Comprare casa, al giorno d’oggi, è un lusso. Ancor di più per le persone con disabilità. Ad impedirlo, prima ancora delle risorse economiche, gli immobiliaristi che sarebbero restii a mettere un affitto in mano a chi vive la vita da una prospettiva diversa
Era un sogno, pur essendo una solida realtà, molto prima che la vendesse Roberto Carlino. Casa: obiettivo, bene primario ed essenziale per chiunque, che sancisce il passaggio definitivo all’età adulta. Alle responsabilità. Il mutuo cambia inesorabilmente ogni prospettiva di vita. È capitato a molti, potrebbe succedere anche ad Annetta79 – nickname di fantasia – che all’età di quasi quarant’anni ha deciso di andare a convivere con il suo uomo. Il compagno, quasi marito, ha una disabilità, dunque la ricerca delle abitazioni dovrà essere – per forza di cose – maggiormente accurata. Di solito, acquistare casa è un grande passo e, al cospetto di una patologia invalidante, va fatto con “le ruote per terra”: ci sono degli aspetti legati all’accessibilità dai quali non si può prescindere. Ovviamente, i coniugi, dopo aver girato in lungo e in largo il proprio comune di residenza, s’imbattono in un’abitazione che sembra fare al caso loro: “Una casa molto carina e soprattutto accessibile; specialmente l’androne di casa, ascensore etc… chiaro che dovevamo apportare delle piccole modifiche, ma non c’erano problemi”.
Dunque, Annetta79, dopo aver fantasticato insieme al suo compagno sul colore delle mattonelle e la ritinteggiatura dei muri per la camera di un ipotetico bambino, chiama decisa l’agente immobiliare per fissare un appuntamento e capire se quella casa poteva divenire una realtà – il primo tassello di una nuova famiglia nascente – o doveva restare un sogno, chiuso a doppia mandata in un cassetto. Dapprima l’entusiasmo, poi lo sconforto, nelle sue parole e, soprattutto, in quelle del consulente di vendita: “Ci andiamo subito entusiasti e con l’intenzione di prenderla quella casa piccola, carina, adatta alle esigenze del mio compagno. Anzi, ci sembrava quasi un miracolo averla trovata, ma il responsabile inizia a essere titubante; insomma ci ha fatto capire che non l’avrebbe affittata a noi perché aveva anche una mezza parola con altre persone, cosa non vera dato che aspettava la nostra di risposta, e poi se n’è uscito tirando una serie dopo l’altra di cavolate. Io sono rimasta da schifo, mi sono sentita umiliata, presa in giro. Forse pensava che non fossimo in grado di pagare l’affitto, quando in realtà sia io che il mio compagno lavoriamo, oppure perché la casa ad un disabile non la si affitta e basta!”.
Queste dichiarazioni hanno chiuso una porta (di casa) ma aperto un portale: su Google, infatti, abbiamo notato che la storia di Annetta, purtroppo, non è un caso isolato. Sette agenti immobiliari su dieci negano l’affitto di casa a persone con disabilità, lo afferma Superando.it con un’inchiesta sul tema. Le persone con disabilità nascono in casa, vivono (quasi) sempre in casa e dovranno morire dentro casa. Sempre la stessa e non la loro. I motivi potrebbero essere molteplici ma, dopo aver scandagliato il Web, ecco quelli più rilevanti: la possibilità concreta di modifiche strutturali e architettoniche all’appartamento (per adibirlo secondo le esigenze e la patologia), che fa scappare gli affittuari in men che non si dica, e la regola non scritta secondo cui una persona con disabilità non si può sfrattare. Questa presunta certezza non allontana possibili affittuari, li scoraggia proprio.
Dunque, con l’aiuto di Disabili.com, cerchiamo di far chiarezza: “Non è prevista una deroga particolare per il soggetto con disabilità (in giurisprudenza c’è poco, in quanto esistono soltanto ordinanze di sospensioni che riguardano un insieme di condizioni, tra cui la disabilità) ma ci sono alcune cose da sapere al riguardo, che tutelano questa categoria di inquilini”. L’avvocato Roberto Colicchia ha poi precisato nel dettaglio: “In linea generale l’inquilino – qualunque inquilino - può opporsi alla procedura esecutiva, come una richiesta giudiziale di sfratto, chiedendo al Giudice Istruttore una proroga, se in possesso dei requisiti previsti ai sensi dell’art. 6 della legge 431 del 1998, e della LEGGE 8 febbraio 2007, n. 9 “Interventi per la riduzione del disagio abitativo per particolari categorie sociali” (ultra 65enni, basso reddito, ecc.). Tra i requisiti presi in considerazione nelle molteplici cause giudiziali relativamente alle procedure esecutive di sfratto vi è la condizione oggettiva di un soggetto residente con disabilità. Sarà però sempre il Giudice a stabilire se accogliere o meno la richiesta”.
Per quanto riguarda le persone con disabilità, Il Governo italiano ha posto attenzione al problema in misura decisa soltanto ed esclusivamente sino al Decreto Milleproroghe 2011, in cui si disponevano interventi a favore delle categorie disagiate, relativamente alle richieste di sfratto, sino al 30 giugno 2012. Da tale data sono seguite soltanto proroghe temporanee (si veda Decreto Milleproroghe 2015), senza disposizioni certe, valutando esclusivamente in primis il bilancio statale gravante sulle misure economiche.
Dunque, ad oggi, si vive nell’incertezza legislativa prima ancora che immobiliare: “I provvedimenti legislativi che si sono seguiti nel tempo hanno determinato una nota di difesa e sostegno (anche se in presenza di altri requisiti) ai soggetti con disabilità, facendo credere che si potesse arrivare ad una norma certa e trasparente sul tema degli sfratti. In tal senso, è opportuno ribadire come il creditore, a seguito di tali provvedimenti, non poteva avanzare la richiesta di sfratto al soggetto disabile, sempre in presenza di dette condizioni (in via stragiudiziale a seguito di rilascio immobile, il soggetto disabile dovrebbe attestare la malattia, con stato di famiglia e reddito). Ulteriormente, si sottolinea, come certamente la condizione reddituale diventa essenziale nei procedimenti esecutivi, in quanto costituisce risorsa secondaria e affidabile per poter sostenere le difficoltà allo “sfrattato”. Soprattutto in presenza di morosità o finita locazione, diventa una difesa importante tale da poter rinviare la decisione giudiziale di parecchi mesi”.
In questi anni si è sempre sottovalutato il problema, o meglio: l’esigenza, di una fetta di persone con disabilità che vogliono coltivare la propria autonomia. La legge tutela i giovani con disabilità (parzialmente) grazie alla messa in atto di progetti o soggiorni (estivi ed invernali) dedicati all’acquisizione di maggiore indipendenza. Tuttavia, sta trascurando da parecchio chi, pur avendo una disabilità, autonomo già lo è. O vorrebbe esserlo, ma viene ostacolato dalla diffidenza prima ancora della burocrazia. Parziale, così come la fiducia che offre la comunità e la giurisprudenza a chi, pur avendo ottime referenze, parte svantaggiato per inadempienze altrui. Si pensa spesso che una persona con disabilità non possa (o non debba) essere cacciata, ma molto spesso la stessa persona non viene neanche messa in condizione di pagare un affitto immobiliare soltanto perché rappresentante di una categoria sociale piuttosto che un’altra.
Articolo di Andrea Desideri