La Scuola Svizzera di Milano scoraggia bambini e ragazzi con disabilità e problemi d’apprendimento dall’iscriversi. Alcuni esponenti politici si dichiarano indignati, mentre la società civile tende a chiudere un occhio
Fa discutere e riflettere il caso della Scuola Svizzera di Milano, segnalato da Repubblica e rilanciato da molte altre testate giornalistiche. Si parla di un istituto elvetico privato con sede nel capoluogo lombardo, che ha recentemente approvato un regolamento piuttosto discutibile, che i genitori degli alunni della scuola sono tenuti a sottoscrivere.
Il regolamento. Il capitolo della discordia è il 2.5 (“Disturbi dell’apprendimento o comportamentali, handicap motori”), che recita:
Essendo la Scuola Svizzera impegnativa e multilingue, non è ottimale per studenti affetti da disturbi dell’apprendimento, quali: dislessia, discalculia, Adhs, sindrome Asperger, autismo, e disturbi comportamentali. In caso di disturbi di lieve entità gli allievi vengono aiutati dagli insegnanti a progredire, ma devono comunque soddisfare i regolari criteri di promozione. Eventuali costi derivanti da conseguenti lezioni supplementari, assistenza psicologica o fisica saranno a carico dei genitori. Essendo l’edificio su più livelli, privo di ascensore, non è altresì una Scuola adatta a studenti con gravi handicap motori”.
Si sconsiglia, insomma, la frequentazione dell’istituto da parte di alunni con disturbi dell’apprendimento, ai quali non verrebbe garantito alcun supporto che permetta loro di studiare alla pari con i propri compagni, nonché a quelli con difficoltà motorie, che non riuscirebbero a muoversi liberamente in un edificio con barriere architettoniche.
Il famigerato capitolo 2.5 stride ironicamente con il 2.1 (“Norme generali, profilo pedagogico”), che indica la visione della Scuola Svizzera di Milano:
La Scuola ritiene importante educare gli allievi al rispetto delle varie manifestazioni della natura e dell’umanità; insegnare loro a capirle e a considerarle come un arricchimento”.
Le reazioni delle istituzioni. Il mondo della politica non ha esitato a reagire con pubbliche dichiarazioni riportate dai giornali, una volta che la notizia è diventata di pubblico dominio. A cominciare dalla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli: “Non è accettabile. In Italia dal ’77 sono superate le classi differenziali. Il nostro impianto di scuola è proprio quello di includere, non di escludere chi ha più difficoltà. Io in prima persona lavoro da sempre per l’inclusione, perché tutti i ragazzi e le ragazze possano avere accesso a un percorso scolastico con strumenti che li aiutino e permettano loro di sviluppare al meglio le loro capacità”. E valuta azioni legali: “Sto verificando se sia una iniziativa della singola scuola o una direttiva svizzera”. Anche il sindaco di Milano Beppe Sala stigmatizza l’accaduto: “Non è la Milano che vogliamo”.
I commenti sul Web. Non altrettanta sensibilità è stata manifestata da tanti navigatori in Internet che, protetti dal proprio account virtuale, non hanno perso l’occasione di commentare la notizia a modo loro.
Su Tiscali, tale Lorenzo Hess dichiara: “per me non è una cosa sbagliata, se delle persone hanno dei problemi è giusto che siano seguiti a parte, del resto la stessa cosa sarebbe nel caso inverso…. se una persona non ha problemi che ci farebbe con degli insgnanti di sostegno?? non sanno piu’ chi colpevolizzare con questi articoli”. Angelo Belleri tenta discutibili excursus storici: “Anni fa, una persona intelligente aveva proposto classi selezionate per merito, ossia chi era particolarmente portato allo studio sarebbe stato messo in una classe di ‘secchioni’, e così via a discendere fino alla formazione di una inevitabile classe degli asini. Immaginate cosa dissero i sinistri…”. Moreno Ragoni urla a caratteri cubitali: “NON E’ NECESSARIO CHE TUTTI DEBBANO E/O POSSANO FARE TUTTO! CI SONO DEGLI ISTITUTI, ISTITUZIONI STATALI, ISTITUZIONI PRIVATE ECC.. CHE HANNO DELLE REGOLE CON DELLE LIMITAZIONI! SE CI RIENTRI BENE ALTRIMENTI STAI FUORI SENZA SE E SENZA MA! FATE DOMANDA NEI CORAZIERI PUR ESSENDO ALTI 1,60! VEDRETE COME VI PRENDONO! SE CI SONO DELLE SCUOLE CHE PER GRADO DI APPRENDIMENTO, RETTE ECC… NON POSSONO ESSERE PER TUTTI BENE! COS’ E’!!!!!”.
Il tono non cambia su TG Com 24, con Mp1967 che va dritto al punto: “Visto che non hanno contributi dallo stato è giusto che accettino chi vogliono. Basta con questo buonismo!!!”. Giulia Boriom, invece, la mette in politica: “beh con le credenziali che ha credo non accetterebbero neppure il ministro fedeli !!! i nostri politici sono dei ciarlatani , tante polemiche inutili per nascondere i problemi reali. colpo di stato e via tutti”. Dijonn tenta di razionalizzare l’esclusione dei bambini con disabilità dalla scuola: “Non è necessario essere perforza dei razzisti, ma è indubbio che certe patologie richiedano strutture e personale apposito, se una scuola privata non può garantire una corretta gestione mi pare normale che non accetti”.
Di certo, finché queste saranno le opinioni dominanti, istituti come la Scuola Svizzera di Milano potranno mantenere inalterati i propri regolamenti, senza temere difficoltà economiche derivate da un calo di iscrizioni da parte di cittadini indignati come Restigam, l’autrice dell’unico commento fuori dal coro che abbiamo trovato in Rete: “Stavo pensando ad Einstein e a quel fisico in carozzina persone ke non si sono fatte fermare da una disabilità! Questa scuola come tutte le scuole svizzere devono imparare a vedere le xsone x quello Ke sono e aiutarle a sviluppare le.loro doti!”.
Articolo di Manuel Tartaglia