Ultimamente la musica è al centro delle vicende mediatiche nella sua totalità, infatti essendo eterogenea, colpisce chiunque per la sua bellezza, armonia, stonatura e ripetitività. Di certo, non può essere ignorata. Con la musica si uniscono persone, si rinfrancano cuori, si riconciliano umori malati. La musica è più forte, è stato ribadito ampiamente, dopo gli attentati di Manchester e Parigi in cui il rumore dei bassi è stato rimpiazzato dal tonfo delle bombe che ha riportato la paura ad essere il motivo principale nella hit parade dell’incoscienza.
A maggior ragione, cantanti più o meno famosi hanno cavalcato degnamente lo sgomento dimostrando quanto l’unione faccia la forza e, dinnanzi alla possibilità di attentati reiterati durante le esibizioni, hanno risposto sold out dopo sold out riuscendo a riempire stadi, palazzetti e piazze. L’esempio lampante italiano si chiama Vasco Rossi, comandante di nome e di fatto, che nel suo Modena Park ha portato ben 230.000 spettatori paganti infrangendo quasi ogni record di pubblico. Senza il minimo incidente, nessun ferito o contuso, soltanto divertimento, festa e melodia. Contro la paura. Quando appare tutto così scontato, quasi facile, dietro c’è sempre un’organizzazione capillare che non viene sottolineata mai abbastanza. L’evento di Vasco, trasmesso persino in diretta televisiva, è stato una macchina perfetta che ha saputo conciliare lavoro e guadagni fra equipe, entourage e giornalisti accreditati (più di 250 tra redattori e fotografi), trasformando Modena nella Capitale del Rock per una sera.
Se bastano ventiquattr’ore per scrivere la storia, sono sufficienti poche settimane per ribadire che non tutte le ciambelle riescono col buco. Il buco, nell’acqua, l’ha fatto per l’ennesima volta il Postepay Rock in Roma che – nonostante da anni rinfreschi le notti d’estate romana con i più grandi nomi della musica italiana e internazionale – presenta ancora innumerevoli criticità. La Capitale poteva andare di pari passo con quanto successo a Modena, regalando manifestazioni all’altezza, invece il festival canoro (che si tiene all’Ippodromo delle Capannelle dal 23 giugno al 2 agosto) non ha perso occasione per farsi riconoscere ulteriormente in maniera negativa.
Non bastano i nomi di spicco come Damian Marley, Daniele Silvestri, Alessandro Mannarino, Marilyn Manson, Kasabian, Red Hot Chili Peppers, J-Ax e Fedez, accompagnati da molti altri colleghi illustri della scena musicale europea ed internazionale, a far ricredere un pubblico insoddisfatto e scettico – per quanto numeroso – sulla qualità di un evento partito male e sviluppatosi peggio. A dirlo sono le oltre 5300 recensioni sulla pagina Facebook ufficiale della manifestazione: molte, troppe negative, non esageriamo se arriviamo ad affermare che più della metà esprimono disgusto dopo aver assistito ad un concerto pagato profumatamente. Sotto accusa l’acustica, l’organizzazione e la sicurezza. Chantal, ad esempio, si lamenta dell’igiene: “Brunori Sas eccezionale. lo rivedrò sicuramente. Unica nota positiva di una location a dir poco imbarazzante!!! Avremmo dovuto chiamare i #NAS (o il servizio SISP della #ASL) per la situazione in cui versavano i bagni. Mai prima ho pensato che i bagni chimici potessero essere più puliti dei bagni normali. Immagino non vengano puliti da MESI!”. C’è chi, invece, non ha apprezzato i cambi di location repentini come Chiara: “Sono seriamente sconcertata da quanto il concerto degli Alter Bridge sia stato gestito in maniera pessima. Loro grandiosi come sempre, ma l’organizzazione è stata la peggiore tra quelle di tutti i concerti a cui ho assistito in vita mia.
