Marocco, il nome italiano, e i suoi corrispondenti nelle altre lingue europee traducono quello arabo di Maghreb. Il Marocco è dunque lo Stato maghrebino per eccellenza; e poiché Maghreb in arabo significa “Occidente” si tratta dell’occidente arabo per eccellenza.
Il Marocco somiglia in qualche modo alla Spagna, Paese che lo fronteggia, al di là del breve stretto di Gibilterra, con caratteri morfologici simili (tra l’Atlante e la Cordigliera Betica la continuità è evidente) e con il quale ha avuto frequenti e ricorrenti relazioni, anche conflittuali; e in certo senso ne è una sorta di immagine speculare. La Spagna è situata all’estremità sud-occidentale dell’Europa e il Marocco a quella nord-occidentale dell’Africa. Entrambi si trovano al termine occidentale del Mediterraneo e i loro promontori terminali verso nord formano le due mitiche colonne d’Ercole (o, se si preferisce, del corrispondente dio punico Melkart) a guardia della porta del grande mare interno. Entrambi hanno la caratteristica di affacciarsi sul Mediterraneo ma, al tempo stesso, anche sull’Atlantico. E se la Spagna, pur essendo innegabilmente partecipe della cultura europea cui ha tanto contribuito, ha vissuto per lunghi periodi voltando le spalle all’Europa, proiettata verso il nuovo mondo da essa colonizzata o ripiegata su se stessa, il Marocco, altrettanto innegabilmente partecipe della civiltà arabo-islamica, ha attraversato anch’esso periodi di isolamento dagli altri Paesi dell’Africa mediterranea, compresi quelli della sua stessa regione, il Maghreb.
L’isolamento e l’originalità del Marocco sono dovuti in parte alla sua posizione geografica, nell’estremo occidente arabo, ma anche e forse di più alle caratteristiche etniche peculiari della sua popolazione, che, rispetto a quella degli altri Paesi maghrebini, ha subito assai minori influenze esterne. Essa è stata solo superficialmente interessata dalla colonizzazione fenicia e poco di più da quella latina; e, soprattutto, è stata assai poco arabizzata, conservando un diffuso e prevalente fondo berbero.
Rispetto agli altri due Paesi maghrebini il Marocco può vantare una sua storia nazionale molto più ricca (testimoniata da significative vestigia architettoniche), una assai più lunga indipendenza di fatto e istituzioni politiche proprie, le quali hanno assicurato l’esistenza di un regno che dura tuttora. Non ha conosciuto il dominio ottomano ed è stato colonizzato solo nel 1912, sotto forma di protettorato, da una potenza europea, la Francia, dopo accordi di cessioni territoriali alla Spagna. Forse, proprio questa brevità della vicenda di sudditanza coloniale ha alleggerito i motivi di tensione tra il Marocco e le potenze europee e ha consentito al Paese maghrebino una più franca apertura ai mercati dei Paesi occidentali e, sia pure molto gradualmente, ai loro modelli socio-culturali: molto gradualmente, perché il Marocco è comunque fermamente deciso a non rinunciare in alcun modo alla sua identità di Stato islamico, alla solidarietà con gli altri Paesi maghrebini (e questo, nonostante non siano mancati gravi episodi di frizione con l’Algeria, soprattutto per motivi di politica territoriale) e addirittura con tutti i Paesi del continente africano, per i quali ha più volte sostenuto la necessità di processi unificanti.
Un Paese, insomma, che ha caratteri e problemi comuni agli altri Paesi della sua area, ma che al tempo stesso si è incamminato su una propria strada originale, anche per la diversità delle risorse sulle quali può contare, tra le quali spiccano in particolare i giacimenti di fosfati. La produzione di fosfati, già cospicua per i giacimenti esistenti all’interno dei confini marocchini riconosciuti in ambito internazionale, potrebbe accrescersi enormemente aggiungendovi quelli che ricadono nel Sahara Occidentale, territorio che corrisponde al Sahara ex spagnolo e che il Marocco ha di fatto annesso, ma che continua a battersi e ormai con fondate speranze di successo per la propria indipendenza. (Fonte: africaontheroad.it)
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