«Amo la musica e ho sempre cercato di farla diventare il mio lavoro». Così Marianne Mirage si presentava il 1° luglio 2016 a Radio FinestrAperta, durante la puntata di Note a Margine, in occasione del suo album di debutto, Quelli come me. Sono passati diversi mesi da quella chiacchierata e intanto, qualche giorno fa, la cantautrice di Cesena è stata inserita tra le 8 nuove proposte del Festival di Sanremo Giovani 2017, che la porterà il prossimo anno a calcare il palco dell’Ariston. Visto che Marianne è passata dalle parti di FinestrAperta (questo ci inorgoglisce, e non poco), abbiamo pensato di richiamarla per farci raccontare l’esperienza di Sarà Sanremo e le ambizioni per la futura kermesse.
Bentornata Marianne. Iniziamo chiedendoti delle tue emozioni post-serata di Sarà Sanremo.
«Ormai sono passati due-tre giorni, non è una risposta calda. Ho avuto modo di riformulare nel mio cervello cosa fosse successo. È un’emozione grandissima. Tra l’altro qualche sera prima avevo suonato al palco dell’Ariston, perché avevo aperto il concerto di Raphael Gualazzi, chitarra e voce. Per cui avevo già messo un piede su quel palco, però ci speravo di passare, e sono contenta di avercela fatta».
Com’è nata l’occasione di Sanremo? Ti sei candidata?
«Assolutamente si. Diciamo che era un po’ nei miei pensieri, perché venivo da un album che comunque avevo portato in giro, suonandolo live e, piano piano, ho avuto modo di trovare Quelli come me, che ascoltavano la mia musica. E quindi si era creato un piccolo gruppo, e volevo reinventarlo. Ma la scelta di andare a Sanremo è passata per la canzone (Le canzoni fanno male, ndr). Perché quando ho sentito questa canzone scritta da Pippo Kaballà e Francesco Bianconi, frontman dei Baustelle, non potevo non pensare di cantarla, di non portarla su quel palco. Perché Le canzoni fanno male lo vedevo come un simbolo su quel palco, quindi non potevo non provarci».
Ecco, com’è nata la possibilità di poter cantare “Le canzoni fanno male”? Qual è il retroscena?
«Il retroscena era che non era una canzone scritta per me, ma per un’altra cantante. Ma appena l’ho sentita, ho chiesto di provarla e mi hanno dato il consenso. Con le canzoni succede anche questo: non è detto che per forza il diretto interessato la canterà. E quindi l’ho scelta, l’ho cantata e, subito dopo che l’ho registrata, l’ho mandata a Bianconi, e lui mi ha voluto conoscere e mi ha fatto i complimenti. Per cui anche lui era contento della mia scelta».
Che reazione ti aspetti dal pubblico di Sanremo di fronte a questo brano?
«Non ne ho assolutamente idea. Il pubblico di Sanremo è molto diverso da quello che si può sentire nei live, e quindi non ne ho la più pallida idea. Sicuramente è una canzone che sottolinea un certo tipo di disagio e il testo racchiude dentro di sé un qualcosa che magari non era mai stato portato sul palco di Sanremo: mi riferisco proprio all’effetto che fanno certe canzoni. Non è la classica canzone sanremese, sicuramente c’è un azzardo in più e spero che quest’azzardo venga premiato».
Come pensi andrà il tuo percorso e quello degli altri concorrenti a Sanremo? Facci una tua lista dei possibili vincitori.
«Non lo farò mai, non riuscirei mai a farlo (ride). Sono molto affezionata ai ragazzi che partecipano al Festival perché abbiamo avuto modo di conoscerci una settimana fa, prima delle eliminazioni, e sono affezionata molto anche a quelli eliminati, tipo La Rua e Maldestro. Ognuno ha il suo carattere, per me la differenza la fa l’artista nei live: nel senso che io affronto Sanremo come se fosse un palco, come tutti gli altri palchi. Questo è il mio atteggiamento. Darò il massimo della qualità che saprò fare sul quel palco lì».
Devi sapere che, dalle eliminatorie, oltre a te, erano presenti diversi artisti che sono passati a Radio FinestrAperta: uno è Maldestro, che abbiamo incontrato durante il concerto del Primo Maggio 2016 a Roma; gli altri sono i The Shalalalas, nostre profonde conoscenze. Cosa ne pensi dell’eliminazione di quest’ultimi?