Partendo dal principio: non si può relegare una band simile a suonare in un locale come l’Orion di Roma. Nonostante lo scetticismo ho voluto comunque dare una possibilità. Non è andata male come credevo, è andata molto molto peggio. Orari non rispettati e questo può accadere, non è la prima volta e non sarà l’ultima. Acustica terribile, le voci dei cantanti non si sentivano. E non sto dicendo che erano lievemente oscurate dagli strumenti, era proprio difficile cogliere una strofa o una parola. Io conosco tutti i loro testi a memoria e più volte mi sono trovata a chiedermi cosa diavolo stessero cantando.
Ci avevano assicurato un’aria condizionata che, se c’è stata, è stata praticamente inesistente. Il caldo era soffocante tanto che in molti hanno preferito uscire a metà concerto”.
Salvatore, sperando in una risposta che non arriverà mai, la butta sul ridere: “Far organizzare concerti al “Rock in Roma” è come far gestire un sito di incontri a Pacciani”. Queste sono solo alcune delle innumerevoli testimonianze che potrete trovare sui social network di riferimento, le quali sembrerebbero descrivere una serie di situazioni tutt’altro che edificanti. Siccome, però, il rischio profili fake – e quindi fake news (notizie false) – è sempre in agguato, abbiamo incontrato Stefania, una ragazza di Eboli (residente a Roma) che recentemente ha assistito al concerto di Daniele Silvestri. Lei all’Ippodromo delle Capannelle c’è stata e, dopo aver lasciato una recensione al vetriolo sul Web, ha scelto di raccontarci a voce come ha vissuto quel concerto e quali criticità ha incontrato. Le sue parole non fanno altro che avvalorare una serie di inadempienze strutturali, ponendo l’accento anche sulla questione dell’accessibilità per persone con disabilità: “Sono un po’ disorganizzati soprattutto per la postazione e i parcheggi. Per il parcheggio loro dicono che c’è scritto sul sito ed effettivamente è così, ma una volta lì le indicazioni lasciano completamente a desiderare. Per parcheggiare non ci sono indicazioni. Se tu arrivi senza aver visionato il sito o la mappa non c’è una indicazione per trovare il parcheggio riservato. Bisogna fare un giro lungo su via Appia e poi ritornare indietro per parcheggiare al posto riservato. Ma lì non è a vista e i parcheggiatori esterni non ne sanno nulla. Nemmeno le pattuglie dei vigili hanno saputo rispondere. Io non ritornerò per la visibilità (se devo vedermi un concerto così da lontano evito) e per il problema che ogni volta ho col parcheggio”. In effetti, sul sito ufficiale c’è una sezione dedicata alle persone con disabilità, che però ribadisce soltanto la predisposizione di un’area riservata, in cui ha accesso anche l’accompagnatore della persona. Due righe appena che non possono giustificare la mancanza di indicazioni in loco: “Gliel’ho fatto presente” – ribadisce Stefania – “Se dovessi dare un voto all’organizzazione, sarebbe un 4/5 perché loro formalmente sono a norma. Tuttavia i criteri di accessibilità sono al minimo, la visibilità è scarsa e i parcheggi riservati troppo dispersivi. Senza contare le indicazioni forvianti. Menomale che ero accompagnata perché, non trovando parcheggio, mi sono parcheggiata all’ingresso principale e da lì è troppo lontano per arrivarci da soli”.
