stato maestro e spesso, addirittura, persino una sorta di padre, fratello maggiore e minore insieme. Sopratutto, un amico di tutte queste persone che hanno contraccambiato la sua amicizia e costruito, con lui, persino la grande credibilità musicale di una città: Bologna. Senza Lucio Dalla, Bologna sarebbe stata una città senza musica. O con una musica di passaggio, tra la via Emilia e il West. E questo gli Stadio, come l’Italia intera, lo sanno molto bene.
La commozione però è arrivata quando la voce di Lucio, da chissà dove, come se fosse nascosto come suo solito, è entrata nel più tipico dei modi. Insomma, Lucio era lì, stasera. Ovunque fosse, la forza emotiva è stata una vera scossa, uno strattone, un segnale chiaro. A ormai Quattro anni dalla sua ultima presenza sul palco, in forma di direttore d’orchestra per gioco, per amore, ma anche e soprattutto per lanciare un giovane come Carone, Lucio è sembrato tornare. O forse, più probabilmente, non se n’è mai andato davvero. Aveva troppe cose da fare…
Commento di Enzo Bollani
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6. UN GIOVANE CHE FA IL GIOVANE
Nella sera delle cover, succede anche qualche miracolo.
È iniziata da poco la terza puntata e arriva una vera novità. Finalmente un giovane che fa il giovane anche se, tra i giovani, sarebbe il meno giovane. Balla, si muove con criterio e soprattutto buca lo schermo, sorride, ha ironia. È Francesco Gabbani, di Carrara. Chissà se saprà conquistarsi una credibilità granitica, arrivando dalla capitale mondiale del marmo.
Di sicuro, ha dato una scossa a questo Festival, dimostrando che non sia obbligatorio proporre canzoni melense, introspettive, lacrimevoli et cetera. Allo stesso modo, sposta i toni della “kermesse canora” (che nervi quelli che la chiamano così), che solitamente avvicina i comici al cliché delle canzoni tristi, per bilanciamento. Con il risultato che i comici finiscano per fare tristezza, o per fare una vita d’inferno o petting poco proficui in fondo al cinema, come la scorsa edizione insegna.
Gabbani è nuovo, finalmente. Giovane o non giovanissimo, non interessa. Ispira fiducia, sperando che le radio italiane, ottuse come poche, gli diano lo spazio che davvero merita.
Un altro argomento a suo vantaggio? È libero. Non sbuca dai talent e, a quanto si evince dal suo curriculum, si impegna da una vita. Ha già girato l’Europa e si è messo in proprio nel 2011. Insomma, sa cosa sia la gavetta. Ma la sua gavetta è anche di tutto rispetto.
Da scaricare e sostenere. Volendo, anche da prenotare. Il disco è in prenotazione a un prezzo molto democratico: 6,99 Euro. Il prezzo è giusto. L’artista? Sembrerebbe di si!
Che l’esclusione dalla gara gli porti la fortuna che è spettata a tanti nomi illustri. Amen.
Commento di Enzo Bollani
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5. SOTTO I CIELI DI PATTY
Nicoletta, o Nic, o Nic – Unic. Indipendentemente da come la si voglia chiamare, lei è sempre la leggenda vivente alla quale Lucio Battisti si rivolse dicendo: “Strambè, e canta!”. Lei, di cantare, non ha mai smesso. Esplorando terre e linguaggi nuovi, rischiando, mettendosi in discussione e uscendo vittoriosa anche da quelle che, di primo acchito, sarebbero potute sembrare cadute. Da Biafra a Oltre l’Eden, passando per Ideogrammi, primo album di una donna occidentale in Cina, Patty Pravo ha segnato per sempre l’immaginario collettivo con la sua figura, la cui immagine è al tempo stesso realtà.
Non ha bisogno di interpretare, perché la sua natura di dama veneziana è questa.
L’unica donna capace di scendere le scale nel modo più scintillante possibile è anche la stessa che, ieri sera, ha incantato il pubblico e fermato il tempo, guadagnando la prima standing ovation che la Storia del Festival abbia riservato a un artista in gara.
Ogni volta diversa, ogni volta se stessa. In una parola: immensa.
Commento di Enzo Bollani
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4. CANZONE BRUTTA?
Una canzone difficile, la cui immediatezza è solo nel titolo. Nessuno può impararla in una volta. Forse questa volta volevano arrivare ultimi, come hanno dichiarato a TV Sorrisi e Canzoni. È molto meglio leggere il testo, come sempre acuto, anzi acutissimo. Al punto che, se si tuffasse in una piscina, è facile che la spaccherebbe.
