Dopo vent’anni di fallimentare occupazione dell’Afghanistan, l’esercito americano lascia la terra mediorientale ai suoi problemi. I talebani riconquistano il potere, con buona pace dei diritti umani in un paese già gravemente provato. Che ne sarà, adesso, dei più svantaggiati tra gli afgani, come le donne e le persone con disabilità?
L’Afghanistan ha una delle più grandi popolazioni pro-capite di persone con disabilità nel mondo. Almeno una famiglia afgana su cinque include un adulto o un bambino con una grave disabilità fisica, sensoriale, intellettuale o psicosociale. Oltre quarant’anni di guerra hanno lasciato più di un milione di afgani con arti amputati e altre disabilità motorie, visive o uditive. Molti afgani hanno disabilità psicosociali (condizioni di salute mentale) come depressione, ansia e stress post-traumatico, che sono spesso il risultato diretto del conflitto prolungato. Altri afgani hanno disabilità preesistenti non direttamente legate al conflitto, come quelle causate dalla poliomielite ed altre patologie.
Le persone con disabilità rischiano moltissimo nel nuovo Afghanistan, perché, secondo i talebani, sono espressione di punizioni inferte da Dio ai loro genitori per i peccati commessi. A lanciare l’allarme è l’attivista afghana non vedente Benafsha Yaqoobi, esponente della Commissione indipendente per i diritti umani dell’Afghanistan (Aihrc), evacuata in Gran Bretagna. Tramite il giornale The Guardian, Yaqoobi lancia un appello “al Regno Unito e all’Unione europea. Per favore, create un visto speciale per le donne e le persone con disabilità le cui vite sono in pericolo”. L’attivista spiega, infatti, che in Afghanistan “ci sono milioni di persone con disabilità che non hanno alcun sostegno, sono senza cibo, senza vestiti, senza istruzione, senza diritti umani fondamentali. Dobbiamo far sentire la loro voce”.
Dopo aver trascorso dieci giorni di quarantena in un hotel di Londra, Yaqoobi ha detto di voler contattare l’attivista pakistana Malala Yousafzai per valutare come poter lavorare insieme per aiutare chi soffre sotto il governo talebano. “Ho paura che la difficile situazione del popolo afgano ad un certo punto non sarà più una notizia. Le persone con disabilità e le donne hanno bisogno di aiuto, le persone moriranno”.
Yaqoobi e suo marito Mahdi Salami, entrambi ciechi, sono stati guidati all’aeroporto di Kabul da un assistente che ora si nasconde nel paese. Al Guardian ha raccontato di essere stata picchiata insieme al marito, spruzzati con spray al peperoncino durante i loro tre tentativi di fuga e di aver temuto la morte del coniuge e dell’assistente quando ha sentito spari. “Per me che sono una disabile visiva è stato davvero traumatico. Quando sparavano, sparavano in aria, ma io non capivo – ha spiegato -, ho pianto troppo. Non riuscivo a controllarmi, ho urlato”. Se non fosse fuggita dal paese, in quanto donna in posizione di rilievo, Yaqoobi non ha dubbi su quale sarebbe stato il suo destino. “Ero molto spaventata perché ero famosa. Mi sono coperta la faccia con occhiali da sole e mascherina, e sono uscita di casa per vedere se mi avrebbero riconosciuta. Quando ho preso un taxi, l’autista ha detto che mi conosceva e che mi aveva visto in TV la scorsa settimana”, ha raccontato. Membro dell’Aihrc dal 2019, insieme al marito ha fondato l’Organizzazione Rahyab per fornire istruzione e formazione riabilitativa agli afgani ciechi.
(Giuseppe Franchina)