Fa il giro del mondo la notizia secondo cui un uomo sieropositivo sarebbe guarito grazie ad una nuova cura sperimentale. Cerchiamo di fare chiarezza senza lasciarci andare a facili entusiasmi.
La notizia in apparenza è di quelle eclatanti, quelle destinate a entrare nella storia, che fanno restare a bocca aperta e gioire: “Aids, virus non più rilevabile dopo una terapia sperimentale” titola il Corriere della Sera, “Primo paziente al mondo a guarire dal virus dell’HIV” rilancia l’Huffington Post, tanto per fare degli esempi. Tra il 3 e il 4 ottobre fa il giro del Web la storia di un uomo sieropositivo di quarantaquattro anni prestatosi per una cura sperimentale in Inghilterra, su cui non vi sarebbe più traccia del virus.
L’esperienza ed il buonsenso, però, ci spingono a leggere questo genere di notizie con cautela, cercando di approfondire e di farsi spiegare i dettagli della storia da chi è più addentro alla materia, come hanno fatto i colleghi di Gay.it, fornendo un’informazione meno sensazionalistica e più dettagliata. Anche noi di FinestrAperta abbiamo preferito interpellare chi di questi temi la sa lunga, ovvero le due più importanti associazioni italiane dedicate alla lotta contro l’Aids, Lila e Anlaids, che però non hanno dato seguito alle nostre richieste di informazioni. Il fatto che due accreditate istituzioni non abbiano rilasciato dichiarazioni può essere interpretato come un segno di cautela rispetto ad una notizia incautamente esasperata dai media. E’ un ulteriore monito a non lasciarsi andare a facili entusiasmi.
Ma veniamo ai fatti. Il protagonista di questa storia è un assistente sociale inglese, sieropositivo, la cui identità è protetta dall’anonimato. Nell’organismo di quest’uomo, fino a poco tempo fa, era presente il virus dell’HIV ma, al termine di una cura sperimentale, il virus non è più rilevabile nel suo sangue. E’ lui stesso a dichiarare: “Sarebbe fantastico se fossi stato curato. Ho fatto gli esami del sangue due settimane fa e non c’è traccia del virus. Sarebbe un grande successo se dopo tanti anni di ricerca venisse trovata la cura per guarire da questa malattia” (Daily Telegraph). L’uomo fa parte di un gruppo di cinquanta pazienti selezionati per ricevere la terapia ed è il primo e unico ad aver ottenuto questo risultato.
La cura è il risultato di uno studio denominato “River” e messo a punto dalle università di Oxford, Cambridge, Imperial College, University College London e King’s College. Spiegato in modo semplice, consiste in una combinazione di terapie antiretrovirali standard, più un farmaco che stana il virus HIV nascosto, più un vaccino che induce il sistema immunitario a distruggere le cellule infette. Va detto che attualmente esistono cure per gestire la sieropositività, ma chi ne fa uso deve fare i conti con gli effetti collaterali e con la dipendenza dalle stesse, che devono essere assunte per tutta la vita, senza contare i costi che tutto ciò comporta. Se la terapia derivata dallo studio River avrà successo, ci saranno indubbi vantaggi sociali ed economici.
Adesso, soddisfatti per l’importante risultato ma sempre coi piedi per terra, non resta che aspettare. Aspettare di essere sicuri che l’HIV non si ripresenti nell’organismo dell’uomo inglese. Aspettare di vedere se il virus scomparirà anche dagli altri partecipanti allo studio. Aspettare che la comunità scientifica accerti che la cura non sia pericolosa per chi la assumerà. Aspettare di leggere la notizia che, davvero, l’Aids è stata sconfitta.
Articolo di Manuel Tartaglia