Abitazioni “smart”, cyber-biciclette e messaggistiche stracolme di memoria: studi e strumenti in grado di aiutare individui con problemi neurodegenerativi.
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L’Alzheimer è una malattia del cervello che provoca il lento declino della capacità di memoria e del ragionamento di una persona. A livello microscopico, si tratta di un processo degenerativo che distrugge progressivamente le cellule del cervello. Il nome deriva da Alois Alzheimer, neurologo tedesco che nel 1907 ne descrisse i primi sintomi e gli aspetti neuropatologici.
Nonostante i passi in avanti della ricerca, ancora oggi sono molti i misteri attorno l’Azheimer, tra cui la sua causa principale e il modo in cui debellarla. In attesa di risultati importanti, la tecnologia arriva in soccorso della neurologia, con nuove strumentazioni futuristiche in grado di consegnare alle persone con Alzheimer di permettere una qualità della vita sufficientemente dignitosa. Vediamone alcune.
OH VITA – Prendiamo in prestito per qualche riga il titolo del nuovo album di Jovanotti per parlare di Vita (Virtual Training for Aging), un sistema messo a punto dalla Fondazione Ibm Italia e Irccs Casa Sollievo della Sofferenza che trasforma la casa di una persona con Alzheimer in una mappa dei ricordi. In sostanza, Vita immagazzina frammenti di memoria organizzandoli, appunto, in una sorta di mappa alla quale l’inquilino può chiedere ad alta voce le più disparate informazioni (chiamare la famiglia o il medico, mostrare una foto o un filmato relativo alla propria vita e via discorrendo). Inoltre, il sistema è in grado di avanzare suggerimenti, come ricordare di prendere una medicina. “L’interazione con sistemi di intelligenza aumentata costituisce un aiuto concreto sia per le persone anziane, o colpite da malattie neurodegenerative, sia per chi si prende cura di loro”, ha dichiarato Enrico Cereda, presidente della Fondazione Ibm, all’Ansa.
FATTI UN GIRO – Nel vero senso del modo di dire: fatti un giro, ma in casa e su una bicicletta. Anne-Christine Hertz, un ingegnere biomeccanico svedese dell’Health Technology Centre di Halland, ha infatti creato BikeAround, una tecnologia nata dalla combinazione di cyclette e Street View di Google Maps in grado di far interagire le persone con le mappe virtuali e far riaffiorare molti ricordi nella mente della persona che lo usa: il paziente con Alzheimer non deve far altro che inserire un indirizzo o un luogo (la propria casa d’infanzia, una strada fatta tante volte nella vita, un luogo in cui si è abitato per diverso tempo) e, usando pedali e manubrio, può girare in bici attraverso le stradine cercate. “Lo abbiamo testato su una coppia, Lars, 75 anni e sua moglie Ingrid, sposati da tanti anni, lui affetto da demenza – ha raccontato Hertz -. Lei ci ha suggerito di impostare BikeAround sulla città e la chiesa in cui si sono sposati. Quando sullo schermo sono passate le immagini, la faccia di Lars si è illuminata e la moglie è stata così felice di capire che lui stava ricordando”.
MI SCRIVO PER RICORDARE – Già nella prima fase, l’Alzheimer provoca danni significativi a molti ricordi base: dimenticare il proprio nome, l’indirizzo della propria casa, l’avere o meno dei figli, l’assunzione di medicine, eventuali allergie e via discorrendo. Tutte situazioni che possono compromettere – e anche gravemente – la qualità della vita. Per questo motivo, Nextopera, in collaborazione con Young & Rubicam, Italia Longeva e Facebook, ha creato Chat Yourself, un chatbot di Messenger che permette di immagazzinare un’infinità di dati sulla vita di una persona e restituirli semplicemente con un messaggino, di cui ci siamo occupati alcuni mesi fa. “Questo progetto non sconfigge l’Alzheimer ma va nella giusta direzione – ha commentato Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva, all’Ansa -, offrendo ai malati un nuovo modo di vivere la malattia, uno strumento utile ad affrontare le prime fasi dopo la diagnosi, grazie ad un supporto che rimpiazza il danno provocato dalla malattia”.
Anche quest’anno non saremo riusciti a sconfiggere l’Alzheimer, ma la tecnologia sta studiando sempre più nuovi modi per aiutare le persone a ricordare anche solo la cena di Natale con la propria famiglia.
Articolo di Angelo Andrea Vegliante