Il suo nome, letteralmente “Terra di Colón”, richiama il nome spagnolo dello scopritore dell’America. Attraversata dall’Equatore, si trova in pieno dominio intertropicale e territorialmente corrisponde alla sezione più settentrionale della regione andina; si affaccia verso l’oceano Pacifico a W e verso il Mar delle Antille a N, e da ciò derivano i suoi principali caratteri geografici. A E ingloba una vasta sezione territoriale che fa parte dei bacini amazzonico e dell’Orinoco. A S confini convenzionali lo separano dal Perú (convenzione del 1927) e dall’Ecuador . Il Paese si estende su gran parte del territorio già colonizzato dai chibcha, ma la dura occupazione spagnola cambiò radicalmente il modo di vivere della popolazione. La colonizzazione determinò anche quel profondo rimescolamento etnico che ha ridotto gli indios in minoranza nei confronti dei meticci e dei creoli. Famosa, al tempo della conquista spagnola, per la ricchezza degli indigeni, la Colombia è divenuta nota, negli ultimi decenni del Novecento, soprattutto per la turbolenza interna, per il succedersi di sanguinose guerre civili, per la produzione e il commercio internazionale di droga. La guerriglia ha avuto un ruolo importante a partire dagli anni Quaranta del Novecento; poi, negli anni Sessanta, il movimento si è ulteriormente frammentato per rappresentare i diversi programmi del marxismo.
Lo Stato – Indipendente dal 1819, il Paese ha fatto parte della Federazione della Grande Colombia fino al 1830, assumendo l’attuale struttura e denominazione nel 1886. In base alla Costituzione del 1991, la Colombia è una Repubblica presidenziale. Il capo dello Stato è eletto a suffragio universale, dura in carica 4 anni ed è rieleggibile, secondo la riforma al testo fondamentale del 2004, per un secondo mandato. Come capo del Governo, guida l’esecutivo composto da ministri da lui stesso nominati. L’attività legislativa è svolta dal Congresso che si compone della Camera dei Rappresentanti e del Senato, entrambi eletti ogni 4 anni a suffragio universale. Il sistema giudiziario in uso è basato sul diritto spagnolo, affiancato tra il 2004 e il 2008 da un nuovo Codice di Procedura Penale, modellato su quello statunitense. Il Paese non recepisce le emanazioni internazionali. La giustizia è amministrata, al suo massimo grado, dalla Corte Suprema; altri organi presenti sono il Consiglio di Stato, la Corte Costituzionale e il Consiglio Superiore della Magistratura. A livello municipale, provinciale e distrettuale operano inoltre tribunali minori. Il sistema di difesa dello Stato prevede il ricorso alle tre forze tradizionali: esercito, aviazione, marina, cui si aggiunge una Guardia Costiera. Il servizio militare, della durata di 18 mesi per la leva obbligatoria, può essere effettuato anche su base volontaria. L’età minima prevista in entrambi i casi è di 18 anni. L’istruzione è gratuita e obbligatoria per tutto il ciclo della scuola primaria, che dura cinque anni e ha inizio a 6 anni d’età. L’istruzione secondaria dura sei anni ed è divisa in due corsi, rispettivamente della durata di quattro e due anni, dopo il quale è possibile accedere all’università. L’istruzione superiore è impartita in università pubbliche e private; fra quelle pubbliche, le più importanti sono le università di Antioquia (Medellín, 1803), di Colombia (Bogotá, 1867), dell’Atlantico (Barranquilla, 1941), del Valle (Cali, 1945), di Santander (1947). Fra quelle private vi sono l’Università Pontificia Boliviana (Medellín, 1936) e l’Università Pontificia Javeriana (Bogotá, 1937). La lotta all’alfabetizzazione, condotta in modo capillare a partire dalla riforma costituzionale del 1945, ha portato alla progressiva riduzione dell’analfabetismo, in netta diminuzione nel corso degli ultimi anni del XX secolo (7,3% nel 2007).