«Ho legato molto anche con i The Shalalalas, perché li trovo molto originali ed esteri. Mi conoscete nella vostra radio, sapete che il mio profilo è molto estero, canto in inglese ed in francese. Anche i ragazzi vengono da una scrittura più inglese, e quindi questo lato qui è ovviamente quello che ci accomuna e che, in verità, allontana un po’ il pubblico di Sanremo, dove appunto si porta una canzone in italiano. Credo che avranno molte chance, magari con un po’ di esperienza di scrittura in italiano, perché comunque sono molto creativi. Sicuramente avranno modo di farsi conoscere».
Secondo te, è penalizzante per artisti che puntano a linguaggi esteri partecipare ad un festival dove l’italiano domina?
«Bisogna capire i pregi di questo Festival ed usarli, non calcarne i difetti. Capire qual è la soluzione giusta da portare su quel palco. Nella mia scaletta ci sono diverse tipi di canzoni, non ho solamente un genere, anche se mi piace molto l’R&B. Il brano che porto è un soul più vicino ai gusti degli italiani: mi viene in mente Adriano Celentano, che era un soul fatto all’italiana. Poi noi italiani siamo molto capaci ad adattare la nostra musica, quindi mi sembra di vederla come una grande opportunità per aprirsi, e non per chiudersi, perché non c’è modo di chiudersi al Festival di Sanremo».
Torniamo a parlare di altri concorrenti. Molti giudicano i La Rua come i vincitori morali delle fasi eliminatorie. A tuo avviso, come mai non sono riusciti ad accedere alle finali?
«Altra band che io stimo, perché comunque hanno sempre fatto bene i loro live e hanno sempre avuto la loro personalità e la loro carica. Sicuramente, le scelte del Festival possono essere più o meno criticate, anzi lo sono sempre. Quindi non è una novità che poi ci sia sempre un vincitore. L’anno scorso c’era Francesco Guasti, che invece quest’anno è dentro. I La Rua non avranno modo di andare su quel palco, ma sicuramente avranno modo di calcarne altri. Secondo me, l’importanza non è arrivare a Sanremo e vederlo come un traguardo, ma vederlo come l’inizio di un lavoro. Ma se non è Sanremo, sarà qualcos’altro. Credo che i La Rua siano molto intelligenti e quindi sicuramente sapranno che se non è quel palco lì, saranno tante altre situazioni. Anche perché loro sono una band di sei elementi, ci sono tantissimi altri posti dove possono fare la propria musica».
Ora che sei tra gli otto finalisti, quale obiettivo ti sei prefissata?
«Lavorare affinché ci sia grande qualità sul palco nel momento in cui prenderò in mano microfono e chitarra, e presenterò la canzone».
Facciamo un passo indietro, a Quelli come me. Quali riscontri sei riuscita ad ottenere da questo lavoro?
«Sono molto contenta, fino a due mesi fa mi aveva invitato anche Fabio Fazio a Che Tempo Che Fa, facendomi i complimenti sulla mia parte esterofila, nonostante la mia italianità, che si sente. Per cui è andato molto bene come disco da esordiente e da disco fatto in casa con poche pretese e molte idee. Un po’ è sempre quello il gioco, riuscire ad esprimersi con poco. Il disco a cui sto lavorando adesso, ovviamente, ha un’altra caratura, perché tutti i live che ho fatto quest’estate mi hanno anche portato ad una crescita di presenza scenica, ad un controllo che magari prima non avevo, anche sulla mia personalità».
Aspettando Sanremo, immagino non resterai ferma.
«Stasera (ieri, ndr) sono al Magnolia di Milano. E poi ci sono altre due date: una a Bologna al Bravo Caffè il 17 gennaio, una a Roma all’Auditorium Parco della Musica il 20, sempre di gennaio. Quindi ci prepariamo sia per i live che sto portando avanti con la mia band e, nello stesso tempo, ho un biglietto pronto per Londra per andare ad incidere nuove canzoni, sempre con Tommaso Colliva, che è il produttore che ha seguito la produzione de Le canzoni fanno male».
Quindi dopo Sanremo ci sarà un album. Nessuna anticipazione?
«No (ride). Non sono comunque canzoni prese all’ultimo, ma le ho scritte durante tutto agosto. Ho fatto il ferragosto con i miei genitori romagnoli davanti al Duomo, per dire. Credo che il lavoro fatto finora si protrarrà nel tempo».
Articolo di Angelo Andrea Vegliante
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Riascolta la prima intervista di Marianna Mirage a Radio FinestrAperta