Gli accrediti stampa negati – La questione dell’accessibilità precaria è soltanto l’apripista che consente di arrivare al più clamoroso dei soprusi: un giornalista con disabilità aveva richiesto, nel mese di aprile, con largo anticipo sulle prevendite, due accrediti stampa per il concerto del 9 luglio di Mrs Lauryn Hill. Come da prassi, c’è stato uno scambio di mail tra uffici stampa di riferimento (il sito ufficiale di Rock in Roma fornisce tutte le indicazioni per richiedere tagliandi). Una prima mail di richiesta, a cui è seguita la seguente risposta: “Gli accrediti vengono concessi in prossimità del concerto, solo in quel momento ti sapremo dire se sarà stato possibile accreditarti. Per quanto riguarda la postazione, in caso di conferma dell’accredito troveremo certamente una soluzione. Stai pur tranquillo. Una serena Pasqua. A presto”. Tranquillo, come è noto, non ha mai fatto una bella fine. L’epilogo non si riesce a trovare neppure in questa intricata vicenda, che è andata avanti per qualche mese, senza alcuna risposta. Un silenzio assordante, dopo un primo approccio rassicurante, che non si è rotto nemmeno di fronte alle reiterate sollecitazioni: “Gentilmente, posso chiederle – più o meno – quanto tempo prima posso rivolgermi nuovamente a lei in modo da trovare tagliandi disponibili data la mia situazione? Grazie mille e buona giornata”. E’ disponibile una seconda versione, più dettagliata e specifica: “Le avevo scritto agli inizi di aprile per poter richiedere due accrediti per il 9 luglio in occasione del concerto di Mrs Lauryn Hill all’Ippodromo delle Capannelle di Roma. Nelle precedenti mail che ha ricevuto, può ritrovare le mie referenze. In ogni caso, torno a scriverle poiché mi aveva detto che gli accrediti sarebbero stati rilasciati in prossimità del concerto e, dato che manca un mese, gradirei sapere qualcosa in merito. Visto che le ho inviato la richiesta in tempi non sospetti – un giorno prima della messa in vendita dei tagliandi – e, data la risonanza dell’evento, vorrei assicurarmi che non ci siano problemi per il rilascio degli stessi.
Inoltre, le avevo domandato anche se c’era una postazione prestabilita per poter intervistare l’artista, in quanto avendo una disabilità, avrei bisogno di saperlo anticipatamente. Tuttavia, mi auguro che – in una manifestazione di tale portata – non ci siano disguidi in merito all’accessibilità e alle barriere architettoniche. Nel rispetto e tenendo conto delle esigenze lavorative di tutti i giornalisti e gli spettatori. La ringrazio anticipatamente per ogni ragguaglio che vorrà fornirmi, le auguro una buona giornata e spero di risentirla quanto prima”.
La fantasia e l’originalità non è mancata al corrispondente che, da aprile a luglio, si è interfacciato con un ufficio stampa latitante – segnalato dall’organizzazione – per poi ritrovarsi a mani vuote. Senza alcuna spiegazione. Se per chiunque vale il principio secondo cui ‘domandare è lecito e rispondere è cortesia’, al Rock in Roma preferiscono tacere. Rendersi irreperibili. Soltanto che fin quando si ostacola la visibilità di un evento a persone con disabilità, stiamo parlando di una scelleratezza ingiustificabile ma recuperabile. Non appena si nega il diritto all’accessibilità ad un giornalista, solamente in funzione di eventuali pecche logistiche, senza nemmeno contemplare una giustificazione adeguata, si sta scavalcando il diritto di cronaca. Si nega la possibilità di compiere il proprio dovere a qualcuno che ha tutte le carte in regola per farlo, ma viene allontanato per partito preso, al punto da non meritare neanche di sapere il motivo preciso. Quando qualcuno non è gradito ad una manifestazione pubblica, che sia un concerto o una qualsivoglia rappresentazione, l’allontanamento deve essere giustificato e giustificabile. Altrimenti, si potrebbe pensar male. Potremmo arrivare a pensare che in certi ambienti sia gradita esclusivamente un certo tipo di stampa, che vengano utilizzati due pesi e due misure. E allora questo, nel 2017, potrebbe far più rumore di un attentato. La musica è più forte delle bombe, non dei pregiudizi. Infatti, a chi ha una disabilità viene ancora consigliato con “segnali inequivocabili” di restare a casa.
Articolo di Andrea Desideri