Lungi dal dare pagelle, specialità che non appartiene a questa casa, viene da piangere. E stavolta non per commozione. Senza Rocco Tanica, gli Elii non sono più la stessa cosa. Almeno stasera, in questo Sanremo distante Venti lunghi anni dalla vittoria negata, con La Terra dei Cachi. In comune con quel momento, forse il più brillante della loro storia, soltanto l’inizio. Quel “Pronti, partenza, via!”, pronunciato da Peppe Vessicchio, infiocchettato in un papillon memorabile quasi quanto i loro vestiti rosa. Lo stesso che fa da incipit a Eat the Phikis. E se Feyez è a Primaporta con “Er Chitara” e con Micheletto, nascosto a far la bella vita, qui c’è da invocare Claudio Villa e il suo “Facciamo la pace”. Che si siano spaccati o meno, c’è da sperare in un futuro più soleggiato per questo gruppo di fuoriclasse assoluti. D’altronde, oggi, lo ha detto anche Elio: “È molto meglio stare a Sanremo con il sole, che con la pioggia”. In questo mondo pieno di nebbia…
Commento di Enzo Bollani
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3. MUSICA SENZA BARRIERE
Ezio Bosso ha firmato uno dei momenti migliori della Storia del Festival, senza alcun dubbio. “La musica è una magia: non a caso, i direttori hanno la bacchetta, come i maghi”. Niente di più vero. Bosso, mago e soprattuto Maestro, ha dato una grande lezione di unità e di amore, annullando ogni tipo di barriera ideologica. Un lungo momento commovente, per tutti. “La cosa più importante che esista: ascoltare”. Come si può evitare di restare in ascolto?
Questo Sanremo si sta confermando come un evento nuovamente centrato sulla Musica, senza concessioni eccessive al linguaggio puramente televisivo, senza scorciatoie e di altissimo livello.
Grazie, Ezio Bosso!
Commento di Enzo Bollani
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2. L’UNIONE FA LA FORZA
Gay o non gay, vuoi o non vuoi, ieri sera qualcuno ha detto la sua. Legittimamente e in modo molto elegante, preciso, per nulla discutibile. Il tema è di quelli che fanno molto discutere: i diritti. Fermo restando che si tratti di diritti per tutti e che non si tratti esclusivamente di diritti gay, è ormai in atto una trasformazione della società che non si può ignorare ed etichettare soltanto da una parte. Chiaramente, il peso della “comunità” gay è più forte perché è organizzato, strutturato come una lobby quale è. È inutile negarlo. Sarebbe anche ipocrita.
Molti hanno perso l’occasione d’oro di stare in silenzio, non avendo ancora maturato un’opinione che non ha il diritto nemmeno di essere un’opinione, ma è loro diritto anche essere contro, o non vedere il mondo in cui viviamo e in cui, a mio avviso, questi diritti viaggiano con un ritardo di almeno Trent’anni. Molto peggio dei treni italiani (non tutti). Quindi, se si parla di diritti e si parla di diversità, reputo sia stata una dimostrazione di giustizia, quella avvenuta ieri sera sul palco del Teatro Ariston. Come sarebbe giusto e legittimo, a questo punto, dare voce anche alle famiglie tradizionali.
Pensandoci bene, però, l’anno scorso c’ero, quando arrivò sul palco una famiglia con Sedici figli. Allora, di quale problema stiamo parlando? Tanto di cappello all’esperienza di Elton John, e più libertà per tutti. Nei diritti e nel rispetto di tutti, senza polemiche inutili. È meglio essere uniti, che disuniti. Questo è anche uno dei presupposti della religione cattolica, ma anche una delle basi di ogni rito pagano. Come lo è Sanremo. Al punto che il titolo di santo e il nome del santo si sono uniti. Prima del 2002, Sanremo era San Remo.
Sarà un caso? O sarà un fiore?
Commento di Enzo Bollani
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1. SI RICOMINCIA
Torna il Festival della Canzone Italiana e torniamo a parlarne perché sì, ogni tanto ci piace anche rilassarci e concederci un po’ di leggerezza. Senza mai abbassare la guardia sulle questioni importanti, beninteso.
Torna Sanremo, dicevamo, e tornano i resoconti di Enzo Bollani, amico di FinestrAperta che, ben volentieri, anche quest’anno si cala nei panni dell’inviato dalla Città dei Fiori.
Parlando del Festival, Enzo ci racconta che “Chi scrive è presente dal 1998, in veste professionale, ogni volta differente e spesso anche inaspettata. La verità è che lo subisco da quando esisto, essendo cresciuto lì. L’attesa di vedere una nuova scenografia, ogni anno, veniva ripagata dalla conferma di essere entrati in una nuova stagione musicale, ma anche sociale. Una nuova stagione di Moda e di stile, di tendenze. Per tutti. Sanremo è Natale e Capodanno, insieme, ma anche l’inizio della primavera. O la fine dell’inverno. Oggi, il suo inizio è ancora troppo invernale, per i miei gusti, ma segna una sorta di ritorno alle origini, che lo vedevano partire dal profondo inverno, nei giorni della merla”.
Tornate a visitare questa pagina, quindi, per commenti ed esclusive da Sanremo 2016!