La popolazione – All’epoca della conquista spagnola nel territorio della Colombia viveva una popolazione india superiore al milione di individui. Gran parte di essi erano rappresentati dai chibcha, una popolo assai evoluto, organizzato in città-Stato economicamente fiorenti, il cui influsso culturale si estendeva fino al Panamá e al Venezuela. Costoro avevano sviluppato un’agricoltura tecnicamente progredita nelle valli del Cauca e del Magdalena e negli altopiani andini (altopiani di Cundinamarca, di Nariño, ecc.). Gli spagnoli fondarono i loro primi centri sulla costa caribica; successivamente si spinsero nelle tierras templadas, risalendo il corso dei due fiumi principali. Cercavano l’oro e l’argento che trovarono soprattutto nella zona di Medellín, dove vivono i discendenti dei primi colonizzatori stabilitisi nell’interno. La prima fase della conquista fu di sterminio e sfruttamento delle popolazioni indigene. Molto più tardi, negli stessi accoglienti altopiani andini, gli spagnoli avviarono attività di piantagione, valendosi, come per lo sfruttamento minerario, della manodopera india, abbondante nelle medesime zone. In funzione di questi originari interessi sorsero e si svilupparono quelle città che sono poi andate a rappresentare i centri focali dell’organizzazione territoriale colombiana: Medellín, Manizales, Cali, Bogotá, Armenia, Ibagué, ecc. Esse erano raggiungibili, attraverso le valli di penetrazione del Cauca e del Magdalena, dalla costa e principalmente da Cartagena, la più antica città spagnola in Colombia e rimasta fino al sec. XIX il principale sbocco marittimo del Paese. Gli sviluppi demografici furono però modestissimi: anzi, come conseguenza del calo della popolazione india verificatosi nei primi due secoli di colonizzazione (anche in seguito alle malattie, all’alcolismo e agli effetti del lavoro coatto) e non compensato dallo scarso afflusso di spagnoli, alla fine del sec. XVII la popolazione non superava le 800.000 unità. In seguito il potenziamento delle attività di piantagione fu all’origine dell’introduzione di schiavi neri provenienti dalle Antille nelle zone costiere; l’immigrazione europea fu invece sempre limitata. Tuttavia, le migliorate condizioni di vita determinarono già nel corso del sec. XIX un rilevante incremento demografico: nel 1850 la popolazione era di 2,2 milioni di ab., cresciuti poi in modo rapidissimo durante il XX secolo, nonostante negli anni Settanta si fosse abbassato il tasso di natalità grazie all’introduzione di programmi di pianificazione familiare: i 4,1 milioni del 1905 diventavano 11,5 milioni nel 1950, 30 milioni nel 1988, oltre 41 milioni secondo una stima del 1999, per arrivare a oltre 42 milioni nel 2005. La Colombia conserva un coefficiente di accrescimento demografico tra i più elevati del mondo, grazie al sostenuto tasso di natalità e al continuo calo del tasso di mortalità; nel 2000-2005 il ritmo di accrescimento è rallentato, con una flessione della natalità e un ulteriore abbassamento della mortalità. Dalla seconda metà degli anni Settanta il saldo migratorio è negativo, a causa di una migrazione verso gli USA e le zone petrolifere del Venezuela. I dati sulla composizione etnica del Paese sono discordi, fatta eccezione per quello sulla minoranza bianca, valutata intorno al 20%. I mescolamenti razziali sono elevatissimi e meticci e mulatti rappresentano la stragrande maggioranza della popolazione: rispettivamente vengono indicati intorno al 47% i primi e al 20% i secondi; seguono minoranze nere (6%), amerindie (1%) e, infine, gli zambos (3%), incroci tra neri e indios. I sopravvissuti gruppi di amerindi vivono insediati nella penisola della Guajira e nelle foreste amazzoniche e dell’Orinoco: i primi parlano la lingua chibcha, mentre quelli delle foreste idiomi amazzonici e caribici. Sulle coste gli indios non assimilati alla cultura bianca sono sempre meno numerosi. La difficoltà di censire i gruppi primitivi nelle regioni di più difficile accesso spiega le approssimazioni statistiche, che si ritrovano anche nella valutazione delle componenti meticce e mulatte. In passato, all’origine etnica corrispondeva spesso una determinata posizione sociale: i bianchi (creoli) erano un’élite con funzioni di comando; di meticci si componeva la classe artigianale, di medio livello economico; mentre gli amerindi e gli africani costituivano il gradino più basso nella gerarchia sociale. Anche se una simile classificazione non è più valida, ne sopravvivono ancora molti elementi: così i bianchi risiedono in maggioranza nelle città; la gran parte dei meticci vive nelle periferie cittadine, nelle campagne e nelle zone montuose, mentre i mulatti e i neri predominano nelle fasce costiere e nelle aree di coltivazione della canna da zucchero. A causa della guerra civile in atto nel Paese da più di 40 anni, si contano a migliaia le vittime e i rifugiati civili. Secondo la Corte Costituzionale colombiana, nel 2007 erano 3 milioni gli sfollati interni in Colombia; di questi, circa 50.000 sono rifugiati in Paesi vicini. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) ha espresso, inoltre, una crescente preoccupazione per la situazione umanitaria delle comunità indigene della Colombia, costrette a fuggire a causa dei conflitti in corso; secondo un rapporto del 2008, 18 dei gruppi indigeni più piccoli rischiano infatti di estinguersi. (Fonte: Sapere.it)
Andrea Desideri, Giuseppe Franchina ed Enrichetta Alimena vi porteranno alla scoperta della Colombia con la testimonianza di un ospite in collegamento telefonico. Non perdetevi, quindi, la diretta streaming di martedì a partire dalle 15.30. Collegatevi sul nostro sito www.finestraperta.it oppure scaricate la nostra applicazione ufficiale, per ascoltarci dallo smartphone!
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