Il film italiano sul tema della disabilità è tra i candidati per l’Oscar 2018
La pellicola Ho Amici in Paradiso (anno 2016), segna il debutto di Fabrizio Maria Cortese come regista cinematografico. Presente nella lista dei quattordici film italiani da proporre all’Academy per la candidatura all’Oscar 2018 riguardante la produzione straniera, il film vede protagonisti i pazienti del centro Don Guanella. Tutti con disabilità prevalentemente cognitiva.
Cortese matura l’idea nel 2014, durante un corso di recitazione che egli tiene all’interno della struttura stessa. L’intenzione non è quella di mettere in scena la biografia di San Luigi Guanella in occasione del centenario della sua morte, piuttosto si intende oltrepassare l’ambito religioso per trattare il tema della disabilità, sdrammatizzandolo.
La trama racconta le “avventure” di Felice Castriota, un uomo d’affari pugliese arrestato per aver riciclato soldi della mafia. Per ottenere uno sconto della pena, Felice accetta un compromesso con la giustizia: denunciando U Pacciu, il boss con cui ha trattato varie volte, ottiene, infatti, di essere mandato ai servizi sociali presso la struttura Don Guanella di Roma, dove è appunto chiamato ad aiutare il direttore Don Pino assistendo le persone disabili ospitate.
Senza svelare tutte le vicende, è importante sottolineare come Felice venga profondamente cambiato a livello umano da quest’esperienza. Grazie a Giulia, la psicologa del Centro ed alla socializzazione con gli assistiti, l’uomo corrotto e senza principi morali riesce tuttavia a superare le difficoltà iniziali ed entra in empatia con i ragazzi. Al punto che lo spettatore è portato a riflettere sulla necessità di affiancare al processo di riabilitazione per i disabili, un percorso rieducativo per la gente “comune”, che spesso ha difficoltà a relazionarsi con queste persone, a causa dei pregiudizi e delle “barriere interiori” da lei stessa sollevate. Ribaltando il suo punto di vista, mettendosi nei panni dell’altro, Felice riscopre la propria umanità ed anche l’amore. Il Don Guanella si trasforma quindi in un vero e proprio set cinematografico, nel quale le persone diversamente abili interagiscono con attori professionisti (tra gli altri Valentina Cervi, Fabrizio Ferracane e Antonio Folletto) interpretando un ruolo che rispecchia la propria quotidianità.
Al di là dei possibili limiti di un progetto a tratti amatoriale, l’intento del regista è riuscito e si evince dalle sue stesse parole: “la storia del film tocca il tema della disabilità in chiave tragicomica. Spero che il cinema possa sempre affrontare queste tematiche con ironia; queste persone hanno bisogno di sorridere e noi di riflettere; il loro mondo è stare con gli altri e loro rappresentano una risorsa, una vera risorsa per la comunità”.
Articolo di Giulia Cirillo